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Billie Holiday, un commovente mito del jazz contro gli Stati Uniti

DAL BLOG
Di Alda Baglioni - 16 maggio 2022

Appassionata di arte e cinema con Chaplin nel cuore

Le discriminazioni non guardano in faccia a nessuno. "Gli Stati Uniti contro Billie Holiday" del regista Lee Daniels, considerato il messia degli afroamericani, indaga sull’accanimento del Governo americano e dell’Fbi contro la generosa cantante con la gardenia tra i capelli.

 

Il jazz è improvvisazione. E lei “Lady day”, è la regina. Una breve vita, finita a quarantaquattro anni, in ospedale malata gravemente, eppur arrestata per l’ennesima ed ultima volta.

 

Il regista, dopo aver letto il libro di Johann HariChasing The Scream: The First and Last Days of the War on Drugs” (lotta alla droga), decide di fare un film per scavare nella storia della cantante e mostrare la sua lotta contro le discriminazioni.

 

La storia della Holiday viene interpretata egregiamente da Andra Day, cantante professionista, con “Rise up” si è infatti già esibita in presenza di Barack Obama alla Casa Bianca.

 

Andra candidata all’Oscar, ha vinto il Golden Globe come attrice protagonista. E’ un’esordiente la Day, ma sa emozionare e riesce a trasmettere non solo nella bellezza, nello stile, nella voce (ha interpretato 13 brani), l’unicità di Billie.

 

New York 1957 Billie, già famosa, viene invitata in studio per un’intervista radiofonica. Le domande del giornalista sono un pretesto per andare indietro nel tempo.

 

Un flashback che ci porta agli anni trenta, quaranta, all’ostinazione del funzionario Harry Auslinger (Garrett Hedlund) primo commissario del Federal Bureau of Narcotics che la perseguita. La Holiday, deve fare i conti con la tossicodipendenza, il marito è violento e ambiguo e la polizia non le da’ tregua.

 

Anche in “Green Book”, altro film, vincitore di tre premi Oscar, diretto da Peter Farrelly, il pianista afroamericano non ha vita facile.

 

Pure Billie viene pedinata e arrestata per la tossicodipendenza, ma la causa è un’altra. La realtà è che Billie, ha sempre messo a nudo se stessa e ha lottato per difendere i diritti dei neri e “Strange fruit” (da una poesia di Lewis Allan) “Gli alberi del Sud hanno strani frutti…” cantata da lei nei concerti ha un testo che denuncia il linciaggio.

 

Una grande voce riesce a scuotere gli animi del potere americano perché la canzone può incitare alla protesta. Un federale, Jimmi Fletcher (Trevente Rhodes) agente nero infiltrato che inizialmente la denuncia, si innamorerà di lei e cercherà di difenderla. Il film si arricchisce di brevi frammenti di repertorio. Si creano atmosfere ricostruendo Il leggendario “Cafè Society” a New York.

 

Flashback che si accavallano: Billie bambina con la madre senza scrupoli, violentata a dieci anni. Un talento naturale, Billie non ha studiato musica, bella, elegante, sinceramente simpatica. Pochi gli amici, suona con lei Lester Joung (Tyler James William). Non a caso Prada stilista ha reinventato gli outfit ispirandosi ai modelli d’archivio della fascinosa cantante.

 

Amori tormentati, canzoni potenti e per ultimo con i titoli di coda che avanzano, il ballo con il goffo Jimmy che non finirà mai di amarla. Dopo anni di lotte, finalmente l’8 marzo scorso il Senato americano ha approvato la legge che dichiara illegale il linciaggio, punibile con 30 anni di carcere. Grazie a Billie Holiday, che commuove e con la sua voce vibrante ha cambiato il mondo della musica jazz e molto di più.

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