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Non ci sono solo film da Oscar

DAL BLOG
Di Alda Baglioni - 13 marzo 2024

Appassionata di arte e cinema con Chaplin nel cuore

Un anno, il 2023, non certo misero di splendidi film. Candidati all’Oscar validi avversari per l’Italia che non ce l’ha fatta ad avere la meglio. Matteo Garrone con il suo avvincente “Io Capitano” è stato surclassato dallo spiazzante “La zona d’interesse” del britannico Jonathan Glazer che si aggiudica l’Oscar come Miglior film internazionale. Non nei canoni da Oscar, senza effetti speciali o spettacolarità come “Povere creature” del greco Yorgos Lanthimos (vincitore a Venezia 80 del Leone d’Oro ha ricevuto tre Oscar) e il pluripremiato “Oppenheimer” (cinque premi Oscar) di Christopher Nolan.

 

Quasi una performance, il carismatico lavoro di Glazer, grazie alle scelte sonore, infatti si aggiudica anche il Premio Oscar come Miglior Sonoro. Una storia del passato fatta per il presente per chiedersi: dove porta la deumanizzazione? Dalla memoria storica a quella personale.

 

Un film uscito in questi giorni nelle sale cinematografiche e non presentato agli Oscar: “Memory” del messicano Michel Franco. Una piccola grande opera cinematografica proposta l’ultimo giorno alla 80esima Mostra del cinema di Venezia, dove Peter Saasgaard, il protagonista, si aggiudica la Coppa Volpi inaspettatamente e meritatamente.

 

Siamo a New York, un’assistente sociale Sylvia, l’attrice californiana Jessica Chastain, si divide fra il lavoro, la figlia, le riunioni degli Alcolisti Anonimi. Il taciturno Saul, dopo una cena tra compagni di scuola, la segue a casa facendola spaventare. L’incontro le farà riemergere la memoria del passato.

 

Sylvia è costretta a confrontarsi con i suoi demoni e con l’amore. Traumi irrisolti si confondono con la scoperta della demenza di lui che dimentica quello che fa, le persone e le vie in cui vive. Un rapporto appassionante che si costruisce lentamente tra i due. In parallelo la tensione continua per le bugie e gli abusi subiti nel passato da Sylvia, nascosti dalla madre.

 

Frammenti del vissuto riaffiorano, la musica “A whiter Shade of Pale” dei Procol Harum, crea l’atmosfera e ci rivela la sofferenza di Saul. Occhi aperti ma potrebbero essere chiusi, per allontanare l’emarginazione, senza certezze.

 

Il cinema del crudo cineasta, senza effetti speciali, vuole far riflettere sulla perdita dei ricordi e se sia possibile fuggire dalle zone buie della nostra mente. “Volevo girare un film sulle persone che, per un qualsiasi motivo, si perdono nelle maglie della società”. E sostiene: “Non mi piace fare film furbi, in cui nei primi cinque minuti già’ tutto si sa, cerco di fare il contrario”. E c’è riuscito.

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