A Trento le "cornici" di Wang Zhongjie, sguardo verso l'orizzonte intuizione della nostra Demattè
Appassionata di arte e cinema con Chaplin nel cuore
Non è un film, ma sullo schermo (immaginario) si possono intuire segni inconsueti, assolutamente liberi. Che riescono a spingerci oltre l’immagine convenzionale dell’arte cinese. La mostra “Nuvole nere cielo azzurro” del pittore Wang Zhongjie appena inaugurata a Trento ci spinge in questa nuova, insolita direzione. Wang Zhongjie è uno degli emergenti tra gli sperimentatori dell’arte contemporanea cinese. Parte del suo successo lo deve anche all’intuizione di una giovane storica dell’arte, la trentina Monica Demattè. E’ stata lei a ‘scoprirlo’ nella sperduta provincia Henan, dopo anni di frequentazioni tra gli artisti più significativi del paese della Grande Muraglia.
Monica Demattè, formazione universitaria al DAMS di Bologna e – già negli anni ’70 – costantemente in Cina, spinta da una immensa curiosità e dal desiderio di scoprire (valorizzare) nuove dimensioni dell’arte, non solo orientale. Senza mai dimenticare il suo paese d’origine, Vigolo Vattaro. Amore per la Cina che la porta a diventare la direttrice dello spazio cinese MoArt, a Guangzhou, affermandosi come una delle più autorevoli esponenti della critica e storia dell’arte moderna d’oriente.
Con la grinta e la curiosa tenacia che la contraddistingue, Monica Demattè incontra Wang, E subito intuisce le grandi potenzialità di questo artista. Iniziando a proporlo al pubblico occidentale, organizzando varie mostre in Europa e pure questa di Trento, nel nuovo spazio espositivo KN, allestito da Federico Mazzonelli, storico e figlio d’arte, spazio ricavato nel suggestivo vicolo dei Dall’Armi, dietro piazza Pasi. Opere decisamente coinvolgenti.
L’effetto è sfuocato come una foto in movimento, come la nebbia sul mare, un’astrazione che si colloca in un mondo di ricordi, di fantasie, di silenzi. Vissuti che solcano la memoria, una memoria storica di un passato che torna e affiora nella mente come i ricordi di paesi lontani. La cornice – il tratto più evidente, decisamente ostentato, di ogni opera di Wang Zhongjie - vuole mettere un confine al vissuto che emerge nei blu, nei gialli , nei grigi fuggevoli ma presenti. Ci si sente come su una spiaggia a guardare un orizzonte che va verso la notte. L’artista ci trasmette le sue esperienze che giungono a noi in uno schermo sfuocato, dove i pensieri si liberano.
La sera del vernissage trentino, Monica Demattè racconta del suo amore per la Cina, di come ha conosciuto Wang, affascinando subito la folta platea. L’artista, timido e riservato, comunica solo in cinese, ma non si sente spaesato, sicuro della competenza e della perfetta traduzione dal cinese da parte della sua ‘curatrice’, appunto la Demattè. Immergersi nei lavori di Wang, sostando negli spazi della galleria KN di Trento ( esposizione fino al 2 aprile ) è come vedere l’invisibile, un’esperienza vera. Del resto il giudizio su come si percepisce l’immagine lo ha ribadito un maestro della precisione fotografica, il grande Henri Cartier Bresson: la nitidezza è un banale concetto borghese.