Estate 2038: viaggio nella Val del Lagorai tra treni super veloci, scivoli, pagode e ologrammi di orsi e marmotte
Rapito dalla Montagna anni fa, pratica escursionismo, percorre vie ferrate e frequenta qualche falesia e palestra di roccia.
Estate 2038. Lagoray Railway.
E’ appena passato Ferragosto e dopo la consueta invasione di migliaia turisti che hanno festeggiato e pacificamente invaso La Val Lagorai con il suo magnifico Lago, decido di andare a vedere con i miei occhi nostalgici come siano cambiati quei luoghi a 20 anni di distanza, anche per lo spirito polemico che mi ha sempre caratterizzato fin dai tempi della battaglia per dire NO alla valorizzazione del Lagorai e del suo percorso in quota (la Translagorai, per l’appunto). All’epoca, nel 2018, ero un giovanotto: avevo solo 57 anni, ma proprio in quei giorni una ricerca aveva stabilito che l’età in cui considerarsi anziani poteva tranquillamente stabilirsi ai 75. Da quel momento in poi chi veleggiava attorno ai 60 poteva definirsi ancora “giovanotto” con prestazioni atletiche e mentali di un quarantenne degli anni ’80 del secolo scorso.
La medicina e il miglioramento delle condizioni di vita, già 20 anni fa, avevano spinto orde di sessantenni a comperare e-bike, kit da ferrata, sci da free rider, nuts, fiends, corde e discensori, come delle furie, per dimostrare a sé stessi e agli altri a suon di selfie (si diceva così quando si utilizzavano quei curiosi dispositivi materiali di primitiva tecnologia detti “smartphone” per farsi delle foto) che la linfa vitale nei propri muscoli era ben viva e abbondante. Oggi ho 77 anni. La soglia della vecchiaia è stata portata a 80 anni. Non sono quindi un anziano e posso farmi ancora 1200/1600 metri dislivello al giorno come tanti anni fa, dicono gli esperti). Ho la mia assicurazione, il mio docphone incorporato sottopelle, e il mio “personal drone” che mi segue come un angelo custode. Tutta roba obbligatoria.
Non ho più il tesserino Sat da quando questa, 15 anni fa, è diventata una società per azioni privata, incaricata direttamente dalla Macroregione Veneto (che comprende Trentino, Veneto e Friuli) per cercare nuove strategie di marketing per attirare nelle nostre valli ricchissimi turisti yemeniti e laotiani. Laos e Yemen sono ormai da qualche anno le Grandi Potenze che hanno sostituito Usa e Russia. Per inciso, Alto Adige e Venezia Giulia sono ormai due stati indipendenti dopo il Grande Tracollo avvenuto in Italia a cavallo del 2025/26.
Prenoto quindi il mio posto sul Treno ad Alta Velocità “Lagoray Railway” che mi porta velocemente (10 minuti) a Cavalese City. A bordo, 2 hostess molto carine e gentili mi chiedono in lingua locale (il fiemmisch) lingua ufficiale del Land Goldfiemm), se voglio vivere l’esperienza della via ferrata Bombasel Vertigo sul CermisSkyline a soli 54 euro (escluso impianti di risalita), con scala elicoidale a getti di vapore fresco e aperitivo finale sulla vetta dove, volendo, potrei prendere il sole sul solarium “In the void” in cristallo trasparente, con cocktail “Malibù” e palme sonore con i successi dell’estate.
Rifiuto cortesemente e mi viene una fitta allo stomaco. Forse sarà il tea freddo che mi hanno servito oppure un rigurgito di memoria che lo Xanax, prescritto ormai dal 2024 , non mi ha ancora cancellato. Siamo alla partenza dell’impianto funiviario e prima di salire sulla cabina disegnata dalla “Eredi Giugiaro Inc.” passa un’ora per la solita trafila antiterrorismo: dichiarazione, autocertificazione, scannerizzazione viso e mani, tesserino del partito “Difesa tricolore” al quale mi hanno obbligato a iscrivermi se vorrò percepire la pensione “quota 170” (100 anni con 70 di lavoro) e infine si parte.
Sento il ronzio dolce del motore elettrico, musichetta ambient retrò degli anni ’20 (2020) e dopo 1 minuto e 15 secondi sono in vetta al Cermis. A soli 85 euro (biglietto A/R) mi trovo oltre i 2000m ma il bello non è l’altezza (che da sola non dà ormai nessuna emozione di questi tempi): nella galleria di uscita, posso ammirare ologrammi di marmotte (scomparse da 10 anni) e camosci, (ne hanno avvistati solo 6 esemplari l’anno scorso verso il “Grand Hotel Conseria” alla fine della Val Campelle). Addirittura rivedo l’orso dopo una fugace apparizione, 20 anni fa, nell’area del “Brenta Paradise” e fatto sterminare a partire dal 2019 durante l’era Fugatti (mi sembra una vita fa, quando sembrava ancora possibile protestare).
Ed eccoci al cospetto del “Mega Resort Cermis 45.0”. 8 sale da feste e apericene, specialità caraibiche e sudafricane, personale internazionale, chiesa, mosche, sinagoga e dojo zen per non far torto a nessuno (ma per la moschea gli yemeniti hanno dovuto battagliare un po’), Luxury Spa con 16 tipi di sauna, piscina olimpionica e soprattutto 458 camere suddivise su 7 piani. Il tutto progettato dal famoso Archistar nepalese Araniko (forse un discendente diretto del primo architetto nepalese del XII sec.) che, in onore dell’illustre avo, ha disegnato la più grande pagoda del Mondo.
Inforco per soli 95 euro al giorno una fantastica e-bike superamortizzata, con freno motore potentissimo e che corre su un binario di acciaio che mi porterà diritto al “Casinò Malga Lagorai,” sulle sponde dell’omonimo laghetto. E’ appena finito il campionato nazionale di “Jumpin’ in the water” sul lago, e quindi non ho problemi a trovare posto in una delle 97 camere della Malga. Ci sono ancora sdraio e decine di pedalò attorno alle rive. Un paio di ragazzine in costume da bagno scendono nelle gelide acque utilizzando il lungo scivolo in acciaio inox, mentre un altro ragazzo attraversa in alto l’intero sedime dal lago appeso a testa in giù alla fune del “Pure adrenaline high rope”. Stanno smontando le enormi casse acustiche SuperBose in grado di emettere dei bassi con una potenza simile a quello storico tornado che alla fine dell’ottobre del 2018 da queste parti aveva causato un disastro ambientale in termine di deforestazione mai successo prima.
Niente di ché se pensiamo al diluvio della scorsa estate quando l’Avisio River è tracimato oltre la diga di Valda causando la distruzione completa della Val di Cembra con migliaia di vittime. “Questo è il progresso , ragazzo!” è stato il nome della campagna per fare una diga più alta di 200 metri che ha causato la scomparsa di Molina di Fiemme e trasformato Cavalese in un paese tipicamente lacustre.
Vado a dormire: prendo il mio Xanax e cerco di dormire. Mi giro e mi rigiro nel letto con materasso ad acqua. No, non è la discoteca 3 piani sotto la mia camera al piano terra; non sono nemmeno le elettrovetture dei giovinastri discotecari con i loro fari laser che tagliano la notte fino a 6 km di distanza e che dopo le 2 arrivano dalla strada a 3 corsie (2 per la salita: una per veicoli lenti e camion e l’altra per chi ha fretta e una sola per la discesa perché il comitato “no alla quarta corsia in Val Lagorai” si è opposto 10 anni fa). Una comoda strada che sale da Tesero Bay, dove finisce il lago artificiale. E’ che non mi ricordo che ci faccio qui: volevo camminare, rivedere i luoghi della mia giovinezza (di quando avevo appena 50 anni), volevo addirittura sudare (lo so, è peccato dirlo e ancor di più farlo, ma sono un vecchio ribelle), volevo sentire il cuore battere al ritmo del respiro, sentire i passi lenti sugli aghi di pino e poi sui sassi (non sul ghiaietto bianco stile cimitero con cui oggi ricoprono i percorsi ufficiali e autorizzati Sat S.p.A).
Volevo ritrovare le tracce degli antichi sentieri della Grande Guerra, arrivare su una delle cime di quello che era il mio angolo di paradiso in terra, di quando eravamo più giovani e lottavamo perché tutta questa catena selvaggia rimanesse tale. Come una riserva indiana. Ma come nella riserva indiana, i nativi sono piano piano impazziti o, come me, si fanno di Xanax per non vedere l’orrore che avanzava. Solo che la riserva non c’è mai stata e la Società “Gran Luna Park Cermis”, con il finanziamento della Macroregione Veneto, dell’Europa Planet, e della “China Laser Ltd.” (fornitrice della piattaforma virtuale 12G), hanno creato l’Orrore. Mi svuoto il tubetto di Xanax nello stomaco pieno di aragosta ai funghi (io avrei voluto un orzetto alla trentina, ma la cameriera dello Iowa non sapeva di che stessi parlando): meglio ottenebrarsi e volare nell’iperspazio. Domani si cammina per le Vie del Cielo.
P.S : Questo breve racconto è frutto di fantasia e ipotizza uno scenario solo da me immaginato. Ogni riferimento a fatti realmente accaduti e/o a persone e società realmente esistenti è da ritenersi puramente casuale.
La foto con la Pagoda ritrae il Grand Palece Hotel Taiwan, mentre la foto con salti e scivoli in uno specchio d’acqua artificiale ritrae l’Area47 in Tirolo, dove almeno hanno avuto l’accortezza di costruire un parco acquatico a fondovalle e vicino ad autostrada e ferrovia, senza deturpare l’ambiente in quota.
Infine l’ultima foto è dell’amico Alessandro Ghezzer e ritrae com’è ancora oggi (2018) il vero Lago Lagorai, con la sua Malga che tutti vorremmo mantenere come Malga per pastori e non come ristorante e rifugio.