La Genziana d'oro a un pastore contemporaneo, un'edizione speciale del Trento Film Festival tra sold out e sale superaffollate
Appassionata di arte e cinema con Chaplin nel cuore
Un’edizione speciale. E’ il caso di dirlo. La72esima edizione del Trento Film Festival ha visto sale superaffollate con gente anche in piedi, numerosi i film sold out.
E’ la dimostrazione che la gente trentina e non solo, ama il Festival ma soprattutto ama il cinema di qualità in sala. La programmazione del Trento Film Festival è stata decisamente apprezzata anche dal presidente Mauro Leveghi, che ha paragonato il responsabile del programma cinematografico, Mauro Gervasini, ad una farfalla leggera che vola da una sala all’altra durante i giorni del Festival, con discrezione e competenza.
Gervasini, soddisfatto dei film premiati, elogia il lavoro e le scelte della Giuria che assegna la Genziana d’Oro Miglior Film a “Un Pasteur” del francese Luis Hanquet, al suo primo lungometraggio documentario.
Già il pubblico in sala nelle due proiezioni, aveva apprezzato la storia del giovane Felix. Il pastore vive isolato dal mondo, tra le pecore, solo con i suoi fidati cani, è sempre di corsa per controllare il gregge con i biondi capelli al vento.
Si segue la vita di Felix dall’autunno alla primavera nelle prealpi francesi. In estate il pastore percorre solitario più di duecento chilometri a piedi per condurre la mandria ai pascoli di montagna nelle Alpi dell’Alta Provenza e raggiungere la valle dell’Ubaye.
In mezzo alle rocce lui deve convivere anche con il lupo che si aggira anche nei suoi sogni. Quando ha tempo lui scrive al padre e legge. Tra campanacci e rumori rupestri la musica contemplativa della colonna sonora ci immerge in una vita sospesa dove il silenzio della sera porta a sfogliare un libro di poesie del poeta portoghese Fernando Pessoa.
Felix con i suoi parenti si incontra per discutere su come difendere il territorio che lo circonda. E’ solo e ogni pecora deve essere controllata e a volte l’agnellino verrà nutrito con il biberon. Il modo in cui lui affronta la sua solitudine lo rende contemporaneo. Il giovane regista, cresciuto tra Parigi e il sud ovest della Francia, con “Un Pasteur” ci mostra una fotografia impeccabile che sviluppa empatia.
Un altro luogo poco frequentato è la Valle di Saint Barthelemy in Valle d’Aosta dove è stato girato “Segnali di vita”. Il documentario ha ricevuto il premio del Pubblico, Miglior Lungometraggio Dao.
Il siciliano Leandro Picarella è il regista ed è al suo terzo lungometraggio. Nel villaggio c’è un osservatorio astronomico che scruta i cieli ogni notte. Un astrofisico Paolo Calcidese si trasferisce lì per staccarsi dal suo mondo e portare a compimento le sue ricerche scientifiche. Il telescopio si guasta e lui è unico custode dell’Osservatorio. Ma gli è stato chiesto di fare un’indagine sulla gente del posto. Il suo unico aiuto è un robot parlante. Il questionario proposto lo porterà ad aprirsi e conoscere la comunità montana. Con molta ironia, l’astrofisico cercherà di mettersi in gioco
“Segnali di vita” termina con le note di Franco Battiato, tra la polvere di stelle. Un’edizione frutto di una selezione accurata, film di alta qualità in concorso e non. Qualche difficoltà organizzativa dovute all’ingresso contemporaneo nelle tre sale del cinema Modena. Si potrebbero anticipare gli orari o fare più repliche magari in altre sale. Perché la voglia di buon cinema non si ferma.