Pergine Festival, spettacolo di nuovo aperto all'inconsueto
Giornalista, ha lavorato per Alto Adige, Gazzettino e Trentino
Nacque mezza vita fa. Era il 1976, quasi archeologia. Si chiamava Pergine Spettacolo Aperto e invertì la tristezza di un Trentino in cui le rassegne di arte “dal vivo” erano quasi bestemmia. Il resto venne dopo. Fu ed è un gran bel resto di manifestazioni ormai ampiamente consolidate. Pergine “svegliò” un Trentino che oggi raduna piccole e grandi folle sotto i palchi. Oggi l’estate con spettacolo è una dinamica normale e non poco lo si deve alla passione dei volontari di Pergine.
Il resto venne dopo le dame in piazza e i primi big in concerto sotto le montagne. Ed è stato un “bel resto” anche se non del tutto scevro da contraddizioni e autoreferenze dure a morire. Tanto spettacolo nella Pergine pionieristica e in quella che si sviluppò anno dopo anno passando da una piazza ad uno storico elmo – il bianco teatro all’aperto - pieno di musica, teatro, soprese, emozioni, applausi eccetera.
In 46 anni di vita Pergine Spettacolo Aperto è cambiato parecchio. Ha voluto cambiare. Ha dovuto cambiare nella ricerca di un’identità più precisa, più complessa e in alcune edizioni sfuocata, ma indubitabilmente coraggiosa. Da contenitore decisamente “nazional-popolare” del “di tutto un po'” capace comunque di lasciare ricordi indelebili, Pergine è diventato un laboratorio di ricerca e sperimentazione per una vasta gamma di espressività imperniate spesso alla contaminazione tra discipline diverse. Ha pure cambiato nome la manifestazione estiva più longeva.
Da Spettacolo Aperto è diventata Pergine Festival, per marcare un percorso per nulla semplice, certamente più rischioso ma intrigante per la curiosità e l’irritualità delle innovazioni perseguite dai promotori. Paradossalmente, l’edizione di quest’anno, la quarantaseiesima appunto, non farebbe torto al presente se rispolverasse il termine “aperto” nel nome oltre che nella filosofia.
La maledizione del Covid, il dai e non vai (stop and not go per gli esterofili inguaribili), è stata un macigno su programmi e ambizioni stilati e cancellati, dirottati sul web sapendo che il web nell’era pandemica per la cultura è stata una necessità con scarsa virtù. “Aperto” dunque, anzi “riaperto”. L’arte può – (si spera davvero senza altre batoste) – tornare in strada, nei luoghi propri e in quelli impropri per offrire assaggi e saggi di contemporaneità, di nuovi linguaggi, di inconsueto e di creatività con targa locale, nazionale ed estera.
Riconnessione, contatto, relazione: sono le parole d’ordine di Carla Esperanza Tommasini, guida artistica di Pergine Festival, pronunciate ieri nella presentazione dell’edizione che partirà il 2 luglio. Riconnettersi agli addetti ai lavori dell’innovazione artistica a 360 gradi, non sarà un’impresa per quanto curriculum e per quanta qualità è presente in alcune parti del fitto palinsesto che si concluderà il 17 luglio.
Riconnettersi ai profani, a chi non mastica e perfino a chi trova indigesti certi azzardi dell’arte performativa sarà la vera scommessa di Pergine Festival. Ma per gli organizzatori questa è tutto meno che una scommessa al buio. La si gioca con la fiducia nella disponibilità del pubblico a farsi stupire e a farsi coinvolgere anche da quello che non si conosce. La si gioca con la consapevolezza che le arti possono, anzi devono, dare una diversa immagine e funzione al contesto urbano, aiutando la riscoperta e il protagonismo di chi fa spettacolo ma anche di chi ne usufruisce.
Di qui – tanto per citare non a caso dal programma – le passeggiate artistiche, le performance che campano di interattività, le installazioni multisensoriali, le prime internazionali, gli spazi dedicati alle creatività forse acerbe ma importanti di “Pergine Arte giovane”, il rientro sonoro al parco dei Tre Castagni in una maratona di ritmi dove le tecno-invenzioni di Naip saranno il piatto forte di un menù ad alto tasso energetico.
Pergine Festival che torna a respirare e a far respirare l'inconsueto dopo l’asfissia pandemica. Un respiro che nella manifestazione è pure europeo con la rete In-Situ che permette al festival elaborazioni, confronti, scambi di proposte. Una realtà galvanizzante ma soprattutto una prospettiva di lavoro che – di nuovo – annulla i confini. Quelli fisici e, di più, quelli mentali.
Ecco il programma.
Si comincia venerdì 2 luglio con “Oasi”, un fine settimana di musica e cinema al Parco Tre Castagni di Pergine. Sul palco salgono Baiba, cantautrice lettone finalista all’ultima edizione di UploadSounds, N.A.I.P., polistrumentista e performer finalista di X Factor 2020, e i Sisma Tumbao, con le loro contaminazioni afro-cubane. Si prosegue sabato con due progetti trentini, il gruppo hip hop SinCensura e il rapper e producer Big House, seguiti dalle sonorità latino-americane dei Cacao Mental e da quelle giamaicane di Yardie Groove. Domenica 4, la serata di Pergine Festival si apre con Bianca, cantautrice altoatesina miglior artista under 21 ad UploadSounds 2020, e con Panaemiliana, irriverente quintetto made in Bologna, per proseguire con i cortometraggi selezionati dal Lago Film Festival e dal PerSo - Perugia Social Film Festival.
La seconda settimana di Pergine Festival si apre martedì 6 con Luca Stefenelli/Montanamente e la prima delle due passeggiate alla scoperta del Fersina. Il giorno successivo, mercoledì 7 luglio, i catalani Agrupación Señor Serrano sono in scena con uno speciale “Prometeo” per soli bambini e bambine. Lo stesso giorno debutta a Pergine anche “Vista interno” del Circolo Bergman, una passeggiata alla scoperta di alcuni luoghi della città solitamente inaccessibili. L’8 luglio arriva al Teatro Comunale di Pergine la drammaturgia contemporanea con la milanese Compagnia Oyes e il suo “Oblomov Show”, spettacolo ispirato all’omonimo capolavoro della letteratura russa. Venerdì 9 c’è Stalker Teatro al Don Bosco con la prima regionale de “La nebbia della lupa”, performance onirica che prende il nome dal sottile velo che si crea in estate sullo Stretto di Messina.
La mattina di sabato 10 si apre con “In un silenzio precedente”, dialogo itinerante che chiude la residenza a Pergine Festival di Leonardo Delogu/DOM e Alessia Zabatino, rispettivamente artista e cittadina associati a “In-Situ”, network europeo di creazione artistica nello spazio pubblico. A Palazzo Gentili-Crivelli ritroviamo Stalker Teatro, questa volta con una delle sue produzioni più storiche, “Box Theatre”. All’ex Rimessa Carrozze, Francesco Fassone accompagna invece il pubblico alla scoperta della sua “Architettura della disobbedienza”, opera immersiva e interattiva che indaga il concetto di inconscio collettivo della città. Al Teatro Don Bosco, c’è Martina Badiluzzi con “Rumori”, raccolta di racconti musicali ispirata alla periferia metropolitana. La settimana si conclude quindi con “i paesaggi della Fersina: a valle”, seconda parte dell’attività proposta da Luca Stefenelli.
Mercoledì 14 luglio, all’Ex Rimessa Carrozze, le “Riflessioni” di Claudia Caldarano fanno incontrare il corpo nudo del performer con lo sguardo del pubblico, invitando spettatori e spettatrici a diventare autori della propria e altrui immagine. Doppio appuntamento nei giorni dal 14 al 17: la compagnia danese Cantabile 2, in collaborazione con gli italiani Effetto Larsen, è in scena a Palazzo Gentili-Crivelli con “Tre riti”, viaggio multisensoriale alla ricerca della connessione reciproca. A Palazzo Hippoliti, Tia Airoldi propone invece “La stanza elementare”, installazione artistica multisensoriale accessibile alle persone con disabilità.
Giovedì 15 e venerdì 16 luglio si torna al Teatro Don Bosco per un duplice debutto: regionale per Compagnia Abbondanza/Bertoni che porta a Pergine “Doppelgänger”, lavoro sul concetto di “doppio” e sulla dualità come differenza; prima assoluta per Kalakara e “Close up”, piéce di teatro strumentale per violino, fisarmonica, voce, elettronica e movimento. Venerdì e sabato, Pergine Festival torna a dare spazio al network europeo In-Situ: Sala Maier ospita la prima nazionale di “A certain value” di Anna Rispoli e Martina Angelotti, performance interattiva che invita a riflettere sulle tante forme che la condivisione può assumere; a Palazzo Hippoliti c’è invece il laboratorio di ascolto condotto da Donika Rudi, una ricerca sulla percezione della musica da parte delle persone non udenti. L’ultima giornata del festival si conclude quindi al Teatro Don Bosco, dove i Dynamis debuttano con “Monday”, divertente riflessione sul mondo delle plastiche.
Per quanto riguarda le installazioni artistiche, due le proposte di Pergine Festival: “Labirinto” dell’artista trentino Franz, un progetto di upcycling per dare vita nel centro della città a un’opera temporanea che rimarrà visitabile per tutta l’estate; la mostra diffusa “Saluti da” della francese Marilyne Grimmer, progetto fotografico partecipativo che indaga il rapporto di ognuno e ognuna con il qui e con l’altrove.
Non manca lo spazio dedicato ad artisti e artiste trentini under 35 con le due creazioni nate dal bando Performing Arts Generation del Piano Giovani di Zona e con i progetti selezionati dal bando Pergine Arte Giovane del Comune di Pergine Valsugana.