Punto di riferimento emozionale ed educativo, da Grazia Toderi al turco Orhan Pamuk, da Panza di Biumo a Mario Sironi, le collezioni dominano al Mart
Appassionata di arte e cinema con Chaplin nel cuore
Al Mart non ci si va per caso. Rovereto con il Mart è un preciso punto di riferimento emozionale quanto educativo, non solo per scolaresche, famiglie o per il turismo di qualità. Ma può l’arte contemporanea attrarre la gente o un museo d’arte contemporanea rimane luogo d’elite per collezionisti incalliti?
Può un museo mettersi in gioco per restare vivo e pulsante? E’ una scommessa che si fa oppure gli spazi museali non devono essere contaminati da folle di neofiti incapaci di apprezzare l’Arte?
Sono domande che ci si pone entrando nella piazza con l’inconfondibile cupola che primeggia dall’alto, architettura che riporta al Pantheon, un passato con cui il progettista Mario Botta ha fatto i conti.
Ogni visita al Mart è un’esperienza che si rinnova. Anche in questa stagione di ‘collezioni’. A partire dall’ingresso, dalla porta girevole che subito ci mette a contatto con un’opera di Giuseppe Penone, un grande tronco di bronzo incastonato sul muro, 'Spazio di luce' è il titolo. Un percorso poetico che l’artista fa nella sua natura.
Il bianco ci avvolge. Si salgono le scale e nelle sale si susseguono le attuali Collezioni.
Ci soffermiamo su: Focus - Mario Sironi nella Collezione Allaria a cura di Daniela Ferrari e Alessandra Tiddia, inaugurata il 5 marzo.
Sono 70 le opere di Mario Sironi, che si susseguono con i famosi toni di blu vibranti sulla tela. La collezione di Antonio Allaria va ad ampliare il patrimonio del Mart. Si ha l’opportunità di vedere opere di Renato Guttuso, Anton Zoran Music e Graham Vivian Sutherland, un bel percorso.
In un’altra sala: Focus - La materia della forma. Collezione Panza di Biumo a cura di Denis Isaia e Gianfranco Maraniello, direttore del Mart. Contemporaneamente è stata inaugurata la mostra: Grazia Toderi ed il turco Orhan Pamuk, il 2 aprile (lei premiata con il Leone d'oro nel 1999, lui scrittore premio Nobel per la letteratura nel 2006). I due sono uniti in un progetto per realizzare il Museo dell'innocenza ad Istanbul.
Ma torniamo a Giuseppe Panza di Biumo, morto nel 2010, un grande collezionista d'arte che racconta nei suoi scritti, le sue scelte stilistiche, i suoi pensieri sulle opere e sul mondo artistico: il dominio del pensiero sulla materia è il principale concetto che esprimono le opere in mostra. Gli artisti ricercano nelle opere, apparentemente fragili e di piccolo formato, i propri miti, le proprie radici, nei semi di edera che si mostrano ai semi di caglio, come ci presenta Christiane Lohr. Ogni artista sembra collegarsi all’altro, frutto delle scelte del collezionista.
Panza di Biumo ha creato un punto di riferimento per l’arte mondiale nella sua villa a Varese. "E’ il cuore della cultura contemporanea", dice il regista Wim Wenders. La villa è stata donata al FAI nel 1996 dal collezionista, per mantenere la solidità che richiedeva. Panza di Biumo è stato un sostenitore del Mart, già nel 2010 con Gabriella Belli direttrice in “Conceptual Art. The Panza collection”.
Ma chi crea o mostra un’opera dovrebbe trasmettere con chiarezza il suo pensiero oppure sta al fruitore viaggiare con lo sguardo e non farsi troppe domande?
Si scende per uscire e si cerca il bookshop, che appare vagamente imbucato in lontananza dietro la biglietteria. Contiene libri d’arte, oggetti, bigiotterie d’artista, materiale per bambini, giochi, libri, molto interessanti.
Se la giornata è bella c’è il giardino delle sculture che ci attende con il suo grande prato, un luogo per rilassarsi e filosofeggiare, sull'arte concettuale un mondo in cui il concetto è l'immagine.