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Gli itinerari de L’AltraMontagna: grandi affacci sulle colate laviche dell’Etna

Un anello sul versante meridionale del grande vulcano siciliano, per ammirare, e poi percorrere, la vasta distesa della Valle del Bove

di
Luigi Dodi
30 agosto | 12:00
Questo articolo si rispecchia nei nove punti del Manifesto,
di cui il Comitato scientifico dell’AltraMontagna è garante.

Bianco e nero, nord e sud, 1.120 chilometri di distanza in linea d’aria. Il Monte Bianco, massima elevazione della Penisola, e l’Etna, cima italiana più alta al di fuori delle Alpi, si possono considerare montagne agli antipodi, diverse sotto tutti gli aspetti, geomorfologici, ambientali, culturali. E chi rimane abbagliato dalle rocce e dallo scintillare bianco dei ghiacciai del Tetto d’Europa, probabilmente vivrà un’esperienza simile anche di fronte ai grandi panorami etnei, dove il blu del cielo e del vicino mare si mescola, senza soluzione di continuità, con le diverse tonalità di verde e giallo della caratteristica vegetazione delle pendici del vulcano, insieme al grigio e al nero dei crateri e delle immense colate laviche, antiche e recenti. E si è fortunati, con la dovuta attenzione, si potranno miscelare questi colori con il rosso acceso di un’eruzione. Ci si può avvicinare in qualsiasi stagione e in molti modi al cono dell’Etna, praticamente da ogni versante e con escursioni di ogni tipo, da quelle più semplici, organizzate dalle guide locali a bordo dei minibus 4x4 o con la funivia, fino a lunghi trekking, anche di più giorni, sulle piste e i sentieri che corrono sotto i crateri. Uno degli spettacoli più affascinanti è la vasta Valle del Bove, una conca che si estende per circa 5 chilometri di larghezza e 6 chilometri di lunghezza sul versante orientale della montagna, proprio sotto i crateri principali. Le sue origini non sono ancora del tutto chiare, ma gli studiosi la fanno risalire a circa 64.000 anni fa, in seguito al collasso di alcuni teatri eruttivi che diede vita a questa depressione desertica a forma di ferro di cavallo, punteggiata di dicchi (corpi rocciosi, generalmente verticali, formati da un’intrusione di magma tra le rocce) e dagale (“oasi” di vegetazione risparmiate dalle colate laviche). Nei secoli, la Valle del Bove è stata interessata da numerose colate laviche, tra cui la famosa eruzione del 1991-1992, durata quasi 400 giorni, con la lava che occupò una superficie di circa 38 chilometri quadrati, arrivando a lambire il paese di Zafferana Etnea. Affacciarsi sulla Valle del Bove, camminare al suo interno, è un’esperienza unica, sbalorditiva, praticamente alla portata di tutti, da preferire nelle mezze stagioni (in estate può fare molto caldo, nonostante la quota, mentre in inverno la presenza di terreno ghiacciato può rendere pericoloso qualche passaggio). Tra le molte possibilità, suggeriamo il percorso della Schiena dell’Asino, che chiude a meridione la Valle del Bove, e che consente di ammirare in tutta la sua vastità la grande distesa lavica, con un percorso ad anello (riservato a escursionisti con una certa esperienza) che è una vera e propria immersione nei paesaggi etnei.


La Schiena dell’Asino. © Philippe Noth

La Schiena dell’Asino
La partenza avviene da un piccolo parcheggio a lato della strada che unisce Zafferana Etnea con il rifugio Sapienza, poco prima di quest’ultimo. Superata la sbarra, si inizia a salire sull'evidente sentiero, dal fondo pietroso, in un bel bosco di pino laricio, frutto di un rimboschimento. Usciti dalla vegetazione presso un pianoro, ecco che si inizia ad apprezzare meglio la vastità del panorama e la ruvida asprezza del paesaggio, dove i colori scuri delle ceneri vulcaniche circondano la ricca flora endemica, dalla saponara alla viola dell’Etna, dal romice alla peverina, al cerastio (in primavera, con la fioritura, sono un vero spettacolo), mentre verso sud si distende la piana di Catania e l’intenso blu del mare. La camminata prosegue agevole, con pendenza modesta su ottima traccia, fino a raggiungere la Schiena dell’Asino, la dorsale che chiude a meridione la Valle del Bove, e lo spettacolo che si dipana davanti agli occhi ha davvero dell’incredibile. Si rimane quasi paralizzati dalla visione di questa immensa distesa nera, pietrificati come le formazioni rocciose che circondano la valle, e lo sguardo si muove dalla cima, nascosta in alto, ma spesso intuibile grazie al pennacchio di fumo, giù lungo il deserto di lava, lungo le ripide pareti che lo racchiudono, e ancora più lontano verso il mare. Bisogna compiere un certo sforzo per ridestarsi, scuotersi e riprendere il cammino. Volgendo a ovest, si deve ora risalire tutta la Schiena dell’Asino su traccia non sempre evidente, ma comunque agevole da seguire, costeggiando la Valle del Bove. Si supera la Lapide Malerba, dedicata a Franco Malerba che qui perse la vita nel 1987, e in continua salita, a tratti ripida, con panorami sempre ampi e tra curiose formazioni rocciose e bassa vegetazione, si giunge ai piedi della Montagnola, enorme cratere risalente al 1763, la cui sommità (2648 m) si può raggiungere con una breve ascesa su terreno lavico. Lo spettacolo è davvero unico, imponente, solo a tratti disturbato, nel periodo estivo, dai gitanti provenienti più direttamente dal rifugio Sapienza. Dopo una lunga e meritata sosta, in contemplazione degli scenari unici dell’Etna, si potrebbe decidere di rientrare per il medesimo percorso, e i meno allenati ed esperti farebbero meglio a seguire questa opzione, ma per chi volesse tuffarsi nella Valle del Bove, c’è una bella, seppur impegnativa, possibilità.


Dalla Schiena dell’Asino verso la Valle del Bove. © Philippe Noth

Tra le colate laviche
Dal margine orientale della Montagnola, infatti, scende un ripido canale di fine materiale piroclastico, con alcuni affioramenti di rocce laviche, che si può scendere senza percorso obbligato (da evitare in caso di scarsa visibilità). Questa discesa, non difficile, ma nemmeno adatta ai neofiti, ricorda per certi versi alcuni ripidi canaloni dolomitici, dove si scende “saltellando” sui detriti, con i piedi che affondano a ogni passo. Serve, appunto, una certa dimestichezza con questo tipo di terreno, ma chi è pratico di questo particolare tipo di discesa, si divertirà a perdere circa 800 metri di dislivello in pochi balzi, concedendosi il tempo di ammirare tanto la distesa nera della Valle del Bove che si avvicina, chiusa all’orizzonte dal mare, quanto le pareti circostanti con le aspre vallette che le incidono, i dicchi magmatici, le macchie di vegetazione. Giunti sul fondo, a una quota di circa 1700 metri, non resta che seguire la labile traccia (ancora una volta, da sconsigliare con scarsa visibilità) che verso est, poi a sudest, in costante e moderata discesa, percorre la Valle del Bove fino alla base di un piccolo canalone (evitando una prima deviazione a destra, lungo la Serra dell’Acqua). Si risale questo canale, breve ma ripido, e ci si porta sulla Serra del Salifizio, che altro non è che la continuazione, verso est, della Schiena dell’Asino. Da qui, non resta che volgere a destra (ovest) e seguire la dorsale in salita, ammirando ancora una volta la distesa della Valle del Bove, fino a incontrare il percorso di salita proprio sulla Schiena dell’Asino. Un ultimo saluto alle distese laviche, e si torna in breve al punto di partenza.

 

IL PERCORSO
Regione: Sicilia
Partenza: Zafferana Etnea, parcheggio della Schiena dell’Asino (1832 m)
Accesso: il piccolo parcheggio si trova a breve distanza dal rifugio Sapienza (1,5 km), sulla strada che da quest’ultimo scende verso Zafferana Etnea
Arrivo: Schiena dell’Asino e pendici della Montagnola (2500 m circa)
Dislivello: 1150 m
Durata: 5/6 h
Difficoltà: EE (escursionisti esperti)

 

Immagine di apertura: la Valle del Bove e, sullo sfondo, la cima principale dell’Etna. © gnuckx

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