''Favolacce'' ora si vede sulle piattaforme, speriamo di rivederlo nelle sale
Appassionata di arte e cinema con Chaplin nel cuore
Lo streaming online dilata l’immaginazione. Provare per credere. Prendiamo un film disponibile da pochi giorni su tutte le piattaforme: “Favolacce” dei fratelli D’Innocenzo che hanno scritto il soggetto e la sceneggiatura.
Il film ha vinto il Premio per la miglior sceneggiatura alla Berlinale 2020. Una storia di ordinaria follia, quella di una serie di nuclei “familiari”, di una stessa zona alla periferia di Roma. I ragazzi, tra amici e parenti, frequentano tutti la medesima scuola.
Uno spaccato di vita quotidiana di famiglie apparentemente normali. Difficoltà economiche, fallimenti, frustrazioni degli adulti. Comunicazione nulla però con il mondo degli adolescenti. Genitori in crisi, figli senza riferimenti. Una scuola che non aiuta. Anzi.
Con il solido carisma vediamo Elio Germano, nel ruolo di Bruno Placido, marito e padre di due figli bravissimi a scuola. Il più grande, Dennis, fa domande inappropriate e con la sorella, subisce gli scatti nevrotici di questo genitore incapace di onorare il proprio compito.
La madre dal canto suo accetta in silenzio; urlerà solo a tragedia compiuta.
In questo periodo, dove le sale cinematografiche sono in ginocchio, il coronavirus ha costretto il mondo nelle mura domestiche. La televisione, con internet collegata alle innumerevoli piattaforme, sono l’unica possibilità per vedere i film di questo ‘tempo sospeso’.
Per chi è abituato alle sale è come mangiare una pizza surgelata. Sembra un usa e getta, senza interruzioni. Torniamo a "Favolacce".
Scene come il bagno nel mare, l’arrivo del padre (Germano) imbruttito che ostenta una pancia opulenta - oppure il folle insegnante Bernardini, che dal vetro guarda la dirigente, come in un quadro di Francis Bacon - si appiattiscono nel piccolo schermo.
Tutto sembra più misero, banale e ci vuole una bella immaginazione per provare empatia verso i personaggi. Eppure ci sono attori bravissimi, primi piani che sul grande schermo avrebbero mostrato il meglio, come ai tempi di Pier Paolo Pasolini.
La ragazza-madre per esempio, o Max Malatesta (assomiglia fisicamente a Christian Bale), padre di una bella ragazzina con problemi di apprendimento. Beato chi ha potuto al Festival di Berlino, apprezzare il film nella sua pienezza.
Il cinema cura, il cinema è cultura. Ma lo Stato non ha ancora pensato a sostenerlo in tutti i sensi.
Non è il caso di proporre quegli squallidi “drive in” magari con il cibo MacDonald per sentirci più americani. Non è il momento.
Il mondo del cinema è tutto fermo. Non si producono film, non ci sono set, le sale cinematografiche sono chiuse (riapriranno pare il 15 giugno). Ci sono delle proposte degli esercenti. Il lockdown ha fatto emergere i problemi del cinema italiano.
Potenziare film che hanno avuto una distribuzione in streaming, retrospettive, cineforum. Serve una maggiore libertà di scelta. Le piccole sale, i distributori indipendenti, non vogliono ‘cancellare’ la gente che ha sempre condiviso il grande schermo. Bisogna rispettare le singolarità di ciascuna sala, dice la ‘lettera aperta’ al pubblico di esercenti e lavoratori del cinema, pubblicata online al link lasci.cloud, che ha riscosso migliaia di adesioni.
Una riflessione condivisa da appassionati cinefili che credono nel cinema come condivisione e come luogo di discussione. Così un film come “Favolacce”, mette in luce come la scuola non sia un punto di riferimento positivo.
Ora più che mai con le scuole che riapriranno in settembre con i dovuti cambiamenti, perché lo Stato non potenzia le sale cinematografiche creando un rapporto costante con il mondo scolastico, magari con una programmazione estiva?
Perché un film d’autore senza il grande schermo, non potrà mai essere apprezzato nella sua essenza.
Perché il cinema non è solo business, come l’arte, ha il potere di farci stare meglio.
E in questo momento di ripresa, più che mai ne abbiamo bisogno. Il 15 giugno il decreto governativo dovrebbe riaprire le sale. Non abbandoniamo il cinema.