Sardine, alle 19 in piazza Duomo a Trento perché non suonare tutti insieme ''La libertà'' di Gaber?
Giornalista, ha lavorato per Alto Adige, Gazzettino e Trentino
Un’improvvisa, inimmaginabile, benedetta, “pesca miracolosa” sta rimpicciolendo piazze d’ogni misura. Per quanta è la folla. La folla delle sardine fa innalzare ogni giorno di più il livello di un mare che si credeva ormai prosciugato: il mare del buonsenso, degli ideali universali, della creanza. L’emergenza climatica? C’è. E avanza. Ma l’emergenza di un clima sociale avvelenato da una politica di urlanti quaquaraquà si può fermare. Le sardine sono iodio, utile a debellare l’odio e le panzane. La cura è solo all’inizio ma già si respira un po’ meglio. Mica è poco. A Trento le sardine si stringeranno in piazza Duomo venerdì. Scommettiamo che anche piazza Duomo sembrerà più piccola?
Le sardine non hanno bisogno di maestri. Né di suggeritori. Bisogna lasciarle nuotare nella direzione che si daranno quando e se decideranno che serve una direzione. Ecco perché smetto ogni accenno di analisi – (ne abbiamo già piene le tasche) - per passare all’umiltà di una proposta. Nelle piazze le sardine incrociano anagrafe, storie, esperienze e speranze, cervelli e cuori. Sembrava impossibile. Invece è una realtà. Cantano pure le sardine. E fin qui non sono mai sembrate cantare a caso. Non è solo “Bella ciao”, la libertà che solo gli ignoranti credono partigiana.
Le sardine hanno cantato De Andrè a Genova, Pino Daniele a Napoli, Jannacci a Milano. Beh, anche a Trento sarebbe bello che una canzone accomunasse insieme e forse più delle parole. Sarebbe bello se Trento azzardasse un esperimento. Divertente ed inedito. L’idea, la proposta, è questa: un mega concerto per cellulari. Negli stadi le torce dei telefonini sono frequentemente nuvole di lucciole innamorate di chi sta sul palco. Ma a Trento si potrebbe andare oltre. Si potrebbe amplificare a migliaia, contemporaneamente, un brano-sigla dell’evento. È cosa ardua ma non è cosa impossibile. E l’effetto – tra gasamento e curiosità – supererebbe le montagne. Ecco dunque cosa si potrebbe fare se una buona parte delle novemila sardine già accreditate sulla pagina Facebook del movimento riterranno la proposta degna di interesse. Se aderiranno e si passeranno la voce. Se diranno “io ci sto”. Se ci staranno davvero.
Pochi minuti prima delle 19 ognuno si organizza. Ognuno va su You Tube, si prepara a far suonare la stessa canzone. Alle 19 parte il gran concerto. Tutti cliccano – attenti ad azzeccare il secondo come all’ultimo dell’anno – e si parte. Ma si parte con cosa? Con che canzone? Con che autore. Qui si fa dura. Non c’è tempo per un referendum. Semmai c’è da fidarsi. Il sottoscritto scrivente – sardina che per stazza è più che altro un capodoglio – ha sempre avuto Giorgio Gaber come ispiratore. Gaber non ha mai dispensato certezze, è sempre stato “scomodo”, destra, centro e sinistra non hanno mai potuto iscriverselo d’ufficio. Ma nemmeno hanno mai potuto ignorarne le sagge provocazioni. Gaber era un uomo, un artista di valore. O meglio, di valori.
Ecco perché per l’inno dei cellulari viene naturale pensare a “La libertà non è star sopra un albero, non è neanche il volo di un moscone. La libertà non è uno spazio libero, libertà è partecipazione”. Ricapitolando: alle 19 parte “La libertà” dai telefonini. Poi sarà coro. Che ognuno stoni poi come vuole. Ma con “partecipazione”.