Gli itinerari de L’AltraMontagna: sul cono vulcanico del Col Quaternà, nel Comelico Superiore
Con le ciaspole su un antico camino vulcanico, formato da rocce diverse da quelle circostanti, meravigliosamente affacciato sulle Dolomiti di Sesto e sulle Alpi Carniche
di cui il Comitato scientifico dell’AltraMontagna è garante.
Sopra il Passo di Monte Croce Comelico, al confine tra Veneto e Alto Adige e a due passi dall’Austria, si erge il Col Quaternà, un antico cono vulcanico che racconta storie antichissime di mari bassi e di eruzioni, di confini e posti di osservazione bellici, di una bellezza senza tempo tra le Dolomiti di Sesto e le Alpi Carniche. Terra antica, il Comelico, dove grandi boschi e radure di pascoli cedono il passo ad alcuni gruppi montuosi tra i più belli e selvaggi delle Alpi, dolomitici e carnici. Montagne che d’inverno diventano un bel terreno di gioco con gli sci o le ciaspole, e seppur diversi settori siano quasi inaccessibili, impervi e che anche in estate richiedono una certa perizia, ci sono ampi spazi dove muoversi più agevolmente. Risalendo la Val Comelico oltre Padola, sulla destra si alza la marcata dorsale erbosa che dal Monte Spina conduce al Col Quaternà, quasi sopra il Passo di Monte Croce Comelico. Ed è proprio questa curiosa cima, dalla forma conica, la meta di un bell’itinerario con la neve, con una prima parte facile e spesso battuta lungo una comoda forestale, poi su terreno più aperto e con un finale non banale, che richiede una certa esperienza e capacità di valutazione del manto nevoso. Gli ambienti attraversati e i grandi panorami, soprattutto dalla cima, ripagano pienamente dei 900 metri di dislivello.
Nei boschi del Comelico
L’escursione comincia al Passo di Monte Croce Comelico, porta d’accesso naturale alle Dolomiti di Sesto e al Comelico Superiore. Questo luogo, a 1636 metri di altitudine, è un crocevia di storie e culture, segnato dal passaggio di mercanti, eserciti e viandanti. Qui la montagna si apre in un ventaglio di itinerari, in estate come in inverno, che si snodano tra boschi di abeti e larici, prati innevati e antiche tracce della Grande Guerra. Troveremo tutto questo anche oggi, cominciando proprio con i boschi, perché dal valico si inizia una comoda e rilassante salita immersi nell’alta vegetazione, seguendo a piacere il segnavia n° 149, su sentiero, o direttamente la strada forestale contrassegnata con il n° 131. La direzione è evidente, sono indicati la Malga Coltrondo e il rifugio Rinfreddo, e i due percorsi si uniscono poco sopra, dove si deve tenere la destra (n° 149), per continuare sulla comoda pista quasi sempre battuta. Tra i rami iniziano ad apparire i primi scorci sulle montagne circostanti, e in circa un’ora si raggiunge la Malga Coltrondo (1879 m), un agriturismo in estate, adagiata in un’aperta radura dove lo sguardo si posa inevitabilmente sulle Dolomiti di Sesto, che si alzano proprio di fronte. Fa strano pensare che in estate qui ci sia un frequentato parcheggio, mentre in inverno, nonostante sia un luogo piuttosto frequentato, rimane avvolto nella calma e nel silenzio.
In salita tra storie antiche
Ripreso il cammino, con il Col Quaternà che inizia a mostrarsi, si continua sulla strada innevata, che può non essere battuta, rientrando nel bosco e raggiungendo in breve, con una modesta salita, il rifugio Rinfreddo (1887 m), in genere chiuso in inverno. Il silenzio è totale, il panorama ancora più ampio di quello della Malga Coltrondo, ma dopo una breve pausa conviene rimettersi in marcia, affrontando un ultimo tratto nel bosco in leggera salita (la pista è evidente). Usciti dalla vegetazione, si deve prendere a sinistra (nord) la traccia (n° 173) che risale l’aperto versante meridionale del Col Quaternà con diversi tornanti. In caso di abbondante innevamento, il tracciato della strada militare può non essere evidente, ma si può salire senza percorso obbligato, puntando a nord, poi a nordest, verso la dorsale. Giunti su quest’ultima, la si segue verso sinistra e si raggiunge in breve la Sella del Quaternà (2379 m), alla base dell’ultimo e ripido pendio, presso i resti di edifici militari. Già da qui il panorama è notevole, e il tratto che manca va valutato attentamente sul posto, eventualmente salendo con i ramponi, senza ciaspole. Il pendio e la breve crestina, infatti, sono ripidi e richiedono cautela, ma giunti in vetta lo spettacolo è notevole, con un vasto settore delle Dolomiti di Sesto che si alzano di fronte, dai Tre Scarperi alla Croda Rossa di Sesto, dal Popera alla Cima Bagni, fino alla Croda da Campo, e sull’opposto versante tutta l’immane infilata di Alpi Carniche, giù fino alle lontane Dolomiti d’Oltrepiave. Guardandosi intorno, e ammirando tale spettacolo, non si può evitare di andare con il pensiero alla Grande Guerra, quando questa cima era una postazione di osservazione per l’artiglieria italiana, diretta verso le Dolomiti di Sesto occupate dagli austriaci. E non si può nemmeno evitare di andare ancora più indietro nel tempo, ricordando di essere seduti su quel che rimane del camino centrale di un antico vulcano. Dal punto di vista geologico, infatti, il Col Quaternà rappresenta un’anomalia nel paesaggio circostante, con le sue rocce vulcaniche che contrastano con le formazioni calcaree circostanti, tra Dolomiti e Carniche. La discesa segue il medesimo itinerario, ma volendo, dalla Sella del Quaternà, è possibile volgere a nord per il Passo Silvella e scendere lungo la Vallorena passando dalla Malga Nemes. Da quest’ultima è anche possibile traversare alla Malga Coltrondo, con un classico – e frequentato – anello tra le malghe sopra il Passo di Monte Croce Comelico, ottima possibilità per chi non se la sente di salire sul Col Quaternà.
IL PERCORSO
Regione: Veneto
Partenza: Passo di Monte Croce Comelico (1636 m)
Arrivo: Col Quaternà (2503 m)
Accesso: da Belluno si segue la Valle del Piave fino a Pieve di Cadore, poi a Santo Stefano di Cadore da dove si risale la Val Comelico superando Padola fino al valico
Dislivello: 900 m
Durata: 3 h e 30 min/4 h
Difficoltà: EAI (escursionismo in ambiente innevato); WT3 (media difficoltà)
Immagine di apertura: le Dolomiti di Sesto salendo al Col Quaternà. © Antonio De Lorenzo