Il bando del Comune per le associazioni culturali? A misura di tutti e i soldi vengono anticipati. Scadenza il 10 maggio
Giornalista, ha lavorato per Alto Adige, Gazzettino e Trentino
Il bidone di cenere è pronto. Siamo pronti a cospargersi il capo per non aver capito – così come il Comune di Trento ci ha sollecitamente e legittimante bacchettato – che non è vero che il bando per “la cultura di prossimità” indetto da Fondazione Caritro con le amministrazioni di Trento e Rovereto rischia di penalizzare le “associazioni povere” così come abbiamo scritto. (Il precedente blog è stato tolto per evitare confusione)
Leggendo e rileggendo il bando – letto e riletto per altro da alcune realtà interessate a partecipare – se ne deduce che il finanziamento assegnato ai vincitori viene concesso a saldo delle spese ammesse e sostenute.
Il nostro articolo evidenziava semplicemente il fatto che per realtà non consolidate finanziariamente risultava impossibile anticipare le spese pur nella certezza di essere poi rimborsate dietro presentazione di tutti gli atti necessari.
Il Comune spiega che così non è. Testualmente dice che può anticipare il 70 per cento ad approvazione della graduatoria e il 30 a saldo. Bene, benissimo. E di conseguenza cenere sul capo. Ma dove si può intuire dalla stesura del bando che non c’è penalizzazione per chi non ha soldi da anticipare? Da questa frase: “Le amministrazioni comunali liquideranno con modalità da definire rispetto alle rispettive discipline”.
Lapalissiano: chi avesse voluto tentare il bando doveva solo informarsi sulla “rispettive discipline”, visionando regolamenti o rivolgendosi direttamente agli uffici competenti per chiarimento.
Nel prendere atto di quanto ci è stato risposto ci permettiamo con umiltà un suggerimento a futura e più utile memoria. La prossima volta si scriva papale papale: “Il Comune anticipa il 70 per cento ad approvazione della graduatoria e il 30 per cento a saldo”. Si eviteranno confusioni ed eventuali frustrazioni, facendo pure un buon servizio ad un italiano sburocratizzato. Il bando per piccoli eventi artistici che vuole sostenere settori batostati dallo stop pandemico scade il 10 maggio.
Chi si fosse fermato di fronte alla questione dell’anticipo delle spese, archiviando la partecipazione alla voce “impossibile”, sappia che la possibilità invece c’è. Seppur espressa in modo criptico. Se poi il Comune di Trento, l’assessorato alla cultura, dovesse davvero essere risentito per una presunta impronta denigratoria dell’articolo, avrebbe davvero sbagliato indirizzo. Sulla bontà e l’importanza di un’iniziativa che vuole sostenere la cultura di prossimità non solo non abbiamo critiche di merito ma siamo perfino pronti ai complimenti per la filosofia e per i danari stanziati assieme a Fondazione Caritro.
Tuttavia ci ripetiamo: proprio per la valenza del bando e l’interesse che suscita sarebbe bene non sposare un linguaggio inequivocabile che non rimandi all’ostrogoto delle “modalità da definire rispetto alle discipline”.
Tutto qui. Anzi no. Essendo il bando titolato Fondazione Caritro, (in accordo con Trento e Rovereto), ci siamo premurati di sottoporre anche alla Fondazione il tema della chiarezza e della comprensibilità, memori che in altri bandi era stato specificato che era previsto un anticipo del 30 per cento sulle spese ammesse.
In questo bando – ci è stato risposto – si è scelto di aumentare la percentuale di anticipo in considerazione delle difficoltà causate dal Covid all’associazionismo culturale. Solo che anche questo non è stato scritto.
Il responsabile dei bandi Caritro lo ha ammesso e ha ringraziato della segnalazione del problema “linguaggio”, assicurando di tenerne conto nei prossimi bandi. Morale? Non abbiamo né pregiudizi né critiche immotivate da porre. Siamo solo affezionati all’idea forse utopistica che quando anche gli “atti” saranno scritti senza dare per scontato che chi li legge sappia anche “interpretarli” saremo tutti più sereni.