Contenuto sponsorizzato
Sport

Gli itinerari de L’AltraMontagna: tra i silenzi bianchi dell’alta Val Formazza

I grandi spazi del mondo walser della Val Formazza sono lo sfondo, intenso e selvaggio, per la salita scialpinistica al Corno Gries, sulla cresta di confine con il Canton Ticino

di
Luigi Dodi
07 marzo | 17:00
Questo articolo si rispecchia nei nove punti del Manifesto,
di cui il Comitato scientifico dell’AltraMontagna è garante.

L’alta Val Formazza, situata nell’estremo nord del Piemonte, rappresenta uno degli angoli più affascinanti e meno battuti delle Alpi Lepontine, storicamente legata alla cultura walser, popolazione di origine germanica che ha lasciato segni tangibili nel paesaggio e nelle tradizioni locali, dai toponimi alle abitazioni. Ce ne si accorge subito, risalendo il corso del Toce oltre Domodossola, lungo la Valle Antigorio, che altro non è che la prosecuzione naturale della Val Formazza. Non c’è un confine preciso tra le due valli, proseguono una nell’altra senza soluzione di continuità, ma salendo di quota, e giunti a Foppiano, i toponimi cambiano. È questa frazione, infatti, che segna l’inizio del territorio della Formazza, Pomatt nell’antico idioma walser, con Foppiano che diventa Undrum Stalda. Una barriera rocciosa chiude l’accesso ai ripiani superiori. Una volta si saliva con sette stretti tornanti, ora la nuova strada entra in galleria e con una lunga circonferenza nel cuore della montagna sale di 200 metri, sbucando sui 1200 metri di quota di Fondovalle (Schtafulwald).

La natura e i grandi spazi tipici della Val Formazza iniziano a mostrarsi in tutta la loro bellezza: vaste distese che in inverno si ammantano di neve, valli solitarie, tanti, tantissimi laghi e laghetti, naturali e artificiali, e cime imponenti, oltre i tremila metri, creano uno scenario perfetto per muoversi nel silenzio, soprattutto con sci e pelli di foca. Ma la strada per raggiungere la mia meta di oggi è ancora lunga, bisogna passare per le altre frazioni di Formazza, tra cui il capoluogo Ponte (Zumschtäg), e poi salire di fianco alla celebre cascata del Toce, per giungere infine sui ripiani di Riale (Charbäch), a 1728 metri di quota, dove termina la strada e si apre uno spazio sterminato per le escursioni, in pieno inverno come in primavera inoltrata per le gite alle vette più alte. Tra le mete più suggestive e apprezzate di questa montagna invernale, un posto d’onore lo occupa il Corno Gries (2969 m), con un itinerario non banale ma abbordabile, selvaggio e panoramico, che riserva anche un’appagante discesa.


In arrivo al rifugio Maria Luisa (2160 m). © Luigi Dodi

Sui tornanti, verso il Maria Luisa
Il percorso prende avvio dal piccolo parcheggio poco prima della vera e propria frazione di Riale, ultimo avamposto abitato della valle. Questo parcheggio, e quello precedente, appena sotto, nelle belle giornate invernali sono spesso ricolmi di auto, ma non ci si deve spaventare: in molti si fermano per fare sci di fondo o una semplice passeggiata nella grande piana di Riale. Ancora tanti sono quelli che incontrerò nel primo tratto della salita, ma la vastità dell’ambiente e delle possibilità lasciano spazio davvero per tutti, e so per esperienza che più su potrò assaporare i silenzi dell’alta quota. Ma andiamo con ordine.
Attraversata – con la dovuta cautela – la pista di fondo, si segue la strada innevata che sale al rifugio Maria Luisa. Il tracciato, sempre evidente e battuto, si sviluppa con pendenza costante e moderata, attraversando ampi pendii innevati che offrono scorci suggestivi sul versante settentrionale della valle. Per accorciare il percorso, si può anche tagliare più direttamente, evitando i lunghi traversi dei primi tornanti. Salendo di quota, la vista si apre ulteriormente, e di fronte appare la grande diga di Morasco e le alte cime che la contornano. È quello un territorio riservato alle gite primaverili, quando i ripidi pendii laterali hanno già scaricato. Quasi senza accorgermene, percorro in piano una sorta di valletta, ignoro a destra la traccia che sale al bacino naturale del Castel e prosegue verso il Basodino – altra grandiosa escursione con gli sci – e deviando a sinistra, tra due dossi innevati e poi di fronte alla diga del Toggia, raggiungo il rifugio Maria Luisa (2160 m), quasi sempre aperto anche in inverno, adagiato in una piccola conca tra dossi innevati. Fin qui sono stato in compagnia di molti escursionisti, con gli o le ciaspole, diversi anche solo con gli scarponi, visto che la strada è perfettamente battuta. Ma le cose stanno per cambiare.


Nella parte alta dell’escursione. © Luigi Dodi

Il piacere della salita, pregustando la discesa
Dal rifugio, infatti, procedo verso nordovest, seguendo l’evidente conca della Valrossa. La traccia diventa meno ampia, segno che vi passano molti meno, e solo scialpinisti, a giudicare dalla larghezza della pista. Il panorama si apre progressivamente sulle cime circostanti, mentre il percorso si fa più articolato, attraversando dossi e dolci avvallamenti, in un silenzio quasi irreale, sotto un cielo blu intenso. La valle prosegue verso nord, ma per il Corno Gries devo piegare a sinistra, contornando prima a oriente, poi a settentrione, l’elegante sagoma del Corno Mutt, che verso sud precipita sulla piana di Riale con una ripidissimo versante. Qualche tratto più ripido, dove occorre scegliere bene il percorso, e guadagno una conca a circa 2600 metri di quota. Mi guardo intorno: ecco il Corno Brunni (2862 m), la mia meta è alla sua destra, poi la Punta di Valrossa (2968 m) e la Punta di Elgio (2837 m). Un piccolo e solitario anfiteatro, oltre il quale, nell’elvetico Canton Ticino, si scende in Val Bedretto, altro paradiso per lo scialpinismo. Una pausa, poi riprendo la salita, che si fa più decisa. Piego a destra, poi torno a sinistra, un percorso articolato su terreno decisamente più ripido, e arrivo a un’ultima piccola conca proprio sotto la cima. Affronto un il ripido pendio che conduce alla bocchetta tra l’anticima nordest e la vetta principale, un tratto che può risultare insidioso in caso di neve dura o instabile, e che richiede dunque attenzione nella scelta del percorso e, se necessario, l’uso dei ramponi. Oggi, per fortuna, non servono, rimangono nello zaino, e riesco a salire fin sulla cresta con gli sci ai piedi, e poi ancora, senza toglierli, fin sulla cima del Corno Gries. La vista è impagabile, con le montagne della Formazza in bella vista, così come quelle del Canton Ticino e della Val Bedretto, e lo sguardo, in una giornata così limpida come oggi, che si spinge fino ai giganti dell’Oberland Bernese. E no, non sbagliavo, la “ressa” di Riale è solo un lontano ricordo, qui regna un silenzio totale, e anche i pochi scialpinisti che sono saliti quassù mantengono un tono di voce adatto alle circostanze. Per fortuna.
Non mi resta che spellare gli sci, chiudere attacchi e scarponi, e lanciarmi in quella che si annuncia come una discesa memorabile. Le aspettative non vengono tradite, la neve è quasi perfetta, e riesco a inanellare fantastiche curve su pendii ancora vergini, tanto che in breve tempo sono in vista del rifugio Maria Luisa. Mi fermo, è ancora presto… Il pensiero di rimettere le pelli e tornare su è sempre dietro l’angolo, ma scelgo di prendermi il giusto tempo per godermi la quota, seppur tra le tante voci che affollano il rifugio. Per poi seguire la strada che, come una pista battuta dal gatto delle nevi, mi riporta giù a Riale, quando le ombre hanno ormai raggiunto la grande piana.

 

 

IL PERCORSO
Regione: Piemonte
Partenza: Riale (1728 m)
Arrivo: Corno Gries (Grieshorn, 2969 m)
Accesso: superata Domodossola, che si raggiunge dalla A26 Genova-Gravellona Toce, proseguendo sulla Statale del Sempione, si abbandona quest’ultima e si continua sulla Statale 659, che si risale interamente prima la Valle Antigorio, poi la Val Formazza, fino al suo termine presso Riale
Dislivello: 1250 m
Durata: 3/4 h
Difficoltà: BS (buon sciatore); utili i ramponi

 

Immagine di apertura: dalla vetta del Corno Gries (2969 m), verso ovest-nordovest si stagliano i giganti dell’Oberland Bernese, dall’Aletschhorn al Finsteraarhorn e al Lauteraahorn. In primo piano, la diga del Lago Toggia. © Luigi Dodi

SOSTIENICI CON
UNA DONAZIONE
Contenuto sponsorizzato
recenti
Attualità
| 10 marzo | 20:02
Allo Chalet del Bosco di Campo Felice, 1733 metri sopra il livello del mare, al momento sono presenti +6.1°C e sono caduti dalla 00:00 oltre 37 millimetri di pioggia. La situazione è la stessa anche negli altri comprensori sciistici dell’Appennino dove, rispetto alla giornata di ieri, lo scenario è completamente mutato. La quota neve si attesta attorno ai 2200/2300 metri e così sarà prevalentemente per tutta la settimana
Attualità
| 10 marzo | 18:00
Crescono le offerte turistiche spesso inaccessibili alla maggioranza. Molte località puntano su un turismo elitario, del lusso, ma queste scelte portano reali vantaggi per le comunità locali e servono a contrastare la pressione turistica? Abbiamo intervistato Claudio Visentin, docente di Storia del turismo
Attualità
| 10 marzo | 15:15
Così dichiara Cristina Guarda, eurodeputata dei Verdi al Parlamento europeo: "Finalmente, si comincia a parlare delle alternative che noi 'pericolosi ambientalisti' proponiamo da anni. Il territorio e gli agricoltori pagheranno questo ritardo causato da una parte politica che si era innamorata di un’opera costosa, impattante e inefficiente"
Contenuto sponsorizzato