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Gli itinerari de L’AltraMontagna: cavalcando le creste sopra Lecco

Un impegnativo ma grandioso percorso per salire sulla Punta Cermenati, massima elevazione del Resegone. Tra segni del passato e una cresta solitaria e selvaggia

di
Luigi Dodi
10 maggio | 12:00
Questo articolo si rispecchia nei nove punti del Manifesto,
di cui il Comitato scientifico dell’AltraMontagna è garante.

È la montagna simbolo di Lecco, la più amata dai suoi abitanti, e – non me ne vogliano i lecchesi – anche tra le più amate e conosciute cime dei milanesi. La sagoma dentellata del Resegone, culminante sui 1875 metri della sua cima più alta, la Punta Cermenati, domina la cittadina manzoniana sulle sponde di quel ramo del Lago di Como, con un versante ripido e dirupato, che pare inaccessibile a vederlo da lontano. Ma anche da vicino non è poi così abbordabile. Una montagna che riserva salite escursionistiche e alpinistiche di ampio respiro e molto diverse tra loro, tanto che prima di percorrerle tutte, da ogni versante e per ogni sentiero, bisogna spenderci parecchi giorni. In genere la prima volta ci si avvicina al Resegone con il classico itinerario da Morterone, il minuscolo paesino sul versante nordorientale della montagna che si raggiunge da Lecco e Ballabio, in Valsassina, e poi con un stretta e tortuosa stradina. In questo caso è un semplice sentiero prima nel bosco, poi su aperti pendii, a tratti ripidi ma senza difficoltà, superando un dislivello di meno di 900 metri. Fu anche per me la prima salita al Resegone, fino al rifugio Azzoni e in pochi minuti alla vicina croce di vetta, un estate di molti anni fa. Un caldo torrido, decine di persone, una piacevole confusione. Passa il tempo, e torno sul Resegone altre volte, ancora da Morterone, poi dai Piani d’Erna e direttamente da Germanedo, salendo le ferrate o la lunga cresta dal Passo del Giuff. Ancora mi mancava la cresta meridionale, la meno conosciuta e frequentata di questa montagna. Una salita lunga, per niente banale, con un dislivello di tutto rispetto, e con tutta probabilità lontana dalla folla. Gli ingredienti ci sono tutti, e una domenica di novembre eccoci alla partenza, molto presto al mattino, nel piccolo paese di Erve.

 

Dai boschi alle creste
L’aria è fredda, quaggiù il sole non è ancora arrivato, e lasciata l’auto alla piccola rotonda in fondo all’abitato, immersi in un silenzio totale, iniziamo a camminare sulla comoda stradina, seguendo il segnavia n° 11, che s’inoltra nella Val Galavesa, superando l’omonimo torrente. Procediamo spediti, la pendenza è minima, e arriviamo in breve a una radura, subito oltre la quale ci si presenta la prima alternativa: potremmo seguire il sentiero principale che continua lungo il torrente per il rifugio Alpinisti Monzesi, più facile, ma per non farci mancare niente, prendiamo a sinistra e saliamo la variante per Prà di Ratt, più diretta ma che prevede alcuni passaggi non banali tra piccoli salti rocciosi sulla cresta che corre di fianco al Magnodeno. Nulla di troppo impegnativo, ma sicuramente più divertente, e un bell’antipasto di quanto ci aspetta più in alto. Superiamo anche questo tratto, con la vista che inizia a offrire interessanti scorci verso la Val Galavesa, sul Resegone e in direzione della pianura. Al bivio teniamo la destra e in breve, dopo meno di due ore dalla partenza, arriviamo al rifugio Alpinisti Monzesi (1171 m), sulla verticale del Resegone, che domina lì in alto. Continua a non esserci anima viva in giro, e decidiamo di proseguire subito, il percorso è ancora lungo, non siamo nemmeno a metà strada, e per raggiungere la cima dobbiamo prima compiere un lungo traverso, costeggiando alla base la cresta che poi saliremo. Camminiamo nella vegetazione, ormai in veste autunnale, su ripidi pendii e superando la vecchia miniera della Passata, dove un tempo si estraeva il piombo, e in breve arriviamo al valico della Passata a 1244 metri di quota. Il luogo, un sereno pianoro nel bosco, ispira un senso di serenità, forse anche dovuto all’antico cippo, risalente alla fine del XVIII secolo, che segnava il confine tra il Ducato di Milano e la Repubblica di Venezia. Una breve pausa, prima di affrontare l’ultima parte dell’escursione, quella più bella, e anche più ostica.


Sul Sentiero delle Creste, in vista della croce di vetta di Punta Cermenati (1875 m), massima elevazione del Resegone. © Jacopo Orsi

Pinnacoli di roccia e grandi panorami
La segnaletica è chiara, e d’altronde anche la direttiva di salita non lascia spazio al dubbio. Il segnavia è il n° 571, indica il Sentiero delle Creste, e infatti percorreremo questa selvaggia cresta, fino in cima. Saliamo ripidi, presto usciamo dal bosco, e seguendo quasi fedelmente il filo della dorsale superiamo la Cima Quarenghi (1637 m) e giungiamo sulla Punta di Piazzo (1645 m), dove lo sguardo si apre su tutto il percorso che ancora ci attende: una lunga cavalcata di cresta, con continui saliscendi e il superamento di roccette attrezzate. Si scende, si risale, a tratti costeggiando la cresta, a tratti portandosi sul suo versante orientale, con le catene che aiutano sulle roccette più ripide, ma servono solo per sicurezza, si sale bene per chi è avvezzo a questo tipo di terreno. È davvero una cavalcata, meravigliosa, persa tra i panorami che spaziano dai laghi e fino alla pianura, mentre sul versante opposto si allunga la dorsale orobica e, in lontananza, spuntano le cime delle Alpe Retiche. Camminiamo in religioso silenzio, affacciandoci di tanto in tanto sui canaloni del versante occidentale, che precipitano sulla Val Galavesa, mentre dall’altra parte i ripidi pendii di prati scendono, anch’essi ripidi, verso i boschi della Valle Imagna. Superiamo la Porta di Serrada, il Pizzo Brumano (1851 m) e il Pizzo Daina (1864 m), in un continuo alternarsi di scorci sempre diversi, di affacci nel vuoto e pinnacoli rocciosi, erti tratti tra prati e ciuffi di erica. Il percorso, seppur faticoso, è davvero entusiasmante, vorresti che non finisse mai. Arriviamo così alla Torre di Val Nigra (1852 m), ultima asperità della giornata, e la vista dell’ormai vicino rifugio Azzoni e della cima principale del Resegone ci riporta alla realtà: decine di escursionisti, i più saliti da Morterone, si affaccendano intorno al rifugio e sul breve tratto che da questo porta alla croce di vetta. Ci fermiamo per qualche istante, quasi indecisi se voler raggiungere davvero, dopo tanto silenzio, quella folla. Ma sì, non siamo mai stati “schizzinosi”, non abbiamo mai pensato di volerci in qualche modo distinguere, la montagna non è e non deve essere elitaria, e d’altronde anche noi abbiamo spesso fatto parte di quelle “folle chiassose”. Ci scambiamo uno sguardo, e raggiungiamo il rifugio (1860 m), poi saliamo il sentierino che in pochi minuti conduce in vetta, sulla Punta Cermenati, appena 15 metri più in alto. Un po’ smarriti, e restando silenziosi, mangiamo qualcosa circondati da decine di persone, ammiriamo il grandioso panorama, riconosciamo molte delle cime che abbiamo salito in questi anni. “Scendiamo dal canalone?”, chiedo a malincuore, perché vorrei continuare a cavalcare le creste del Resegone, scendendo per la dorsale nord fino al Passo del Giuff, ma diventerebbe davvero lunga, non impossibile, certo, ma lunga sì. “Ok” è la lapidaria risposta che ricevo, e con lo sguardo capiamo di desiderare entrambi la stessa cosa, con la consapevolezza di non poterla avere. Nessuna tristezza, però, perché negli occhi e nella mente abbiamo ancora le immagini della splendida salita sul Sentiero delle Creste. Torniamo al rifugio, e ci buttiamo letteralmente nel Canale di Val Nigra (segnavia n° 11), con una discesa ripidissima, tra grandi pareti di roccia e su terreno instabile dove occorre prestare attenzione a ogni passo, soprattutto se c’è qualcuno più sotto. In un sol fiato atterriamo nel bosco, poi al rifugio Alpinisti Monzesi, da dove scendiamo la Val Galavesa, questa volta sul più agevole sentiero lungo il fiume, per tornare, stanchi ma felici, a Erve. Con un ultimo sguardo indietro, ad ammirare la mole del Resegone che fa capolino sopra le cime degli alberi.


Il rifugio Azzoni (1860 m), subito sotto Punta Cermenati, e il Canale di Val Nigra. © Marco Pozzo

IL PERCORSO
Regione: Lombardia
Partenza: Erve (566 m)
Accesso: da Calolziocorte, poco a sud di Lecco
Arrivo: Resegone, Punta Cermenati (1875 m)
Disilvello: 1300 m
Durata: 5/6 h
Difficoltà: EE (escursionisti esperti)

 

Immagine di apertura: la dentellata cresta del Resegone, vista dal Lago di Pusiano. Il Sentiero delle Creste sale sulla destra. © AdobeStock

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