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Un parallelo ingannevole tra la faccia acrobatica di Mr Bean e quella di tolla di Renzi. Dalla simpatia pura all'antipatia a quintalate

Se è così meglio fare il verso a Renzi manipolando – ma poi nemmeno tanto – i versi di alcune canzoni tra le più amate e tra le più istruttive. Mi scuseranno De Andrè, Guccini, Battiato, Dalla, Fossati e i molti altri che avrei potuto saccheggiare con crescendo di amore. Saccheggio loro per un’anti dedica a Renzi e a tristi replicanti renziani
DAL BLOG
Di Carmine Ragozzino - 04 febbraio 2021

Giornalista, ha lavorato per Alto Adige, Gazzettino e Trentino

Tra la faccia acrobatica di Mr Bean e la faccia di tolla di Matteo Renzi il parallelo è ingannevole. Dal punto di vista estetico ci si può confondere se è vero che i tratti del viso e le relative smorfie sono spesso le stesse. Ma il prete improbabile di “Quattro matrimoni e un funerale” fu simpatia allo stato puro in quel suo impaccio irresistibile. Per il becchino toscano, per il proprietario del marchio di Italia Morta, è antipatia a quintalate. Di volto e di parola.

 

Qualcuno cerca qui una qualche serietà di commento verso lo psycokiller di Rignano? Si rivolga altrove. A me mancano le competenze cliniche che servirebbero ad individuare e descrivere le patologie degenerative della megalomania. Duque mi astengo dalla serietà. Sbaglierò, ma sono convinto che approcciarsi a Renzi con in mano il manuale della politica – compresi i capitoli sulla “peggio politica” – sia una fatica inutile oltre che fuorviante. Chissà, se in mano avessi invece un manuale di psichiatria – compresi i capitoli sulla “peggior psichiatria” – forse ne verrei a capo.

 

In realtà di Renzi e delle sue chances di guarigione a me non frega più di tanto. Il mondo è purtroppo affollato di irrecuperabili. Tuttavia bisogna comunque aver fiducia nella scienza. Se in meno di un anno s’è trovato il vaccino anti Covid può essere che prima o poi si troverà anche quel vaccino anti Renzi che mette paura a Salvini. Se Renzi non dovesse fare più danni, l’altro Matteo non avrebbe più la sponda del gemello diverso e per consolarsi e resuscitare. Tornerebbe a sprofondare nel Mojito.

 

Nell’attesa di un vaccino, c’è solo da prevenire il contagio della presunzione. Distaccarsi cioè da quel “Me ne frego” alla toscana che incombe di nuovo, molti decenni dopo il Fascio. È necessario, urgente, tracciare i positivi al renzismo (ne abbiamo anche in Trentino), e capire se almeno per loro è possibile una ricostruzione neuronale che li riporti a riconquistare un “pensiero proprio” piuttosto che esibirsi nella maldestra, ridicola e imbarazzante predicazione del vangelo secondo il primo Matteo. Uguale e non contrario al secondo.

 

Nei dogmi del vangelo del “tanto peggio per voi, italiani, tanto meglio per me” gli opposti (teorici) si attraggono. È fatale – per l’Italia – l’indistinto caratteriale e morale tra Renzi e Salvini, con il primo che dice di voler “impedire” l’ingresso al secondo nel mentre gli spalanca ogni porta.

Ci risiamo. La penna rischia di deviare dal distacco disperato all’inutile attacco senza alcuna speranza di successo. Se è così – e purtroppo è così – meglio chiedere aiuto a chi riesce a ridurre un tomo in un verso.

 

Se è così meglio fare il verso a Renzi manipolando – ma poi nemmeno tanto – i versi di alcune canzoni tra le più amate e tra le più istruttive. Mi scuseranno De Andrè, Guccini, Battiato, Dalla, Fossati e i molti altri che avrei potuto saccheggiare con crescendo di amore. Saccheggio loro per un’anti dedica a Renzi e a tristi replicanti renziani. Saccheggio righe di genialità cantautorale per non cedere all’ineleganza dell’insulto, per frenare l’istinto al turpiloquio che legittimamente Il Dolomiti mi censurerebbe. Vedete voi se è una scemenza. Io mi diverto anche se nelleRenziadicui siamo da anni costretti non c’è alcun divertimento e di campioni non se ne trovano nemmeno al microscopio.

 

E allora eccoci a modificare Faber, implorandolo di non maledirmi da un al di là che per me resta sempre al di qua. “Lo chiamavano bocca di Renzi, metteva il suo ego, metteva il suo ego. Lo chiamavano bocca di Renzi metteva il suo ego sopra ogni cosa”.

 

Ma non basta. Se c’è da pescare nel torbido, viene a fagiolo “Il Pescatore”: “All’ombra dell’ultimo Conte s’ara acquattato un mestatore. E aveva in ghigno lungo il viso come una specie di sorriso”. Da De Andrè a Guccini il passo non è breve per formazione e metrica. Ma è un passo magico, da fare e da rifare. Guccini e Madame Bovary, Guccini e Renzi. “Ma che cosa c'e' in fondo a quest'oggi. Di zero festa e di tanto male, di partiti che passano sfilacciati come garze stese contro il secco cielo autunnale. Di speranza che si frantuma in un fiato, tra sofferenza e senza capire”.

 

Guccini, poi, e la poesia che resta tale anche quando è Avvelenata come il probabile umore di Conte: “Ma s'io avessi previsto tutto questo, dati causa e pretesto, le attuali conclusioni. Credete che per questi quattro scemi, questa gloria da stronzi, avrei fatto il governo? Va beh, lo ammetto che mi son sbagliato e accetto il "crucifige" e Renzi sia”.

 

Eh sì, la musica. Eh sì, certa politica sempre più colitica, (per dirla come Gaber). Una politica da Bandiera Bianca, da un Battiato che il tempo non fa battuto: “Mentre tutti intorno fanno rumore. In quest'epoca di pazzi ci mancavano gli idioti dell'orrore. Ho sentito degli starnazzi in Parlamento. Quante stupide galline che si azzuffano per niente. Minima immoralia, Minima immoralia”.

 

Basta? Se non vi basta rinverditevi questa Monotonia e applicatela a Renzi nei suoi rapporti non con Conte ma con tutti: “Stare insieme a te fu il delirio di una storia della nostra estrema diversità. Ti sopportai ossessivamente per distruggermi”. Anche da Battiato a Dalla di strada ne corre. Ma è una bella strada: a percorrerla non ci si stanca. Quella di Dalla è una strada più ironica, ma non meno lastricata di amarezza. Altro che Liberi: “Liberi ma completamente. Liberi finalmente. Liberi non è vero un accidente. Non siamo liberi per niente. C’è sempre un Renzi che ci sente. Che ci compra che ci vende”.

E rileggendo Dalla ci si chiede, naturalmente e disagiatamente, Quale Allegria (nella politica e non solo lì). “Con allegria, far finta che in fondo in tutto il mondo c'è gente con gli stessi tuoi problemi e poi fondare un partito personale per pazzi scatenati e un poco scemi”.

 

Poteva mancare Vasco, l’anticomiziante per eccellenza? No, non poteva. E infatti c’è. Con un matra che sembra scritto apposta per il signor Disfattutto. Vasco non ci gira intorno (per quello verrà più avanti Fossati con la sua musica). Vasco si limita ad una diagnosi più che azzeccata: Deviazioni. Eccola: “Quante deviazioni hai, Quante deviazioni hai? Quante deviazioni hai? Quante deviazioni hai, quante deviazioni hai. Quante, dai non dirmi che non ce l’hai”. Il dottor Rossi va anche oltre, fa lo psicanalista di Renzi: “Ho guardato dentro una bugia, e ho capito che è una malattia, che alla fine non si può guarire mai. Ho cercato di convincermi...che tu non ce l'hai”.

 

Vasco resta così, Senza Parole. Come noi. Le parole, sante, le trova invece Fossati. Che va oltre Renzi per provare ad orientarsi dentro il labirinto del nulla che ad una curva ti fa incontrare Meloni, in un'altra Berlusconi e Zinga, in un’altra ancora Di Maio o Di Battista e in un altro Salvini. E così via, perdendosi nella sempre più vana ricerca se non della Democrazia almeno di un briciolo di serietà. “Con santa pazienza, Ho dovuto aspettare. Con quanta buona fede sono stato ad ascoltare. Cara, cara democrazia, sono stato al tuo gioco anche quando il gioco si era fatto pesante. Così mi sento tradito. O sono stato ingannato”. Io la chiudo qui. Se volete andate avanti voi. Anzi no. C’è ancora “La canzone del drago”, (per la cronaca, Draghi) che forse presto non sarà più un testo per bambini. La canzone sul drago, (Draghi) dice così: “Se volete ora velo insegno, e vedremo chi di voi n’è degno”.

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