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Gli itinerari de L’AltraMontagna: un insolito anello sulle Pale di San Martino

Nel mondo incantato e sospeso delle Pale di San Martino, salendo e scendendo su percorsi solitari. Tra orridi, pianori e grandi panorami

di
Luigi Dodi
24 maggio | 12:00
Questo articolo si rispecchia nei nove punti del Manifesto,
di cui il Comitato scientifico dell’AltraMontagna è garante.

Perché salire a piedi quando c’è la funivia? Già, perché… Basterebbe andare a San Martino di Castrozza, prendere l’unico impianto di risalita che porta direttamente nel mondo roccioso delle Pale di San Martino, et voilà, il gioco e fatto. Da lì si può partire a esplorare il grande Altopiano, passando ai piedi di cime dai nomi altisonanti, o addirittura salirne alcune con difficoltà poco più che escursionistiche. Girare tra i rifugi, anche percorrendo spettacolari ferrate, addentrarsi tra valli e gole. Il tutto partendo da una più che rispettabile quota di 2600 metri, presso il rifugio Rosetta. Eppure no, non ci riesco, è più forte di me. Sorrido. E inizio a camminare dal parcheggio presso la Capanna Cima Comelle, in fondo alla Valle di Gares, appena oltre l’omonimo paese. No, la funivia non fa per me. E non tanto per una seppur valida motivazione “ambientalista”. E nemmeno per “lottare con l’alpe” di reyana memoria. No, semplicemente mi piace faticare, è un piacere proprio intrinseco, chiedermi “ma chi me l’ha fatto fare?”, mentre mi godo i paesaggi che cambiano salendo di quota. E soprattutto mi piace godere dei silenzi. E infatti procedo veloce, per lasciarmi alle spalle la – minima – folla che si aggira tra Gares e la cascata bassa delle Comelle.

 

Di roccia e di prati
Eccomi quindi sulla stradina (il segnavia è il n° 704, le indicazioni per il rifugio Rosetta), che poco oltre diventa sentiero, un ripido sentiero nel bosco di larici. Supero la deviazione per la prima cascata e in breve mi trovo alla base della seconda cascata. Il sentiero porta a sinistra, sotto il salto roccioso, quindi torna a destra, su una stretta ed esposta cengia di mughi che corre sopra la fascia rocciosa. Niente di difficile, ma forse nemmeno adatto a chiunque, ed è solo l’antipasto al percorso spettacolare dell’Orrido delle Comelle. Dopo un ponticello sul torrente, appena sopra la cascata, che mi conduce sul versante opposto, percorro la forra, stretta e caoticamente cosparsa di grandi massi che sembrano rotolati lì per caso, e in effetti lo sono! Un percorso stupendo, caotico nella sua linearità, attrezzato con cavi e scalette, che più sopra torna arioso, aprendosi nel grandissimo Pian Delle Comelle. Un bel contrasto dopo l’angusto orrido, una spianata quasi perfettamente pianeggiante di oltre 2 chilometri, con al centro il largo greto del torrente, intorno qualche prato e radi alberi, poi i pendii che si impennano quasi verticali. Cammino veloce, guardandomi intorno, vedo qualcuno davanti a me, in lontananza. Rallento, perché voglio stare da solo, egoisticamente forse. In fondo al pianoro quasi sbatto contro un altro salto roccioso: è il Lastedel, e sembra sbarrare la strada. Invece si passa, superando umide placche inclinate attrezzate con cavo metallico. Supero il ripiano erboso con il bivio per la Val Strut e il Passo delle Farangole. Non riesco a non guardarmi intorno, mentre salgo su ripidi prati, supero una conca, affronto un altro ripido pendio di detriti instabili. Ora la mia obiezione alla funivia assume una concretezza unica, definitoria e definitiva. Sono dentro la montagna, non sopra, non sto camminando sulle rocce, ma sono letteralmente immerso in questo ambiente severo. Supero un’ennesima fascia rocciosa attrezzata, ancora ghiaie instabili, poi conche erbose, quindi lo stupendo Pian dei Cantoni, allo sbocco dell’omonima valle, che scende dal Passo del Travignolo, tra Cimon della Pala e Vezzana. Supero l’innesto del sentiero n° 703, diretto al rifugio Mulaz, e dopo un’ultima salita raggiungo l’Altopiano delle Pale e in breve il rifugio Rosetta. Lo spettacolo che si gode non è descrivibile, lo sguardo si perde a 360 gradi sulle Pale, sull’Altopiano, e oltre ancora. Sono passate quasi 4 ore dalla partenza, e di colpo mi ritrovo immerso nella moltitudine variamente composta salita con la funivia. Sì, sono schizzinoso, questa volta lo ammetto. Non me la sento di fermarmi, giusto il tempo di un sorso d’acqua, qualche biscotto, e me ne vado. Ho ancora bisogno di silenzio.


La dorsale con il Cimon della Pala (a sinistra), la Cima della Vezzana, i Bureloni e il Focobon. © Elena Merlika

I silenzi dell’Altopiano
No, non salirò sulla Cima della Rosetta, si vede già da qui la fila sul sentiero. Me ne torno invece indietro da dove sono venuto, ma non per seguire lo stesso percorso. Al bivio poco sotto, infatti, prendo a destra il sentiero n° 756, seguendo la mulattiera militare che percorre, con modesti saliscendi, il vasto Altopiano. Non riesco mai a stupirmi di questo paesaggio, solare e severo insieme. Le infinte ondulazioni di roccia e magri prati, le ardite forme della dorsale Vezzana-Bureloni-Focobon, con i suoi profondi ed erti valloni. E nessuno in giro. Perso – e immerso – nei miei silenzi e nel paesaggio, quasi senza accorgermene mi ritrovo sul poco marcato Passo Antermarucol (2334 m), proprio sul bordo settentrionale dell’Altopiano. La Sud della Marmolada, le Tofane (sì, ho trovato una delle rare giornate davvero limpide), il Civetta, la Moiazza. Le riconosco al volo, sparse tra la moltitudine di cime che affollano l’orizzonte. E giù in basso la Valle di Gares, dove devo approdare. Il sentiero scende a sinistra nella Valbona con una infinita serie di tornanti nel ripido pendio erboso e roccioso, e in un sol fiato perdo quasi 500 metri, fino all'incrocio con il sentiero del Viaz del Bus, che con un tracciato ardito ed esposto mi riporterebbe verso l’Orrido delle Comelle. Me lo tengo per la prossima volta e prendo invece a destra, e nel bosco raggiungo i pascoli di Casera Valbona (1783 m), dove riesco a riempire la borraccia e mi concedo un’ultima sosta, osservando con curiosità la recente e avveniristica struttura del Teaz, che avrebbe dovuto essere un bivacco. Avrebbe. Traverso in moderata discesa sotto le incombenti pareti del Sasso Nero fino a incontrare il sentiero che scende da Forcella Cesurette, da dove potrei scollinare verso la Valle di San Lucano, le Pale di San Lucano, l’Agner… Torno a più miti consigli, svolto a sinistra e con una lunga serie di tornanti nel bosco torno da dove sono partito. Sono passate 8 ore, soste comprese, la stanchezza si fa sentire, mentre un senso di compiutezza si mescola a una vaga malinconia per dover abbandonare – per ora – queste splendide montagne.

 

IL PERCORSO
Regione: Veneto
Partenza: Gares, capanna Cima Comelle (1333 m)
Accesso: da Canale d’Agordo, lungo la Valle del Biois sulla strada per il Passo di San Pellegrino
Arrivo: rifugio Pedrotti alla Rosetta (2581 m)
Disilvello: 1350 m
Durata: 7/8 h
Difficoltà: EE (escursionisti esperti)

 

Immagine di apertura: il rifugio Pedrotti alla Rosetta (2581 m), sul margine occidentale dell’Altopiano delle Pale. © Maurizio Ceol

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