Se Ianeselli ''sarà Franco'' (tra proposte, squadra, alleanze) e al “mi servite per vincere'' aggiungerà ''ma mi servirete molto di più dopo”, potremmo vederne delle belle
Giornalista, ha lavorato per Alto Adige, Gazzettino e Trentino
Habemus aspirante sindaco di Trento. E senza conclave. Tanto che l’affollato “tavolo” degli strateghi elettorali – un po’ museo e un po’ avanguardia - ha faticato solo nella scelta dello spumante più consono al brindisi. Al primo prosit si debbono essere sentiti ancora più strateghi. A Franco Ianeselli, oggi “fu” segretario Cgil, consigliamo con simpatia di non eccedere nella comprensibile euforia certamente provocata dall’effluvio trasversale di complimenti. L’urna di maggio è lontana eppure vicinissima. Potrebbero non bastare gli “osanna” a trasportare Ianeselli nell’alto dei cieli – (sarebbe dei piani, ma si perderebbe la poesia) - di Palazzo Geremia.
Se Ianeselli vorrà marciare verso un traguardo vitale per Trento e per il Trentino, dovrà attrezzarsi da subito di umiltà e lucidità. Di parole d’ordine comprensibili. Messe in ordine in base a criteri di fattibilità piuttosto che per sole suggestioni beffarde. Il candidato sindaco ancora non ha toccato palla poiché senza l’avversario di destra in campo non si può fischiare l’inizio. Tuttavia in troppi – il fatto inquieta – gioiscono come se il risultato vittorioso fosse già scritto. Insomma, calma: considerare Ianeselli una sintesi tra Lukaku e Lautaro quando ancora è nello spogliatoio forse è un poco esagerato.
La sinistra questa volta è meno puzzle. E chissà che per una volta abbia anche meno puzza al naso. Il Pd gongola. Lucia Maestri, la segretaria, si auto-assegna la lode in diplomazia per l’indefessa, caparbia ed obiettivamente imprevedibile opera di ricostruzione del centro sinistra autonomista. L’altra sinistra – quella dei “meno siamo meglio stiamo” - stavolta c’è. Avrà archiviato la peleontologia dei mille distinguo? Boh. Per “Futura” il buon Ianeselli è passato in un lampo da seconda a prima scelta. La loro prorettrice sarà d’apPoggio. Il Patt poi.
Per lanciare l’ex sindacalista ha semplicemente cambiato un accento: dal casino ondivago che in provincia lo vede un po’ a destra e un po’ a sinistra a casinò. I croupier con la stella alpina al bavero hanno dato le carte. Anzi, la carta: Ianeselli appunto. Una scelta di campo progressista per il capoluogo e mani libere nel resto del Trentino. Ma si può? Un Patt che sembrava uno di quei ciclisti che nelle gare su pista conosce solo l’arte del “surplace” è invece partito di scatto imponendo tempi accelerati alle sindacheidi.
Applaudono i neonati, quelli che si sono messi in Azione sperando che la loro voglia di protagonismo non sia rinviata alla Calenda greca. Italia Viva? Pare siaNo pronti a portare anche a Trento il presuntuoso respiro del renzismo. A Più Europa immaginano di poter contare più di uno. I Verdi sono sempre al verde di ricambi anche perché i ragazzi di “Friday” guardano per fortuna più al futuro che al passato. Per loro la Coppola è un copricapo e Boato nulla più che un fenomeno atmosferico. Basterà aggiungere Europa al “Sole che ride” per fare proselitismo tra i giovani? Boh, di nuovo.
Mica è finita. Nelle pieghe del centrosinistra si scorgono anche le rughe: Pietracci, Raffaelli. È il socialismo di ieri, di oggi e – un augurio sincero di immortalità – anche di domani. Con ogni probabilità ci si è dimenticati di qualcuno. Ma conta poco. Anzi nulla. Da oggi in poi importa solo capire se Ianeselli potrà contare su una coalizione oppure su una sommatoria. La differenza è sostanziale. In coalizione si rinuncia a qualcosa. Lo saprà lui. O lo scoprirà presto. Ma se non s’offende all’aspirante sindaco viene da suggerire uno slogan da tradurre in fatti il più rapidamente possibile.
“Sarò Franco”, questo è lo slogan. Ianeselli dovrà “Essere Franco” nel gestire i desiderata che sicuramente gli verranno proposti (o imposti) da chi oggi è confuso nella “ola” al candidato. Si vocifera che il Patt-o progressista sia legato ad un assessorato e ad un vicensindaco, (indipendentemente dai voti), oltre che ad un biglietto per Roma a nome Rossi in caso di elezioni nazionali. “Sarò Franco” potrebbe dire subito che la squadra è altra cosa dal far quadrare i tasselli di un’alleanza. E a proposito di squadra, “sarò Franco” potrebbe anticipare se non i nomi almeno i criteri. Nell’eventualità di successo saranno criteri di riconosciuta competenza o ci si inchinerà ancora all’appartenenza?
I temi, ancora. Un’aggregazione tanto vasta potrebbe far gioire il pallottoliere ma poi? “Sarò Franco” significa evitare di presentarsi davanti agli elettori con un camion per contenere tutti i volumi di quella Treccani che sarà il programma: mediato, meditato, ma senza lasciare fuori nulla sennò qualcuno ci resta male. “Sarò Franco” deve essere concretezza: poche cose ma chiare e possibilmente innovative, magari perfino creative. Pur dentro una coraggiosa visione del futuro di Trento.
Poche cose che però facciano capire a chi deve votare quando e come verranno realizzate. Poche cose in continuità con un’amministrazione da alta classifica di vivibilità? Sì, ma che non diventino la tiritera del “che bravi che siamo” per poi stupirsi dell’ingratitudine di larghe fasce di popolazione.
“Sarò Franco”, dunque, nell’evitare l’ecumenismo paralizzante e nel scegliere chi deve venire prima e chi può aspettare. “Sarò Franco” nel pensare ai giovani in termini di spazi, occasioni ma anche responsabilizzazione. “Sarò Franco” nel non considerare la sicurezza una priorità quando è solo una paura indotta dai furboni ma anche nel non sottovalutare gli umori della tanta gente per bene che diventa “per male” perché a problemi piccoli trova risposte tardive o, peggio, presuntuose.
“Sarò Franco” nel fare cultura con la “c” minuscola. Ma farla ogni giorno, con il coraggio di mirare le risorse alla socialità che può venire da piccoli eventi sul territorio, capaci di determinare incontro e conoscenza – attraverso l’arte – laddove c’è solitudine e diffidenza. “Sarò Franco”, infine, nel linguaggio. Che non è un problema di vocabolario. Empatia e normalità di fronte a troppa boria e troppa attitudine a dare pagelle – “tanto sono ignoranti” – a chiunque non abiti il microcosmo dei “sapienti” e degli “intelligenti”. Non sappiamo se Ianeselli “sarà Franco” sui queste e altre questioni. Sappiamo però che la città che può aiutarlo a scrivere un’agenda da tradurre in azioni credibili spesso non ha tessere di partito. Questa città forma, semmai, il partito trasversale di chi vuol bene a Trento e non vuole regalarla a chi escluderebbe i bambini di colore perfino dalle altalene nei parchi.
Se Ianeselli attiverà e motiverà queste risorse senza bandiera, se “Sarà Franco” nel dire loro “mi servite per vincere ma mi servirete molto di più dopo”, beh potremmo vederne delle belle. Finalmente.