Elly Schlein e l'ultima mossa di marketing del Pd gli occhi di Berlinguer e la scritta ''casa per casa, strada per strada'': fosse vero
Giornalista, ha lavorato per Alto Adige, Gazzettino e Trentino
La pasionaria che stenta ad accendere passioni adesso s’è affidata ad un’icona (benedetta). Il totem, cioè, di una sinistra che fu. Una sinistra che non diventò maggioritaria - (allora come ora) - ma che certamente non era ondivaga nei valori e nei principii. Che non era pasticciona e non peccava di indefinibilità così come accade ai “democratici” odierni. Chi aderirà al Partito Democratico di Elly Schlein - sborsando i soldi della tessera che dovrebbe testimoniare qualcosa di più della semplice simpatia - avrà gli occhi di Berlinguer stampati sul documento di adesione.
Sì, proprio l’Enrico: sguardo penetrante ma che più umano non si può. Occhi parlanti e carisma anche da muto. Sì, l’Enrico: lui non guardava alcuno dall’alto in basso. Quell’Enrico oggi appare sideralmente lontano dai quaquaraquà che riempiono gli schermi di scherno: professionisti di un irritante vaniloquio che aumenta ogni giorno di più i numeri del disinteresse per la politica e per chi la pratica (male, malissimo). Non è dato sapere se Schlein sia avvezza anche al marketing. Di fatto ha azzardato un’iperbolica trasposizione politica dei metodi commerciali.
Chi dovesse optare per questa interpretazione (le derisioni in tal senso sono già iniziate) mangia certo pane e cinismo. E forse è fuori strada. È probabilmente più corretto immaginare che Elly abbia un bisogno vitale di rammendare per quel che si può l’anima a brandelli del Partito Democratico. È possibile che chieda al passato di miracolare il presente ed il futuro del Pd. Se come si può leggere in centinaia di metafore (di scrittori, filosofi e pensatori doc) gli occhi non tradiscono l’interiorità di ciascuno, è indiscutibile che lo sguardo di Berlinguer sia un ancoraggio. E’ uno sguardo rassicurante ma al tempo stesso incapace di edulcorare o svendere i valori che distinguono la sinistra dal magma destrorso.
La tessera iconica è dunque l’espediente (per ora solo grafico) per indicare una rotta? Servirà a ritrovare una strada che sì va necessariamente adeguata ai tempi (drammaticamente grami) ma che deve svicolare dalle sabbie mobili di un partito che da una vita ormai è privo di spartito. Lo spartito dell’Enrico metteva al centro la rettitudine morale. Quella rettitudine segnava davvero una differenza. Pur di non derogare ai principii, ad una chiara riconoscibilità, si pagava dazio nelle urne. Per chi preferiva i sudori e gli odori delle periferie ai buffet con le ostriche c’era tuttavia rispetto. Magari perfino simpatia. Più che occhi c’erano occhiaie, quelle di una militanza che non si piegava agli orari della palestra e non conosceva il padel. Una militanza di vino scarto a tappo corona piuttosto che di spumantini. Una militanza di ascolto piuttosto che di sermoni.
Ecco, se Elly si guarda davvero indietro per guardare avanti con un lessico finalmente comprensibile anche al “tornitore Brambilla” di gaberiana memoria, quella tessera potrebbe non correre il pericolo di un ennesimo autogol. Se invece, come è possibile in questo caravanserraglio di furbesche piccinerie, la tessera di Elly fosse solo un tentativo di sbattere sul muso di Beppe Conte la storia nobile che dal Pci ha portato al Pd passando per un centro spesso scentrato? È una tesi che circola. Nemmeno tanto peregrina. Il camaleConte che si non si è mai sLEGAto dal peggio dei provvedimenti presi assieme a Salvini è funambolico nel piroettare da destra a sinistra, e viceversa, pur di tenere in mano il gioco. Un CamaleConte bravo ad infilzare la debolezza altrui e magistrale nel millantare con serafica prolissità una forza che non ha. Ebbene, il camaleConte oggi si spaccia per l’Enrico in un presente dove tutto è tragicamente concesso. La questione morale? La incarnerebbe lui e nessun altro visto quanto il Pd annaspa in Puglia e nel Piemonte.
Elly non ci sta. Elly ricorda al camaleConte che Berlinguer (l’Enrico) conosceva una sola stella (altro che Cinque, ormai spente): la stella polare di un’onestà preminente su tutto e a costo di tutto. Basterà una tessera? Boh. Sono fatti di Elly, di un Pd che non sopporta il camaleConte ma che lo supporta in tutte le sue presunzioni. Sarà che la sindrome di Stoccolma (“più me ne dai più ti amo”) non è una teoria scema. Ora si dirà – ci diranno – che non si può battere la destra senza mettere assieme gli opposti. Vero, ma per battere la destra - (che è destra brutta, affamata di poteri mai toccati e dunque presuntuosa e onnivora) - bisogna almeno che gli opposti un poco si attirino. Qui, nel campo che non è più largo di una tavola per il Subbuteo, gli opposti si tirano di tutto. È vero che la matematica (elettorale) non è un’opinione. Ma la matematica di chi si mette assieme in cagnesco perpetuo fa opinione. Ingrassa una destra che è ugualmente in cagnesco ma lo fa vedere meno.
Tornando alla tessera, il problema non sono gli occhi belli di un Berlinguer resuscitato un po’ per orgoglio e un po' tanto per disperazione. Il problema è lo slogan che sta in fronte alla tessera: “Casa per casa, strada per strada”. Lo diceva l’Enrico benedetto. Il fatto è che quel che Berlinguer indicava il Pci faceva. È qui che Elly azzarda davvero. È qui che rischia il tonfo, ma davvero. Il Pd in strada lo si è visto quasi soltanto nelle imminenze elettorali, in quei gazebo che sono spesso succursali all’aperto dei circoli dove quelli del Pd parlano a quelli del Pd mentre la gente passa e va (altrove).
Le case poi. Per bazzicare le case serve ritrovare un’abitudine alla normalità. Un’attitudine all’umiltà che esclude il vizio di “fare lezioni” sul mondo per ascoltare senza sbuffare le storie magari confuse dei propri interlocutori. Comprese quelle “qualunquiste”, per esempio. Per suonare i campanelli – (“casa per casa”) ci vuole un dito empatico. E la credibilità viene dalla costanza di presenza: l’una tantum non paga. Anzi, respinge. Se si scrive “Casa per casa, strada per strada” sui luoghi della politica non si può scherzare. Le istituzioni vengono dopo i territori, dopo i quartieri, dopo gli ingressi degli ospedali dove curarsi è ormai un terno al lotto, dopo mille altri posti in cui il progressismo è un’assenza.
La tessera con Berlinguer obbligherà il Pd a cambiare abito ed abitudini? Nel caso tiferemo per Elly. Se invece la tessera sarà solo un marketing di vecchie e nuove nostalgie, beh quegli occhi dell’Enrico il Pd di Elly se li guardi bene. Potrebbero chiudersi. E qualcuno sentirà dire, dall’aldilà, “almeno lasciatemi in pace”.