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Gli itinerari de L’AltraMontagna: sulle creste dell’Alpe di Succiso

Faggi, prati, sorgenti e panoramiche dorsali. Una classica escursione su un duemila dell’Appennino Tosco-Emiliano

di
Luigi Dodi
14 giugno | 12:00
Questo articolo si rispecchia nei nove punti del Manifesto,
di cui il Comitato scientifico dell’AltraMontagna è garante.

Che cosa ci fa una Madonna con bambino a 2016 metri di quota avvolta da una gabbia di metallo? Me lo chiedo arrivando sulla cima dell’Alpe di Succiso, dopo oltre tre ore di cammino dal Passo del Cerreto. Mi soffermo a guardarla, ancora prima del panorama. Sarà l’opera di qualche scultore contemporaneo, mi dico, preso da una sua personale interpretazione della mistica in quota. La Vergine al centro del mondo, “ingabbiata” nella sofferenza umana, ma nel contempo “protetta” dalla comunità dei fedeli. Protetta… Ma vuoi vedere che… Riaffiorano alla mente i miei studi liceali e universitari. Faraday, la sua gabbia… Ma certo! È una gabbia di Faraday! Protegge la statua metallica dai fulmini, fenomeni atmosferici per niente rari sulla cima di una montagna, dove le scariche elettriche troverebbero un ottimo percorso per passare. Il fulmine, trovando la gabbia di Faraday, si scarica sulla sua superficie, e la Madonna è salva. Ecco, ora posso guardare il panorama. Ma andiamo per ordine…


Il Prataccio delle Sorgenti del Secchia.

Alle sorgenti del Secchia
L’Alpe di Succiso, collegata da una sottile cresta con il Monte Casarola (1978 m), è la prima vetta appenninica, provenendo da nord, a superare la fatidica quota dei 2000 metri. Questo complesso montuoso, dai ripidi versanti erbosi, si stacca dalla dorsale principale verso est, in territorio emiliano, formando un articolato contrafforte che separa i bacini dell’Enza da quello del Secchia. L’aereo e panoramico crinale si può raggiungere dai diversi versanti, ma l’itinerario più comune, e forse il più bello, prende avvio dal Passo del Cerreto, storico valico tra Toscana ed Emilia, nel Parco Nazionale dell’Appennino Tosco-Emiliano. Appena lasciato il passo, sul suo lato occidentale, si segue il sentiero n° 00, la mitica Grande Escursione Appenninica. Boschi di faggio, piccole radure prative, modesti saliscendi: la prima parte dell’escursione è davvero rilassante, costeggiando alla base il Monte Ospedalaccio fino all’omonimo valico (1278 m), ampia sella prativa, che fino alla costruzione della strada del Cerreto rappresentava la via di comunicazione tra Lunigiana e Reggiano. Seguo per un breve tratto una sterrata, fino a un bivio dove spunta un cippo napoleonico, e continuo sul sentiero a sinistra, in ripida salita nel bosco, poi costeggiando una pineta e arrivando a un altro bivio. Potrei seguire il sentiero n° 00 sul crinale verso il Monte Alto, ma decido di non perdermi le sorgenti del Secchia, quindi prendo a destra (sentiero n° 671) e traverso diagonalmente in salita, supero una dorsale e in discesa raggiungo il Prataccio delle Sorgenti del Secchia (1506 m). È davvero bella questa conca erbosa, modellata dagli antichi ghiacciai, con i suoi ruscelli, le piccole pozze, dominata dalla Tecchia dei Corvi, dal Monte Alto e dall’Alpe di Succiso. Invita alla sosta contemplativa, tra belle fioriture, prati, macchie boscose. Probabilmente, tra non molto, sarà “affollata” dai gitanti, ma a quest’ora del mattino è ancora silenziosa. Mi godo questa pace per qualche minuto, prima di riprendere il cammino.


Un’orchidea selvatica alle pendici dell’Alpe di Succiso.

Sulle creste
Attraverso verso ovest la conca, supero una fascia boscosa, passando dalle vere sorgenti del Secchia, osservando queste acque appena sgorgate dalla terra che, dopo 172 chilometri, confluiranno in quelle del Po, nella pianura e poi fino al mare. Ora la salita si fa più ripida, sul sentiero n° 671, seguendo una bella mulattiera che con diversi tornanti evita alcune fasce rocciose, e in breve raggiungo il Passo di Pietratagliata (1769 m), il selvaggio e roccioso valico tra l’Alpe di Succiso e il Monte Alto. In un attimo sono passato dalla serenità delle sorgenti del Secchia alla severità di questa dorsale impervia. Piego a destra, sulla cresta sud dell’Alpe di Succiso, e mi porto alla base del caratteristico torrione roccioso che rappresenta il passaggio più delicato – in realtà l’unico – di tutta l’escursione. Per superarlo, decido di seguire direttamente il filo della cresta, attaccandomi al cavo metallico per rocce gradinate, poi superando una liscia placca con una staffa, raggiungendo l’aereo pulpito del monolite. Niente di troppo difficile, ma sconsigliabile a chi non è avvezzo a questo tipo di percorsi (un kit da ferrata non guasterebbe…). L’esile crestina mi riporta sul sentiero “ufficiale”, più semplice, che aggira a oriente il torrione (un tratto esposto è attrezzato con cavo). Non mi resta che seguire la cresta erbosa, ora più ampia e facile, superando uno spallone e affrontando, con tratti tra roccette, l’ultimo ripido risalto. Eccomi in vetta, con il segnale trigonometrico e la gabbia di Faraday che avvolge la statua della Madonna. La giornata è limpida, il panorama incredibilmente ampio, con le principali cime dell’Appennino Tosco-Emiliano in bella vista, le Alpi Apuane, la verde Lunigiana e il Golfo di La Spezia. Mi sembra di scorgere le Alpi Liguri e le Marittime, la direzione è quella, poi il Monviso e più in là anche il Monte Rosa. Ai miei piedi, una distesa verde di boschi e valli.
Mi rimetto in cammino, e per la discesa decido di proseguire sulla cresta orientale, facile, in gran parte erbosa, che con diversi saliscendi conduce alla Sella del Casarola (1946 m). Potrei buttarmi subito a destra, in discesa sul sentiero n° 675 (valida alternativa di salita per evitare il tratto attrezzato sulla cresta dell’Alpe di Succiso), ma decido di non perdermi la vicina vetta del Monte Casarola, giusto per rimanere “in alto” ancora per un po’. Una ventina di minuti, tra andata e ritorno sul crestone erboso, e sono di nuovo al valico, dove scendo a ovest, traversando in diagonale il ripido pendio erboso, poi giù dritti per i prati, infine in una faggeta, tornando alle sorgenti del Secchia. Mi concedo un’ultima pausa, sdraiato sul prato guardando il cielo, prima di ripercorrere i miei passi fino al Passo del Cerreto.

 

IL PERCORSO
Regione: Emilia – Romagna
Partenza: Passo del Cerreto (1261 m)
Accesso: dal versante toscano, da Aulla passando da Fivizzano, o da quello emiliano, da Reggio Emilia transitando da Castelnovo ne’ Monti, in entrambi i casi seguendo le indicazioni per il Passo del Cerreto
Arrivo: Alpe di Succiso (2016 m) e Monte Casarola (1978 m)
Disilvello: 850 m
Durata: 3/4 h (5/6 h l’anello completo)
Difficoltà: EE (escursionisti esperti)

 

Immagine di apertura: la statua della Madonna sulla vetta dell’Alpe di Succiso (2016 m), con la cresta erbosa che conduce al Monte Casarola (1978 m).

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