Coronavirus, Fugatti copia (male) Zaia e Fontana e punta sul mago della Ferrari (e due team di soli uomini) per il futuro del Trentino. Ma da lunedì si può fare la spesa?
Giornalista, ha lavorato per Alto Adige, Gazzettino e Trentino
E se il problema di Fugatti – della sua giunta - partisse da un complesso di inferiorità rispetto ai leghisti che in Italia contano più di lui, a partire da quel Capitan Fracassa che con un rosario in mano fa l’esorcista anti Covid immaginando che un “vade retro” e un Padre Nostro possano far scomparire il virus magari in tutto il mondo? Le mosse del presidente della Provincia non si spiegano altrimenti. Fatto sta che se il lombardo Fontana e il veneto Zaia – campioni del “meglio soli” ma con i soldi dell’intera nazione – ordinano qualcosa, lui – Fugatti – s’allinea.
Si mette in riga con i colleghi più altolocati. Replica le loro iniziative. Lo fa senza aver prima verificato “come e quanto” sono praticabili. L’ultima è di ieri e vale per domani: lunedì. Non è un modo di dire. Al supermercato, da domani, solo con mascherine e guanti. E’ un decreto? È un consiglio di quelli che Fugatti rafforza sottolineandoli in dialetto? È un auspicio? Fino a oggi, fino all’annuncio rilanciato da tutta l’informazione, non c’è ancora alcuna carta della Provincia che “cantasse” in merito.
In compenso c’è e ci sarà un collettivo disorientamento che aggiunge preoccupazione a preoccupazione a chi non ha nulla in contrario a tutelare sé stesso e gli altri ma pretenderebbe di essere messo nelle condizioni di farlo. Guanti nei supermercati? Giusto, sacrosanto. Ma chi in questi ultimi giorni ha frequentato le corsie e gli scaffali sa che trovare le scatole di “monouso” è più difficile che azzeccare tutti i numeri del superenalotto. Quanto alle mascherine, quelle hanno incominciato a ritornare nella disposizione dell’utenza da pochi giorni, in numero limitato, non dappertutto e a caro prezzo.
Chi scrive – ad esempio – ne ha recuperate tre, (ma mica di quelle super protettive) alla modica cifra di quasi cinque euro l’una. Ma occhio: comprare una mascherina non è come acquistare un capo di vestiario che se non sei vanesio indossi fin quando la pancia che cresce non ti rende ridicolo. Bisogna cambiarle spesso le mascherine. Così come occorre buttare i guanti monouso, sennò si chiamerebbero multiuso e non servirebbero che a fare il solletico al virus. E allora come la metteremo da domani? Ecco – per estremizzare ma poi mica tanto – una possibile scenetta. Si va al supermercato perché serve la spesa. I guanti non si sono trovati. La mascherina sì. Fugatti ti farà entrare? Pare di no. Ma se non entri non puoi nemmeno cercare i guanti. Che, in molti casi, non troverai.
E via così, nel teatro dell’assurdo quotidiano che se fosse messo in mano alla scrittura di Ionesco moltiplicherebbe all’infinito i non sense della “Cantatrice calva”. Meglio chiarire, anche se gli insulti dei leghisti che copiano il Fugatti che copia gli altri leghisti, verranno comunque in gran quantità. Nessuno nega che mascherine e guanti siano inutili. Servono anche se, a quanto pare, serve di più mantenere un metro e più di distanza. Servono a rassicurarci forse più che a sanificarci.
Ma da un amministratore che oggi – e non lo si invidia – si trova ad amministrare la tua salute ci si aspetterebbero decisioni, (anche dolorose), previa “verifica di fattibilità”.
Prima di dire “da domani fate questo e fate quello” si sono analizzate – tanto per dire - le scorte di guanti nei supermercati? E se per caso capitasse che i guanti ci fossero in un supermercato di Trento sud, chi abita a Trento Nord e volesse rifornirsi come potrà spostarsi visto che i decreti del Governo lo vietano? E sempre previa verifica – (che non si crede sia stata fatta) – non si potrebbe considerare l’ipotesi che i supermercati forniscano all’ingresso i guanti, (due a persona), per evitare inevitabili accaparramenti di scorte che comunque non saranno infinite. Se non ci si specula, tutti accetterebbero di pagare tipo dieci o venti centesimi in più sulla spesa. E ci sarebbe un minino di serenità in più.
Per le mascherine il discorso è diverso ma nemmeno tanto. Fugatti, nella versione “ghe pensi mi” che gli viene male perché il passaggio dal dialetto trentino a quello lombardo è ostico, ha promesso che ne saranno distribuite due a residente in tutto il Trentino. Bene, bravo e non bis, perché la necessità di mascherine da qui a settimane obbligherà a tris, quaterna e cinquina. Ma le benedette mascherine provinciali (promesse da una settimana in ogni conferenza stampa) non arriveranno certo questa domenica, né domani e forse nemmeno martedì. Ma nei supermercati la regola, (non regola fino a prova di ordinanza), pare valga da domani, lunedì. Come la mettiamo caro governatore? Facciamo fare la spesa ai fortunati e gli altri “che mangino brioches” come predicava una nota regina finita decollata?
Da chi ci amministra in questo periodo di tregenda non si può pretendere l’impossibile. Ma l’imponibile, (o meglio le imposizioni), devono essere praticabili perché di confusione e di contraddizione ce n’è in giro fin troppa. Per fortuna – nostra e perfino di Fugatti e della sua giunta – l’autodisciplina e il principio di precauzione della maggioranza dei trentini esiste. Molti si sono premurati di organizzarsi prima delle imposizioni mutanti e mutevoli. E così accadrà fin che si potrà e fio a quando le scorte dei presidi sanitari lo permetteranno. Ma il problema della chiarezza resta: serio, grave. Va ricordato per altro – a noi prima che a Fugatti – che la questione di guanti e mascherine è nulla di fronte all’invito seraficamente scellerato sullo sci e sul turismo in Trentino: acceleratori virali. È nulla anche rispetto al via libera per un familiare di ospite di casa di riposo ad entrare nelle Rsa e nulla anche rispetto al ritardo con cui si è affrontato il tema degli strumenti, (pc, tablet) per garantire lo studio a distanza a chi non ha i mezzi. Problema tutt’altro che risolto se non si capirà in che modo e in che tempi ci sarà la distribuzione alle famiglie.
Il tema guanti e mascherine è anche nulla di fronte alle mega incombenze dell’economia e delle nuove povertà crescenti da assistere. Bisognerà sperare che le neonate commissioni di esperti local e glocal appena istituite da Fugatti producano rapidamente “fatti e non parole”. Perché i fatti – tanto per dire, ancora – tardano anche rispetto al vicino Alto Adige. Bisognerà sperare che il mago della Ferrari chiamato a fare squadra anti crisi in Trentino – (Arrivabene) – sappia come far correre le misure anti emergenza senza che il motore grippi come spesso è accaduto alle ultime “rosse” della Formula Uno. E che i due gruppi voluti da Fugatti (quello di analisi di scenario e quello tecnico operativo) composti da quindici uomini e nemmeno una donna riescano a pensare e ad avere una prospettiva non solo maschile (e quindi fallimentare ancor prima di partire) ma che comprenda anche l'altra metà del cielo con tutte le spinte sociali, culturali, economiche che ne verrebberro, fondamentali per immaginare il futuro anche del nostro Trentino.
Fugatti, la sua giunta, saranno all’altezza? Ci si accontenterebbe che non fossero alla “bassezza” del rischio di improvvisazione. Ci si accontenterebbe che mettessero in quarantena la propaganda di partito: bandiera europea ammainata ma casse aperte ai soldi che l’Europa manderà anche ai trentini. Verrebbero applauditi - Fugatti e i suoi- anche da chi non li ha votati ma ne riconosce ovviamente la legittimità. Sempre che si ricordassero ogni tanto che oggi più che mai governare si può solo con il confronto e con l’umiltà, raccogliendo idee buone. Da ogni parte arrivino. La legittimità, allora, diventerebbe credibilità. Copiare i compiti altrui – si badi non primi della classe ma certamente primi nella devozione leghista – non è detto produca risultati. A chi scrive – tanto per ridire – capitò di copiare un compito di matematica senza aver studiato. E senza ragionare. Presi due. E fu meritato.