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La gestione della Music Arena ha compiuto un passo in avanti con il Centro servizi culturali Santa Chiara ma le incognite restano ancora tante sull'estate trentina

DAL BLOG
Di Carmine Ragozzino - 20 aprile 2024

Giornalista, ha lavorato per Alto Adige, Gazzettino e Trentino

E dai che un passettino in avanti forse lo si è fatto. L’estate dello scorso anno il pasticciaccio della Music Arena a Trento sud non passò alla storia solo per la montagna di soldi pubblici sprecati “con e dopo” Vasco.

 

Soldi che furono “investiti” in un’impresa senza capo né coda progettuale. Impresa che per altro è al vaglio della Corte dei Conti.

 

Nella foga di impastare un costoso “panem et circenses” con il lievito elettorale il Governatore si dichiarò (in silenzio) di bocca buona. Ignorò stizzito anche un effluvio di volgarità pseudo musicali. Curioso: per molto meno la sua Lega fa le barricate e urla allo scandalo.

 

Uno scandalo alla Music Arena effettivamente ci fu. Fugatti lo applaudì con un entusiasmo fanciullesco e allentò ancor di più i cordoni della borsa. Non la sua, ovviamente, ma quella della comunità trentina. Perplessa alquanto.

 

Lo scandalo che ancora rode si chiama “Love fest”. O almeno una parte di quel festival raffazzonato che per millantare un pizzico di dignità fu presentato come un evento solidale con gli alluvionati della Romagna.

 

Si sa come andò. Per gli alluvionati si raccolsero briciole da biglietti a costo quasi zero. In compenso un cast per nulla cast-igato nell’eccesso intascò i cachet (alla faccia della beneficienza) di cui non fu mai dato sapere. Questo nonostante le ripetute domande agli organizzatori del festiBal e al loro committente. Oggi qualcosa in più si conosce di quella scellerata partita: un sacco di soldi persi. La Provincia si dimostrò autonoma dal buonsenso. Il Centro Santa Chiara (ente funzionale) lo scorso anno dovette fare buono e imbarazzato viso a pessimo gioco.

 

Qual è allora il passettino di oggi? Beh, mettiamola così. Dal palco dell’estate ’23 uno dei tanti trapper di seconda scelta ma drammaticamente in voga tra i “puberali” cantava così: “Le piace quando spingo forte mentre dico cose brutte. Adesso non ho più tempo per vendere le buste. Entro violento su beat, entro violento su di lei”.

 

Nell’estate 2024, quella dietro l’angolo, dal palco si canterà: “Collezionare ombre, l’ho fatto tante volte non lo sai. Correre troppo forte, non arrivare mai”.

 

Da Tony Effe ad Ariete (annunciata con altri per l’estate prossima con altri e tra loro la brava Vicario). Sono tutti giovani ma sono distanti tra loro anni luce (forse non solo nei testi). Eccolo, appunto, uno di quei passettini di cui sopra. E così sarà anche per un provocatore esclusivamente estetico qual è Achille Lauro: quello che se infila la droga (drugs) in un pezzo sembra lo faccia solo per “spacciare” una sequenza ritmicamente studiata di innocui “Oh, ah, ah, ah, oh, ah”.

 

I nomi fin qui usciti e confermati per l’estate della Music Arena sembrano insomma rassicuranti anche per la neo assessora alla cultura, la sorella d’Italia Gerosa. Nell’assegnare al Centro Santa Chiara la gestione sia prossima che ventura dell’area san Vincenzo lei si è raccomandata “per delibera” (qui verba non volant) affinché si escludano nell’offerta artistica messaggi che testimonino il peggio dei tempi già ampiamente grami.

 

Se qualcuno dovesse gridare alla censura (l’arte è arte…) rifletta sul fatto che troppi testi di un movimento socio/musicale ribelle solo quando non può viaggiare in prima classe sono nulla più che basse furberie verbali. Trovate, cioè, ammiccanti di personaggini che sceso il palco probabilmente aprono la portiera dell’auto alla morosa.

 

Sperando dunque in una cesura con l’eccesso di boria politica, di ipocrisia e di presappochismo fin dai prossimi eventi alla Music Arena, proviamo a districarci tra pizzichi e bocconi degli annunci fin qui usciti.

 

Lo facciamo per spiegare come la Music Arena potrebbe cessare di essere una svenante incompiuta. Altro passettino, ma non senza incognite. L’affido (un milione annuo di finanziamento) della gestione al Centro Santa Chiara segna una sfida logistico/organizzativa per l’ente culturale. Una sfida complicata ma della quale sembrano già abbastanza delineati i contorni.

 

Oggi la spianata della San Vincenzo è tanto grande da far diventare lillipuziane anche presenze di 4/5000 persone. Urge dunque la saggia politica dei piedi per terra che tenga conto di tante e diverse variabili legate allo spettacolo estivo.

 

Nella Music Arena il Santa Chiara opterà per la modularità e per la flessibilità: capienza massima di 20 mila persone (ma la media delle presenze realisticamente immaginabili è a molto meno della metà), palco collocato ad est ovest (guardando verso l’autostrada), diverso sistema dei parcheggi e degli accessi, interventi estetici che identifichino bene gli spazi ed i servizi. Soprattutto è prevista la posa di tribune (massimo indicativo tremila post) per realizzare di volta in volta una vera struttura da concerto con posti seduti e posti a prato (si fa per dire viste le buche di quel terreno).

 

Ma la logistica, pur importante, sarà niente se non ci sarà una visibile coerenza con i contenuti. Ebbene, pare che i contenuti di quest’anno (oltre ad Ariete, Lauro, anche Capoplaza e Tony Boy, ma ci sarà certo dell’altro) siano per il Santa Chiara un primo capitolo sperimentale in vista di un progetto più completo, ambizioso, riconoscibile e articolato per il 2025.

 

Pensare infatti a concerti di spessore numerico (i grandi nomi italiani e stranieri) comporta una programmazione di larghissimo anticipo: i tour si decidono più di un anno prima ed il via libera provinciale per quest’anno è di pochi giorni fa.

 

La scelta di supplire quest’estate confermando i concerti di esponenti (certo meno imbarazzanti) della scena rap/trap/pop non pare tuttavia di ripiego. L’universo adolescenziale è un pubblico solido ed in crescita esponenziale. Segue questo tipo di musica e non per altri. È musica (non sempre ma tant’è) generazionale che merita attenzione, occasioni e spazi. Ma servono anche discernimento e intelligenza nelle scelte, cosa che evidentemente lo scorso anno non avvenne e non solo in nome della fretta nell’obbedire alle fregole del Governatore che dopo Vasco aveva promesso impossibili sfracelli musicali.

 

Si tratta, semmai, di accompagnare i concerti con un contorno di incontri, laboratori e altre iniziative che – si dice al Santa Chiara – saranno già quest’estate nella partita. Per fare musica ma anche una sorta di didattica sociale che coinvolga i ragazzi anche oltre i concerti.

 

Tutte rose? Auspicabile, ma non ci sono rose senza spine (o sì?). Le spine con cui il Santa Chiara potrebbe pungersi se il progetto Music Arena dovesse smarrire una chiara direttrice non sono poche. A partire dagli interlocutori/collaboratori che si auspica non siano venditori di fumo (in giro ce ne sono tanti) ma promoter (anche locali) che negli anni hanno dimostrato capacità, serietà ed esperienza in regione. Alcuni di loro declinarono saggiamente le richieste quando un anno fa Fugatti pensava che bastasse schioccare le dita per avere a Trento artisti del calibro di Ramazzotti, Zucchero e altri.

 

Un’altra spina da evitare è quella dei voli pindarici nel considerare Trento il centro del mondo musicale in una geografia che per i grandi eventi vede molto più appetibili e strutturate le piazze di Veneto, Lombardia ed Emilia.

 

Di tutto questo sembra che il Santa Chiara abbia contezza. Tuttavia non sarà semplice esaudire i condivisibili desiderata dell’assessora provinciale quando chiede un equilibrio economico delle programmazioni. Spronando (La Gerosa) ad un mix tra investimento pubblico e apporto privato. In teoria è cosa possibile per i grandi eventi ma solo con un programma pluriennale e di ampio respiro (dimensione nazionale delle proposte, festival tematici, originalità, eccetera).

 

Si apre in ogni caso una pagina nuova. Potenzialmente più interessante (per serietà e forse anche per vincoli messi nero su bianco dopo il “fai che paga Pantalone dello scorso anno).

 

Ottimismo dunque? Ma no. Solo meno pessimismo ed occhi ancora più aperti a quel che sarà. Un’apertura di credito specie se davvero – come promette il direttore del Centro Santa Chiara – l’ente affiderà ad una società certificata un monitoraggio delle iniziative alla Music Arena con lo scopo di indicare le ricadute sociali, culturali e soprattutto economiche di ogni scelta. Se Fugatti il Magnifico avesse imboccato subito questa strada (più credibile) tanti trentini non sarebbero diventati Rossi di vergogna.

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