Gli itinerari de L’AltraMontagna: dai boschi alle creste lucane. Una facile salita sul Monte Alpi
Una facile salita sul Monte Alpi, iconica e panoramica cima dell’Appennino Lucano. Tra faggi, pini loricati e creste sottili
di cui il Comitato scientifico dell’AltraMontagna è garante.
Le Alpi non c’entrano nulla. Per capirci, siamo a quasi mille chilometri in linea d’aria dalla cima del Monte Bianco. Eppure su questa montagna, il Monte Alpi, ci sono anche delle vie alpinistiche, anche di misto, sulla sua parete occidentale. E il nome non tragga in inganno: nessun riferimento alla catena alpina, il toponimo sembrerebbe derivare dalla voce dialettale “arpo”, un falcetto usato dalle popolazioni locali per il taglio dell’erba medica. Questo scoglio di calcare del Cretaceo, dalla caratteristica forma a cuneo, si alza sopra Castelsaraceno con due cime gemelle, il Monte Santa Croce (1893 m) e il Pizzo Falcone (1900 m). Siamo in Basilicata, nell’Appennino Lucano, sul margine settentrionale del Parco nazionale del Pollino, un territorio in gran parte ancora intatto, poco antropizzato, dove grandi faggete convivono con il caratteristico pino loricato, e dove i boschi, come in questo caso, lasciano spazio più in alto a ripidi versanti e creste sospese. Certo, bisogna venirci apposta, difficile capitare qui “per caso”, ma ne vale davvero la pena. Magari concedendosi un po’ di giorni per esplorare con la dovuta calma queste montagne, e in uno di questi giorni regalarsi la salita, facile e breve, al Monte Alpi.
All’ombra di faggi secolari
A guardare la parete occidentale, non sembra quasi possibile salire, ma arrivando da Castelsaraceno le cose cambiano. La strada sale dolce verso l’Armizzone, e al bivio si prende a sinistra la piccola rotabile che conduce al Bosco Favino (per fortuna non mancano le indicazioni). Non sai mai cosa aspettarti quando visiti un luogo la prima volta, e può risultare piacevolmente spiazzante, ma a vincere è sempre la curiosità. Ti guardi intorno, cercando di “entrare” negli ambienti poco familiari, annusando i profumi e memorizzando le sfumature dei colori. Lasciata l’auto sul piazzale (pannelli informativi e area picnic; fontana), si può iniziare il cammino, prima in un bosco misto lungo una sterrata fino alla piana erbosa con il rifugio Favino (1345 m), poi prendendo a sinistra il sentiero n° 970 che, dopo una carbonaia, entra nella meravigliosa faggeta del Bosco Favino, con esemplari di alto fusto dalle forme imponenti, vecchi di centinaia d’anni. Viene da camminare in silenzio, e non per la salita, ma per la maestosità del luogo. La salita è a tratti ripida, ma la mulattiera si segue con facilità, e lo sguardo può girare tutto intorno, godendo dello spettacolo e del silenzio di questi boschi. A circa 1700 metri di quota, quasi di colpo, la faggeta sparisce, e in breve, dopo un traverso, ci si ritrova sulla dorsale occidentale della montagna. Una sosta, per riprendere fiato, certo, ma anche per abituarsi al cambio di scenario: dopo l’ombra e la maestosità del fitto bosco, serve qualche minuto per riprendere contatto con la luce e gli ampi orizzonti. Poi, verso destra, non resta che rimontare la cresta, erbosa, ampia e ripida, che pare puntare dritto verso il cielo.
Tra il blu del cielo e il verde dei boschi
Sì, il cambio di prospettiva è davvero notevole. Con una breve salita si arriva sulla prima cima, il Monte Santa Croce, a 1893 metri di quota. Entrambi i versanti precipitano ripidi sui boschi, lo sguardo si allarga su un’infilata di valli, foreste, montagne. Da questa prima vetta bisogna proseguire verso est, seguendo l’esile traccia che segue il crinale, poi piega decisamente a sinistra e perde quota, una settantina di metri, per raggiungere l’ampia sella che separa le due cime. Da sinistra sale una traccia, proviene da Latronico, a sud della montagna. I percorsi dei due versanti si uniscono qui e continuano insieme sull’affilata cresta di erba e rocce. Niente di difficile, certo si cammina quasi sospesi sui boschi sottostanti, un procedere entusiasmante. In meno di mezz’ora si riprende quota, si vincono gli ultimi 80 metri di dislivello e si è sui 1900 metri della cima del Pizzo Falcone, dove un ometto di sassi veglia sull’orizzonte. E che orizzonte… Una buona parte dell’Appennino Lucano si distende davanti agli occhi, e nelle giornate limpide si arriva a vedere il vicino Golfo di Policastro. Un po’ a malincuore, non resta che riprendere la strada del ritorno, rifare la cresta, e buttarsi a capofitto nella faggeta. Magari concludendo la giornata con una visita al piccolo ma interessante Museo della pastorizia di Castelsaraceno.
IL PERCORSO
Regione: Basilicata
Partenza: parcheggio del Bosco Favino (1335 m)
Accesso: da Castelsaraceno, salendo verso l’Armizzone e deviando a sinistra per il Bosco Favino
Arrivo: Monte Alpi (1900 m)
Disilvello: 650 m
Durata: 2 h/2 h e 30 min
Difficoltà: E (escursionistico)
Immagine di apertura: la parete occidentale del Monte Alpi. © Gianni Lupindo