Appassionata di arte e cinema con Chaplin nel cuore
I legni dialogano con le lamiere. Listoni di larice, lamine arrugginite, recuperati da case crollate o da ristrutturare. Chiodi di tutte le dimensioni, lamiere abbandonate, serrature antiche, legni di castagno animati con un tocco di vernice rossa come un cuore che palpita.
Sono i lavori di Giovanni Bailoni, detto affettuosamente Giovannino. L’artista, nato a Riva del Garda nel 1951, ha alle spalle numerose mostre personali e collettive. Le sue sculture sono esposte in vari parchi del Trentino, come a Vezzano nella valle dei Laghi.
Ma anche all’estero le sue creazioni prendono il volo. Una sua opera è in Boemia, a Pribram, Repubblica Ceca. Il 27 maggio 2023, inaugurazione con la scultura di Bailoni, titolo” Destinazione Pribram”, nel parco dedicato ai profughi della val di Ledro e parliamo del maggio 1915. Il comune di Ledro è gemellato con Pribram dove i ledrensi vissero, instaurando anche rapporti di amicizia mantenuti nel tempo.
Il metallo si unisce ai legni e viene consolidato da una struttura interna eseguita da un amico fabbro specializzato, Enzo Pellegrini, anche lui scultore. Lo studio di Bailoni, nel giardino sotto casa, è un accumulo di materiali di recupero che amici e conoscenti (lui stesso nei suoi viaggi) procurano.
Ecco che nascono figure mitiche, esseri senza tempo, come Don Chisciotte, Sancio Panza, Dulcinea, personaggi appartenenti al mondo delle fiabe come “Pinocchio” oppure “Il gatto con gli stivali” che diventa “Il gatto con lo stivale”.
Con la professione di odontotecnico alle spalle, Giovanni Bailoni da vita agli oggetti dimenticati e abbandonati.
Tra ironia e voglia di mettersi in gioco, riaffiora il passato. Si riflette sull’ambiente e sulla gente che deve abbandonare le proprie case.
L’esodo della popolazione civile della Valle di Ledro in Boemia negli anni della prima guerra mondiale, rappresenta, con la scultura di Bailoni, figure allungate verso un fagotto, che ci riporta ai nostri giorni, alle sciagure che hanno coinvolto la Romagna, all’abbandono delle proprie terre, drammi di ieri come oggi.