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Gli itinerari de L’AltraMontagna: nei grandi spazi della Majella

Sul Monte Acquaviva, seconda cima per altezza della Montagna Madre, e terza di tutto l’Appennino, con una lunga e grandiosa salita tra roccia e cielo, con l'Adriatico all’orizzonte

di
Luigi Dodi
04 ottobre | 12:00
Questo articolo si rispecchia nei nove punti del Manifesto,
di cui il Comitato scientifico dell’AltraMontagna è garante.

Gambe. Sembra scontato, ma ne servono di allenate per salire fino a 2737 metri del Monte Acquaviva, una delle cime più maestose del massiccio della Majella. Non tanto per il dislivello, che rimane contenuto nonostante i continui saliscendi, ma più che altro per la lunghezza e i selvaggi ambienti attraversati, seppur privi di particolari difficoltà oggettive. Ed è un’esperienza unica, capace di lasciare un segno indelebile, non solo la prima volta che ci si affaccia su queste montagne. La Majella, conosciuta anche come Montagna Madre, è uno dei massicci montuosi più importanti e imponenti dell’Appennino Centrale, che rientra nell’omonimo Parco nazionale, un’area protetta di grande valore naturalistico e culturale, istituita nel 1991, che copre circa 74.000 ettari. La grande biodiversità e la combinazione unica di paesaggi, storia e tradizioni rendono questo territorio speciale.


La Majella dalla sommità del Blockhaus. © Mark Horrell

Primi passi verso il cielo
Già alla partenza, al rifugio Bruno Pomilio, si viene accolti dalla maestosità della Majella, immersi in una cornice di pini mughi e una natura aspra, che sembra custodire i segreti di questo territorio. Lo sguardo si perde verso il Blockhaus, che domina il panorama circostante, e la salita inizia con una piacevole camminata sulla strada chiusa al traffico, perfettamente segnalata, che si snoda tra le vette e le profondità dei valloni sottostanti, aggirando la Maielletta. Dopo circa 45 minuti si raggiunge il piazzale del Blockhaus (2070 m), dove si prende il sentiero segnalato con la lettera “P”, che aggira il Monte Blockhaus (ma si può anche rimontarlo e scendere sul versante opposto). La traccia si sviluppa verso sud alternando brevi salite a saliscendi, leggermente a oriente rispetto al crinale, con la vista che si apre sui valloni dell’Orfento e delle Tre Grotte, due delle formazioni più spettacolari della Majella, quasi delle ferite scolpite nella roccia, circondati da pareti impervie che raccontano millenni di storia geologica. Il cammino prosegue sul crinale fino alla Sella Acquaviva (2117 m), dove si trova una fonte d’acqua che, sebbene non sempre abbondante, è utile per rifornire le borracce, soprattutto in estate. Da qui il percorso diventa più impegnativo, ma anche più affascinante, e la mugheta, che accompagna la prima parte della salita, lascia spazio a un paesaggio lunare, dove la roccia domina incontrastata. La sensazione è quella di camminare in un luogo alieno, distante anni luce dalla frenesia quotidiana, con la Majella che si svela nella sua essenza più pura, offrendo uno spettacolo di pietra e silenzio che sembra fatto apposta per riportare a un contatto primordiale con la natura.


Dal Monte Focalone, l’ultima parte della salita verso il Monte Acquaviva. © Mark Horrell

Cavalcando le creste
Salendo verso il Monte Focalone, superati circa 150 metri di dislivello, si arriva a un bivio, e verso sinistra è possibile deviare verso il bivacco Fusco (2455 m), situato a oriente del crinale, da dove godere una magnifica vista sulla Cima delle Murelle e sull’omonimo anfiteatro, popolato dai camosci appenninici. Si prosegue, con la vista che si allarga a dismisura, a ovest la costa dell’Adriatico si staglia all’orizzonte, a est le creste frastagliate, là in alto si intuisce il Monte Amaro (2793 m), massima elevazione della massiccio. È in questo momento che si comprende perché la Majella è chiamata Montagna Madre: le sue creste, i suoi valloni e le sue vette sembrano accogliere l’escursionista in un abbraccio ancestrale, trasmettendo un senso di pace e di appartenenza a qualcosa di molto più grande. La salita continua su una traccia ripida e panoramica lungo la dorsale settentrionale, su terreno quasi lunare, e si raggiunge la vetta del Monte Focalone (2676 m), punto di raccordo tra vari sentieri, tra cui quello che porta al Monte Amaro. Per l’Acquaviva, invece, si piega a sinistra e, dopo una breve discesa, si segue una cresta di ghiaie e sfasciumi, senza dislivelli significativi, ma con terreni instabili che richiedono una certa attenzione e la traccia non sempre evidente. Un’ultima salita conduce direttamente alla croce di vetta del Monte Acquaviva, con il suo piccolo riparo di pietre e la sua vista impareggiabile, che si estende su tutto il versante orientale della Majella, le infinite colline abruzzesi e l’Adriatico, i profondi valloni che si aprono verso il nulla. È come essere sospesi tra cielo e terra, in un luogo fuori dal tempo, immersi in un mondo antico dove la natura è ancora padrona e dove l’uomo, per un attimo, perde le dimensioni razionali per sfumare in un tutto più grande. Non resta che rientrare, seguendo lo stesso itinerario dell’andata, portandosi dietro, negli occhi e nella mente, l’immensità del paesaggio, ormai diventata parte di noi.

 

 

IL PERCORSO
Regione: Abruzzo
Partenza: rifugio Pomilio (1888 m)
Accesso: dalla A25 Roma-Pescara si esce al casello di Alanno-Scafa e si seguono le indicazioni per Lettomanoppello e poi per il Passo Lanciano, quindi a destra per il Blockhaus e la Majelletta
Dislivello: 950 m
Durata: 3 h e 30 min/4 h
Difficoltà: EE (escursionisti esperti)

 

Immagine di apertura: la cima del Monte Acquaviva (2737 m). © Mark Horrell

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