Mentre il mondo della cultura chiede ascolto e confronto, l'assessore Bisesti temporeggia. "Stiamo valutando", dice, ma il rischio è che diventi troppo tardi
Giornalista, ha lavorato per Alto Adige, Gazzettino e Trentino
Sta “predisponendo”. Cosa? Difficile a dirsi, poiché di cifre non c’è l’ombra. Dell’assessore provinciale alla cultura, di Mirko Bisesti, si può dunque annotare nulla più della vaghezza di uno striminzito comunicato con il quale ieri si è detto “attento” ai problemi – grossi problemi – dell’ampio settore culturale trentino.
Un comparto animato dalla passione e dalla competenza di centinaia e centinaia di lavoratori e volontari. Un universo obbligato da oltre un mese ad uno stop che con ogni probabilità si protrarrà anche dopo il parziale, graduale, ritorno ad una “vita sociale” che non permetterà comunque repliche del passato.
Il Dolomiti ne ha parlato con dovizia di preoccupazione ieri, informando del documento appello di alcune delle più vitali realtà di produzione e promozione di spettacolo nel campo del teatro e della danza. E ieri Bisesti l’ha messa così: “La situazione è drammaticamente straordinaria e va affrontata con misure straordinarie non solo per l’oggi ma anche per il domani”. Per l’oggi – rimanendo alle rassicurazioni dell’assessore – c’è il potenziamento del “Fondo unico provinciale per lo spettacolo”.
Bene, ma a quanto ammontano le potenzialità del fondo? Come saranno distribuite tra soggetti profondamente diversi per campo di attività, struttura, personale, incidenza solo territoriale o valenza provinciale ma anche extra provinciale? Bisesti non lo spiega. Pur concedendogli il beneficio di dover affrontare una grana ampia e alquanto complessa, era lecito attendersi qualche precisazione più rassicurante.
Chi promuoveva cultura e oggi è costretto a pubblicizzare solo la propria preoccupazione per conti che sprofonderanno nel rosso più profondo, sa fare bene i calcoli. Sapere il “quantum” dell’intervento pubblico anti emergenza, conoscere e soprattutto poter condividere i criteri del “soccorso” provinciale non è certo una questione di lana caprina. È “la questione” che segna la discriminante tra la nebulosa delle rassicurazioni e la garanzia di un minimo di certezza e serenità di fronte alle sofferenze del presente e a quelle che verranno certamente anche in un futuro che s’annuncia oscuro.
Se poi si passa dall’assessore al dirigente, colui che ha l’ingrato compito di materializzare in fatti i desiderata ma anche le assenze del politico, non si va tanto oltre. “Posso solo dire che gli interventi sono allo studio ma oggi è prematuro dire cosa si farà. Stiamo anche guardando a cosa faranno le altre regioni”.
In questo quadro è forse il caso di rilanciare una serie di proposte molto concrete che gli addetti ai lavori hanno fatto pervenire a Bisesti e ai suoi uffici ormai tre settimane fa. Sono ad esempio le proposte di Agis, il sindacato che nel triveneto cura gli interessi di chi lavora nel campo dello spettacolo e che si è fatto portavoce di molte istanze delle realtà culturali locali. Franco Oss Noser, il presidente Agis, esordisce così: “Da tre settimane abbiamo chiesto un incontro all’assessore per provare a capire insieme quel che è possibile mettere in atto, tenendo conto che si tratta di una partita dagli attori multipli: Regione, Provincia e Comuni. Non siamo mai stati convocati. Siamo pronti, basta organizzare una teleconferenza. Non mi sembra un’impresa”.
Oss Noser in questi giorni terribili di conferenze con chi governa la cultura in Veneto come in Friuli ne sta tenendo ogni giorno. “E lì iniziative importanti si sono già prese e si prenderanno. Il confronto è davvero proficuo”. Un confronto nel quale – spiega ancora Oss Noser – tutti stanno sforzandosi senza tirare la corda da una parte o dall’altra. Ma se l’assessore Bisesti vuol far da solo…”.
L’assessore troverà il tempo di distrarsi dal rilancio di stupidaggini “social” come lo scriteriato post sull’emergenza virus dove si attaccavano partigiani e sardine anziché occuparsi della materia per la quale è stipendiato? A giudicare dalla manifesta sensibilità ai problemi del mondo culturale di cui ha informato nel comunicato di ieri parrebbe di sì. Perché dubitarne? Perché infierire? Forse perché su alcune nitide richieste che arrivano dalle realtà culturali fino ad ora non si è sentito da Bisesti né un sì, né un no. Ma nemmeno un forse.
Le richieste? Eccole, di nuovo. 1) Saldo immediato dei contributi relativi al 2019 e l’anticipazione dei contributi relativi al 2020. Per il ricalcolo dei parametri previsti dal Fondo provinciale si propone una sessione di approfondimento e studio con la Direzione Cultura; 2) Sospensione delle utenze fino al 31 maggio (luce, acqua, gas) per le strutture e le sedi adibite ad attività culturali e dello spettacolo comprese le se delle Associazioni culturali. La Provincia rimborsa a vista il pagamento delle bollette. 3) Sostegno all’affitto dei locali e spazi adibiti ad attività culturali e dello spettacolo comprese la sedi delle associazioni culturali. La Provincia rimborsa a vista il pagamento delle mensilità di affitto dei mesi di marzo, aprile e maggio 2020; 4) Abolizione dell’IRAP per le gestioni delle sale cinematografiche e teatrali (analogamente a quanto già attuato dalla Regione Lombardia); 5) Istituzione di un Fondo di Sostegno per la programmazione del cinema di qualità con le stesse modalità e quantità previste dalla Provincia autonoma di Bolzano Alto Adige; 6) Costituzione di un Fondo Quinquennale di Rotazione per riavviare le produzioni da reimmettere nel mercato.
Su ognuna di queste richieste si può e si deve discutere. Per vedere il “se” e il “come”. Quello che non si può fare è non entrare nel merito e chiedere di fidarsi “perché – così promette Bisesti – entro fine aprile gli aiuti arriveranno”. Quando infine Bisesti rimanda alla futura approvazione delle linee guida della Provincia questioni sul tappeto da decenni – (l’equilibrio tra Centro Santa Chiara, Coordinamento Teatrale Trentino, Festival e tutto il resto del mondo che produce cultura e formazione) - la sensazione è perfino imbarazzante. Non è lecito confondere emergenza e strategia di lungo periodo. Considerando poi che le conseguenze dell’emergenza di oggi peseranno fortemente sulle realtà grandi come su quelle piccole.
Una strategia costruita su quel che c’era fino a febbraio rischia di essere paleontologia. O carta straccia. Tutto andrà riscritto con l’inchiostro del coraggio, dell’innovazione, della sburocratizzazione. E di un confronto serrato e trasparente. Speriamo che il calamaio dell’assessore Bisesti non sia secco.