Contenuto sponsorizzato

"I campioni di qualità" trovano la "forza delle connessioni" solo nelle pubblicità. Si spera gli spot vengano archiviati per non aggiungere la beffa al danno perché "non ci resta che piangere"

DAL BLOG
Di Carmine Ragozzino - 30 giugno 2024

Giornalista, ha lavorato per Alto Adige, Gazzettino e Trentino

Mai si avrebbe voluto iniziare usando il titolo di un pessimo programma. Lo conduce Mario Giordano, su Rete 4 (Mediaset). Ma tocca usare quel titolo con una promessa solenne: non concedere più a questo conduttore un rigo. Nemmeno di striscio per quanto è falso e irritante quel suo spiaccicare il muso da arricchito tribuno della plebe sull’obiettivo della telecamera. Lo fa urlando teorie tutt’altro che obiettive.

 

Fuori dal coro”, dunque. Nonostante lo stridulo e anche per indole. Alla larga, cioè, da quanti (quasi tutti) sabato sera hanno sparato cannonate sulla Croce Rossa (fortuna che la Svizzera ha la croce bianca in bandiera) che per l’occasione si era vestita di azzurro.

 

Lo hanno fatto i tanti fino allora genuflessi a ogni potere calcistico. Si sono trasformati in livorosi appena dopo il finale della partita che per l’Italia era senza spartito: una liberazione (ma senza la L maiuscola perché in fondo siamo seri). Svizzera/Italia. O anche viceversa perché nell’onomatopeica del calcio anche se si fossero invertiti i due nomi (Italia/Svizzera) lo sconforto non sarebbe cambiato.

 

“Fuori dal coro”, allora, degli addetti ai lavori: più pettegoli che tecnici. Un piagnisteo più sconvolgente di quando Giordano (non l’ex calciatore ma il suddetto) piange bugiardamente sui mali italici.

 

Fuori dal coro di una genia tanto eccitata quanto esagitata nel praticare la gogna ai danni di una svampita armata Brancaleone azzurra. Gogna per tutti, a partire dallo spiritato di Certaldo per finire con l’ultimo degli addetti alle bottigliette di acqua minerale e di quegli stick di integratori da succhiare quando l’acido lattico obnubila oltre che i muscoli anche i neuroni.

 

Perché tirarsi fuori (dal coro)? Non certo per difendere l’indifendibile. Semmai per parlare d’altro. Sarà che si è un poco “cecati” o semplicemente poco inclini a dare il colpo di grazia ai deboli di carattere. O sarà, più precisamente, perché l’Italia che è rimasta impressa mentre tutti ne straparlavano comprensibilmente male è un’Italia paradossalmente allegra, simpatica. Anzi, perfino sbarazzina e imprevedibilmente concentrata sull’obiettivo. L’obiettivo della telecamera, però. E null’altro.

 

Forse urge un attimo di chiarezza? Eccola. Qui si sorvola sulla partita (meglio definirla un calvario che visto il piccolo trotto non si può nemmeno chiamare sudario). Qui ci si sofferma, interdetti, su due spot televisivi diventati presto un’ossessione. Un’elegia della contraddizione.

 

Sono due spot che puntuali come un orologio - guarda caso svizzero - hanno imperversato sulle Tv nazionali pubbliche e private prima, dopo e durante le partite di Euro 2024. Spot nazionali “con la Nazionale” protagonista. Spot utili a pubblicizzare uno la Tim e l’altro le prelibatezze alimentari italiche con il marchio Dop e Igp.

 

Ebbene, nei due spot in questione si vede un’Italia calcistica - (in realtà ci sono proprio i giocatori ed il toscanaccio che li allena senza risultato) che è esattamente l’opposto di quella vista in campo. Tanto che al danno (calcistico, umorale, di orgoglio) si aggiunge un’insopportabile beffa.

 

Lì, dentro spot provati e riprovati come i gol che Scamacca cicca anche senza difensori, recitano apparentemente in scioltezza alcuni calciatori. Sono sorprendentemente “in palla”: DonnarummaDarmian, Pellegrini, Orsolini, Zaccagni. E naturalmente è in ghingheri anche Spalletti, l’allenatore che mena le danze pubblicitarie con il piglio dell’attore navigato.

 

Lì, e solo lì, gli azzurri sembrano bravi nello scambiarsi la battuta. Al contrario di come si sono visti in campo, pessimamente imbolsiti nel tentare di passarsi la palla e saltare l’avversario. Senza riuscirci mai.

 

Per una nemesi della proverbiale iella che lo accompagna, lo spot alimentare è stato voluto da Lollobrigida, il ministro agricolo. L’eroe inarrivabile della gaffe. Colui che nel far politica da imparentato stretto conferma la tesi “braccia rubate all’agricoltura”: una tesi che vale per chi, come Lollo, sgoverna.

 

Lo spot è stato girato a Coverciano, molto prima che i giochi a perdere della Nazionale entrassero nel vivo. Nel vivo delle batoste iberiche e del passaggio di turno strappato quando i tifosi cercavano disperatamente bidoni di Maalox.

 

I “Campioni di qualità” – questo lo slogan scelto per promuovere l’Igp di prosciutti, parmigiano e salamelle – hanno preso per i fondelli gli sventurati spettatori dell’orrore calcistico. E’ successo la Spagna cambiava l’azzurro in nero pesto e quando ci si è salvati dal baratro croato per un sussulto dal coma.

Bene. Se adesso - come comandano le regole della pubblicità - i “Campioni di qualità” sorrideranno (in Tv) alla panzanella o alla amatriciana anche dopo l’eliminazione sacrosanta la frittata sarà davvero fatta. Sarà una frittata di pessimo gusto: uova avariate. Si spera che almeno questo ulteriore attacco allo stomaco venga risparmiato.

 

Non è da meno quanto a paradosso l’altro spot dei giocatori/attori. Nello spot non sbagliano le battute (altri giocatori, lo stesso allenatore) ma sul campo fanno le comparse. E sbagliano ogni battuta..a rete). Lo spot della telefonia per non farci mancare nulla ma proprio nulla della presa in giro, ha il suo slogan beffardo: “La forza delle connessioni”.

 

Qui si arriva davvero all’apoteosi del “fuor tempo” (il contrario del tempismo). Se si rapporta lo slogan alla realtà calcistica l’unica connessione possibile nel rapporto tra Nazionale, e tifosi è purtroppo quella con il turpiloquio, la maledizione e financo con la bestemmia. Undici “sconnessi” tra loro, con le iperboli di un centravanti che è solo tatuaggio ed un centrocampista riabilitato che porta un nome capace di mettere in moto l’intestino.

 

Non si tratta solo del calcio. Non si tratta di una materia ormai affascinante (e credibile) solo quando Davide (tipo la Georgia dell’ala col nome impronunciabile) mette alle strette Golia (i portoghesi). Si tratta, piuttosto, dell’inaccettabile disconnessione tra gli Azzurri e la “cazzimma” (le provi tutte fino alla morte). Sì, perché in mancanza di doti soltanto la cazzimma può supplire alla broccaggine, alla confusione tecnica e mentale, alla presunzione, al fraseggio, all’assenza di “anima e core”.

 

Ora, richiamata in panchina la rabbia, il problema è questo. Ritireranno in fretta e furia quegli spot che alla luce dei fatti superano il ridicolo? Gli strateghi della pubblicità saranno così masochisti da mandare in onda lo spot dei “campioni della qualità” e della “forza delle connessioni” ora che la Nazionale ha messo a lutto la Nazione?

 

Se così fosse altro che smartphone nuovi. Per reazione si tornerebbe al telefono senza fili (i due barattoli e la corda). Se così fosse altro che guanciale e salami: per reazione tutta l’Italia si farebbe di botto vegana o, peggio, crudista. Probabilmente non accadrà. Gli spot che promuovono qualità e connessione spariranno. A futura memoria, però, ci si permette un consiglio sia alle aziende che agli attori Azzurri: la prossima volta aspettate almeno la prima partita. In quel caso, promuovendo fazzoletti, potreste buttare lì uno slogan tipo “Non ci resta che piangere”. E fareste un botto di mercato.

Contenuto sponsorizzato
Contenuto sponsorizzato
In evidenza
Cronaca
22 gennaio - 09:40
L'incidente è avvenuto ieri e nel pomeriggio sono scattate le ricerche dopo che l'anziano non aveva fatto ritorno a casa
altra montagna
22 gennaio - 06:00
Il primo cittadino di Valbondione, Walter Semperboni, difende il progetto di collegamento dei comprensori sciistici di Colere e Lizzola. Poi [...]
Cronaca
21 gennaio - 12:43
Un giovane ubriaco e molesto al “Maturaball” di Varna, in Alto Adige, è stato sanzionato: per lui scatta il foglio di via [...]
Contenuto sponsorizzato
Contenuto sponsorizzato
Contenuto sponsorizzato