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Corpo a corpo la lotta contro i tabù nel festival che non teme l'azzardo

Da domani fino al 13 maggio a Villazzano spettacoli, incontri, performance sul palco e in tutto il teatro. "Puttana", "La merda", "Pornocidio": i Torquemada si tranquillizzino perché si fa semplicemente cultura dei diritti contro ogni discriminazione e per valorizzare le differenze
DAL BLOG
Di Carmine Ragozzino - 02 maggio 2023

Giornalista, ha lavorato per Alto Adige, Gazzettino e Trentino

TRENTO. “Puttana”, “La merda”, “Pornocidio”. Se uno dei troppi Pillon in circolazione (dentro e fuori le istituzioni) incappasse in uno di questi tre titoli ululerebbe con la bava alla bocca come un Torquemada di ritorno dal 1400 dell’Inquisizione.

 

 Beh, che ululino pure al vento dell’anacronismo e dell’oscurantismo mentre a Villazzano queste ed altre proposte inviteranno da domani (3 maggio) ad andare oltre, molto oltre, la curiosità attrattiva di questi e degli altri titoli di un festival che affronta con maggior convinzione la sua seconda puntata dopo la scommessa vinta lo scorso anno.

 

 Si parla di “Tabù”, vale a dire di una rassegna con la quale si intrecciano linguaggi artistici diversamente provocatori per provare a mettere a nudo veti, proibizioni, inibizioni e limiti cultural/sociali che accompagnano il vivere e la sua evoluzione attraverso subdole o palesi negazioni di diritti.

 È stata coraggiosa lo scorso anno la sfida ideata da Mirko Corradini, direttore artistico a Villazzano e dal suo team creativo e operativo. Quel coraggio di affrontare l’inconsueto e lo scomodo senza autocensure in questa seconda edizione si è trasformato in ulteriore consapevolezza: il teatro (in senso fisico e in senso filosofico) è obbligato a mettersi al servizio di tutti gli argomenti del vivere, specie di quelli che spesso sono più spinosi solo per la disabitudine o la paura di affrontarli in maniera libera, non ideologica, laica insomma.

 

  È quello che da domani fino al 13 maggio succederà tra palco, platea e pure dentro spazi inusuali del teatro di Villazzano in onore al tema del corpo e dei tabù che ad esso si legano. Corpi in cerca di identità. Corpi che un’identità ce l’hanno o l’hanno trovata dopo fatiche che si sa quando iniziano ma mai quando finiscono

 

 Corpi che si mostrano nell’orgoglio e corpi che si nascondono o che devono nascondersi per sfuggire al pregiudizio, all’incultura e appunto all’anacronismo. Non è né un caso né una furbata il sottotitolo scelto per la rassegna: la battaglia dei corpi. Una battaglia per la libertà (di genere, di scelta, di contesto in cui esprimersi), una battaglia per rivendicare quelle differenze e quei modi d’essere che ridicoli Inquisitori alla Pillon vorrebbero condannare al rogo se solo la legna oggi non costasse quanto l’oro.

 

 Spettacoli fatti e finiti, momenti di confronto dove la parola conta quanto il gesto scenico (si racconta, ci si incontra), performance a tu per tu dentro luoghi non convenzionali del teatro. E nel pacchetto anche un’apparente “trovata” che trovata non è ma che è invece una precisa indicazione per far convivere la maternità ed il lavoro (un’eresia) affidandosi alle storie e ai movimenti di un gruppo di ballerine incinta che hanno aderito ad una “call interessante” di nome ma, come si vedrà, soprattutto di fatto.

 

 Di originalità il festival Tabù davvero non difetta. E’ originale ed è intrigante quel “Puttana” che domani sera (in doppia replica alle 19 e alle 21) darà il via alla rassegna con un lavoro diretto dal direttore (artistico). Mirko Corradini dirige Beatrice Elena Festi su una drammaturgia di Maura Pettorruso e una colonna sonora “live” che sperimenta i suoni così come la scena sperimenta l’interiorità per farla diventare narrazione tanto estemporanea quanto contemporanea. L’elettronica per una piccola orchestra e una grande orchestra di sentimenti contrastanti per una sola attrice in scena.

Un azzardo? Possibile ma doveroso: così anticipò il regista.

 

  Doppelganger, il 5 maggio, è la dualità a tutta qualità del duo Abbondanza/Bertoni che rieditano una delle loro produzioni piùà apprezzate affidando le emozioni della danza a Francesco Mastrocinque, attore con disabilità, e al ballerino Filippo Porro. Due corpi diversi che si fanno uguali nell’abbraccio. Sucedesse anche nella società malata di finta perfezione ci libereremmo degli Uomini e delle Donne più false di Giuda.

 

  Il 7 maggio “La merda”. Testo urticante sulla condizione umana di Cristian Ceresoli che ha fatto incetta di riconoscimenti internazionali (traduzioni a iosa) grazie alla magia a palco di Silvia Gallerano, brutta alle prese con il genocidio culturale dei clichè ad escludendum (dei cervelli).

 

 Zombie, il 9 maggio, è un kit di sopravvivenza quotidiana nelle mani di tre attori (Cerra, Barella, Detassis) che provano a debellare l’estetica imparante. Se l’arma fosse l’etica? Pornocidio, il 10 maggio, è l’equilibrio tra giallo e cronaca del collettivo Tersite/Rossi. E poi le sorprese: Concavità è la sorpresa teatrale di un incontro dove il pubblico non s’aspetta. Insid(i)e è la gravidanza in scena (ma per davvero) e un pensiero di eguaglianza fuori scena. Talk con Amleta è la parola a chi lotta contro le differenze di genere, le discriminazioni ed il sessismo. Monica è il film sorprendente (a Venezia) di Andrea Pallaoro che fa viaggiare la protagonista nell’impervio della paura e del perdono.

 

 Eccolo il festival “Tabù”. Chi dovesse fermarsi (e spaventarsi) di fronte ai titoli per una volta non cambi canale e provi a mettersi in sintonia col presente (e con un futuro meno simile al passato più che remoto). E' dura ma potrebbe perfino rinsavire.

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