''Cattive acque'', la verità sugli abusi commessi dalle grandi imprese
Appassionata di arte e cinema con Chaplin nel cuore
L’effetto coronavirus colpisce ancora. Nonostante l’apertura a Trento delle sale cinematografiche, poco pubblico in sala.
Programmazioni rinviate a data da destinarsi. Un film tra tanti come “Volevo nascondermi” con Elio Germano che interpreta il tormentato artista Antonio Ligabue, del regista Giorgio Diritti, già apprezzato all’esordio per il film del 2005 “Il vento fa il suo giro”. Adesso si rispetta la normativa e non si sa quando verrà proiettato.
Così in sala resta “Cattive acque”, e vederlo ne vale veramente la pena. Il film del regista californiano Todd Haynes, è un dichiarato atto d’accusa. Protagonista Robert Bilott (Mark Ruffalo, anche produttore) è un avvocato in carriera di Cincinnati in Ohio, che deve scontrarsi con l’industria chimica per cui lavora quando scopre scottanti testimonianze di un allevatore di Parkersburg, Wilbur Tennant (Bill Camp), amico della sua amata nonna. Riscontri che danno il via ad una durissima requisitoria.
In diciannove anni di battaglie (la causa è ancora in corso) l’avvocato rappresenterà circa settantamila cittadini dell’Ohio e Virginia per dimostrare che l’acqua potabile era contaminata dalla DuPont, industria produttrice del Teflon delle padelle antiaderenti, tanto usate nelle cucine di tutto il mondo.
Il regista ribadisce: “Il racconto puntuale di una saga sugli abusi commessi dalle grandi imprese, con scottante rilevanza politica e culturale”. Tra Alan Pakula e Michael Mann, l’idea del film scaturisce dallo scoop di Nathaniel Rich, comparso sul New York Times nel 2016 sullo scandalo Teflon-DuPont. Anche se il Teflon nasce da molto prima, scoperto nel 1938 per caso dal chimico Roy Plunkett che lavorava per la DuPont, sfruttato inizialmente per scopi militari (rivestiva i carri armati).
Il politetrafluoroetilene diventa quindi il materiale che riveste le pentole antiaderenti dagli anni sessanta in poi. Ma il PFOA- C8 composto da carbonio e fluoro è cancerogeno, confermato negli animali (e nel film le immagini parlano), riscontri che convincono l’avvocato a schierarsi contro la multinazionale, per affermarlo.
Nel 2016 l’IARC (agenzia internazionale per la ricerca sul cancro) ha classificato il PFOA nel gruppo 2B come sostanza possibilmente cancerogena per l’uomo. Non solo cosa mangiamo, ma anche come cuociamo diventa importante per la nostra salute. Robert Bilott, tenace avvocato guidato dal profondo senso etico, non molla, nonostante si ammali e trascuri la sua famiglia. Una battaglia che sembra non avere fine. Infatti sta ancora lottando, nonostante alcune battaglie vinte, per salvaguardare gli uomini e gli animali dai soprusi ambientali.
Per affermare eroicamente che la verità viene sempre a galla. “Cattive acque” al cinema Astra di Trento.