In Italia sale cinematografiche con un calo del 48% ma Trento va sold out con il Trento Film Festival. La kermesse si avvia alle battute finali
Appassionata di arte e cinema con Chaplin nel cuore
Trento è un’oasi felice. Il primo maggio in Italia le sale cinematografiche hanno subito un calo del 48%, a Trento tutto sold aut grazie al Trento Film Festival.
Anche il nuovo Astra, non coinvolto con la programmazione del Trento Film Festival, cinema nato dalle ceneri dello storico Astra ha avuto una notevole affluenza di pubblico per il film del Bhutan “Lulana”, regia di Pawo Choyning Dorji, girato in un villaggio alla fine del mondo. Luoghi spesso protagonisti del Festival, che si avvia alle battute finali.
La 70esima Edizione si è arricchita di sezioni che hanno premiato il grande cinema. Prima fra tutte la presenza di un’icona del cinema francese Luc Moullet e la moglie che traduce le interviste con grazia e ironia. I film presentati rispecchiano la personalità caleidoscopica del regista.
Poi la sezione “Destinazione Futuro” con la consulenza del consolidato Trieste Science-Fiction, con grandi film di fantascienza del passato che anticipano il futuro. Una miriade di possibilità offre il Tff, ma veniamo ai film in concorso.
Dalla terra ferma all’oceano. Qual è il nostro posto nel mondo? Risposte date dai documentari in concorso come il bollente “Fire of love” e “Lassù”, documentari stilisticamente differenti ma uniti dalla sacralità dell’esistenza.
“Fire of love” descrive la ricerca di due vulcanologi empatici coniugi francesi Katia e Maurice Kraftt che hanno dedicato la loro vita (dicono che non avranno mai figli) per analizzare i misteri che racchiudono il mondo affascinante dei vulcani. Il film dell’americana pluripremiata Sara Dosa che ha diretto scritto e prodotto il lavoro, ci fa rivivere l’esperienza unica ed irripetibile di due figura splendide, ironiche, sorprendenti.
Una sfida con la morte che si legge negli occhi di Katia sorridenti ma velati da una fine prevista. Immagini mozzafiato, girate da Maurice e Katia in tutto il mondo, alla ricerca di vulcani attivi tra il '70 e l’80. Sembra di immergersi in un film di fantascienza ma è tutto vero, non ci sono effetti speciali e la morte non è finzione. Un archivio fotografico, pellicole in 16mm. importantissimo per la scienza e per capire quanto coraggiosi e determinati siano stati i due vulcanologi.
Lettere, appunti e filmati tra bellezza e tragedia. Un documentario che si merita una valanga di premi; ha già ricevuto il Premio Lizard-viaggio e avventura. La ricerca del proprio posto nel mondo se la chiede in modo differente ma unico Isravele in “Lassù’ un documentario diretto dal fiorentino Bartolomeo Pampaloni, un filosofo formatosi cinematograficamente tra Parigi e Roma.
Il regista per due anni ha piantato la tenda nel terreno adiacente al “tempio” di Isravele. Dai palazzi di Brancaccio a Palermo, Nino che faceva il muratore, lascia la famiglia e va a vivere sul Monte Gallo, guidato da una forza irresistibile.
Questi cambiamenti radicali gli fanno modificare il nome, si farà chiamare Isravele. L’osservatorio militare abbandonato diviene il rifugio per un artista semianalfabeta. La luce interiore che lo guida gli permette di applicare le sue conoscenze tecniche musive e Isravele, al contrario “elevarsi”, trasforma il luogo in uno splendente tempio bizantino con materiali di riciclo, malta, stucco, cazzuola.
Ma l’artista naif non ha un semplice carattere, non ama le interviste, è diventato famoso e nel tempio arrivano comitive di curiosi che lo irritano. Non si concede facilmente l’artista visionario ma il regista, armato di gran pazienza, sa come convincerlo. Il documentario ci porta in luoghi ignoti ed un contesto affiora, comune a tanti luoghi in Italia.
Le spiagge abbandonate dai villeggianti indifferenti che lasciano cumuli di immondizie volanti. La “collina del disonore” a Pizzo Sella, segni di un paesaggio devastato.
Tra un lavoro e l’altro, l’incessante Isravele sa quando uscire di scena e come una star sa quando l’intervista deve finire. “Un mondo che scorre sempre più veloce verso l’oblio di se’ e per il quale l’artista non cessa di essere uno scandalo vivente.” Lo dice Prampalone.
Tra rivelazioni e follia. Al Tff alcuni problemi organizzativi per chi vede più film. Non c’è spazio tra una proiezione e l’altra perché sono troppo ravvicinate. Peccato perché si perdono gli incontri con i registi dopo la visione.