Sajni Fasnotti, una rara sorpresa enoica in tempo di pandemia nata alle pendici del Monte Baldo
Cercherò di stuzzicare curiosità e piacevolezze. Lasciando sempre spazio nel bicchiere alla fantasia
È una delle rarissime piacevoli sorprese enoiche che ci regala il tempo pandemico: la nascita di una nuova azienda agricola improntata al vino di qualità. L’ha davvero messa in campo Umberto Sajni Fasanotti, imprenditore svizzero/lombardo da anni operoso nel settore mondiale delle strumentazioni scientifiche più evolute (microscopi in primis), rilevando una dozzina di ettari vitati sulle pendici del Monte Baldo e allestendo una modernissima struttura nel cuore di Mori. Dove oltre allo spazio dedicato al vino – una gamma completa di vini territoriali, Marzemino compreso – nel vasto edificio ha allestito pure una moderna osteria (aprirà a Pasqua) con una variegata proposta di sfiziosità territoriali.
I vini dimostrano bella dinamicità, sia i bianchi come i rossi, con un coinvolgente ‘ramato’, vale a dire un pinot grigio assolutamente accattivante. Ulteriori evoluzioni sono attese con i riscontri dalle recenti vendemmie, vinificazioni ‘in proprio’ curate con attenzione da una giovanissima enologa roveretana, Stefania Planchestainer, esperienze in mezzo mondo e caparbiamente tornata in Trentino, decisa a cimentarsi con la sfida Sajni Fasanotti.
Tenuta amena in una zona tra il Garda e le Dolomiti di Brenta, enclave prezioso di una Natura che conserva la biodiversità di una botanica rinomata già nel Cinquecento. Il Monte Baldo è archetipo di un vulcano dormiente, geologicamente non ancora spento. Anche per questo è davvero baluardo di colture in un ambiente unico, accudito da una comunità che ha curato la montagna nel rispetto dell’habitat, in un territorio sospeso tra il fascino mediterraneo e i panorami dell’Europa continentale. Dove l’olivo ancora resiste, dove l’uva matura sulla vite protetta dall’abbraccio di vette sospese tra ardita verticalità e l’amenità del lago di Garda.
Sito di e per il vino. Spumante classico compreso. Ecco perché adesso parliamo di bollicine. Di un classico Trento Brut Riserva 2015, un blanc de blanc, chardonnay in purezza, un vino brioso, in tutto. Con la montagna nell’indole e altrettanta gioiosa piacevolezza, tra fragranze che richiamano il mandarino, pure sambuco e il fiore del tiglio. Un Trento incalzante e preciso, da bere condividendo amicizia e gioia.
Ribadisce come lo spumante sia vino ginnico, pure funambolico, ondeggiante, alla perenne ricerca dell’inatteso, ritmico, un po’ in cielo e un po’ in terra. È coinvolgente nella nostra intima sostenibile indole alcolica. Proprio così: pochi altri vini stimolano i sensi e scomodano i pensieri quanto le ‘bollicine’ d’autore: Ecco perché i Trento possono ritenersi pure vini d’arte, tra socialità diffusa, emozioni condivise.
Non a caso il vino oggi in questione si chiama Senza Pensieri. Dimostra personalità, una dose di charme con precisa capacità attrattiva, per sottolineare – e rilanciare – le peculiarità di un metodo di produzione, legami territoriali, storie di comunità viticole e sogni collettivi.