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Alla Fondazione Marconi la mostra "A space odyssey'' di Gianni Colombo

DAL BLOG
Di Alda Baglioni - 14 maggio 2023

Appassionata di arte e cinema con Chaplin nel cuore

Il passato ha futuro. Tre generazioni con la passione per l’arte. Egisto il nonno corniciaio, lavora con artisti come Carlo Carrà, Giorgio de Chirico, Mario Sironi; Giorgio il padre diventa collezionista e gallerista è il 1965, nel 2004 costituisce la Fondazione Marconi. E Gio’ il figlio continua la ricerca artistica sul contemporaneo.

 

E’ Fondazione Marconi e Giò Marconi a Milano che propone “Gianni Colombo-A Space Odyssey”. La mostra, curata da Marco Scotini durerà fino al 17 luglio.

 

Una coinvolgente retrospettiva in occasione del trentesimo anniversario della scomparsa dell’artista. Il titolo della mostra vuole mettere in rapporto uno dei più significativi esponenti dell’arte cinetica ed ambientale con un regista cult, Stanley Kubrick, che, nel 1968, ha realizzato il colossal fantascientifico “2001 Odissea nello spazio”.


Gianni Colombo ha fondato il Gruppo T, nel 1959 a Milano, con Giovanni Anceschi, Davide Boriani e Gabriele Devecchi, a cui si aggiunge Grazia Varisco. T sta per tempo. Una sorta di avanguardia cinetica che indaga nell’ambito della ricerca visiva, l’instabilità percettiva, la persistenza delle immagini sulla retina, realizzando i primi ambienti interattivi.


Gli spazi sono reinventati, destabilizzano, le pareti sono inclinate come il pavimento, le scale non seguono un percorso regolare. Non ci sono assi di riferimento. Quattro piani di esposizione per un artista che vuole decostruire i codici di comportamento ordinario.


Le primissime opere in ceramica del 1960. “Costellazioni intermutabili”, “Cromostrutture”, lampade del 1961 in plexiglas, acciaio e filo elettrico. Si viaggia in uno spazio antigravitazionale, nei lavori di Colombo che vengono eseguiti un anno dopo l’allunaggio dell’Apollo 11, del luglio 1969.

 

Le foto di Ugo Mulas ci traportano al 1970, si ritrae uno dei tre corridoi della Topoestesia presentata alla mostra “Vitalità del negativo”. “Spazi curvi” degli anni 90. Analogie che viaggiano fra strutture metalliche e percorsi che disorientano percettivamente.

 

Si evoca un periodo storico ed artistico con forte intensità nella sala dove alle pareti le opere di Gianni Colombo “Strutturazione pulsante” 1959, si animano elettronicamente e dialogano con “Elda chair” ( fatta completamente di fibra di vetro) del fratello Joe Colombo, 1963.

 

Elda è la moglie di Joe, designer visionario. Con uno stile definito “futuribile”, è stato uno dei primi disegnatori italiani ad usare i moduli nella progettazione architettonica. I suoi lavori sono esposti in tutto il mondo. Come il mitico carrello Boby, un gioiello che non può mancare negli studi di progettazione innovativi.

 

Joe muore prematuramente a quarantun anni nel 1971 a Milano dove è nato. Gianni, nel 1970 con l’amico artista Vincenzo Agnetti, realizza l’ambiente “Campo Praticabile” proprio allo Studio Marconi che nel 1975 gli dedica una personale.

Nel 1993 viene a mancare improvvisamente a Melzo. Pittura, scultura ed architettura si uniscono per anticipare il futuro, in un’odissea senza fine, oltre lo spazio e il tempo.

 

Gianni Colombo “A Space Odyssey” fino al 17 luglio

Fondazione Marconi, via Tadino 15, Milano

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