Gli itinerari de L’AltraMontagna: alla conca dei Sette Laghi, tra i silenzi del Lagorai
Un lungo anello nella porzione più occidentale della catena del Lagorai, tra Valsugana e Valle dei Mocheni
di cui il Comitato scientifico dell’AltraMontagna è garante.
Sono stato diverse volte sul Lagorai – o sui Lagorai, al plurale, come preferisce qualcuno – e pur senza poter affermare di conoscere bene questa lunga e solitaria catena montuosa, un’idea abbastanza precisa me la sono fatta. Fitti boschi sulle pendici, grandi praterie e pietraie verso le cime, che superano di poco i duemila metri. Ambienti severi, che dal Passo Rolle corrono a ovest, fino al Passo Manghen e oltre ancora. Molti anni fa avevo anche passato un’intera settimana a camminare sulla cresta principale, nel cuore del gruppo, dove sono più evidenti le tracce lasciate dalla Prima guerra mondiale, concedendomi alcune digressioni laterali. E senza incontrare pressoché nessuno, una caratteristica comune in questi luoghi. Però no, nella porzione più occidentale della catena, oltre il Passo Manghen, unico valico stradale del Lagorai tra Valle di Fiemme e Valsugana, non ci ero mai stato. Quel settore affacciato sulla piccola e appartata Valle dei Mocheni non lo conoscevo. Ed eccomi quindi a risalire la strada che da Roncegno, subito a ovest di Borgo Valsugana, sale tra i boschi di larici e abeti rossi, conducendomi fino alla località delle Prese, dove inizierò il cammino. Il mio obiettivo di oggi è chiudere un anello, che sulla carta si preannuncia lungo, ma non troppo faticoso, e soprattutto di grande soddisfazione.
Con lo sguardo verso l’Altopiano di Asiago
Eccomi giunto in località le Prese, tre piccole case piacevolmente ristrutturate sul limitare di un grande pascolo che sale verso l’alto. Sarei potuto partire più in basso, dal ristorante Alle Pozze, o proseguire in auto fino al rifugio Serot, ma considerando che prevedo di scendere da questa parte, opto per iniziare l’escursione da qui. Salgo il pratone, e individuato il sentiero n° 371, lo seguo verso destra, entrando nel bosco e raggiungendo in breve il piccolo Lago delle Prese (1615 m), uno specchio d’acqua dall’intensa colorazione verde circondato dai larici. Fino a qui non ho ancora incontrato nessuno, ma dopo aver superato la Malga Fravort (1550 m), e arrivando al rifugio Serot (1566 m), poco più avanti, mi rendo conto di non essere l’unico ad aver scelto di venire in questi luoghi. Il piccolo parcheggio, infatti, è quasi pieno, ma la cosa non mi stupisce vista la posizione: su un ripiano prativo del versante meridionale del Monte Cola, davanti, oltre il solco della Valsugana, si alza la barriera delle cime che chiudono a nord l’Altopiano di Asiago, dove individuo subito Cima Dodici. Per fortuna in molti si fermano qui, mentre io proseguo oltre, segue le indicazioni per Sette Laghi, abbandono il sentiero n° 371, che ritroverò sulla strada del ritorno, e prendo a sinistra il n° 323. Passo dalla vicina Malga Trenca (1678 m), oltre la quale lascio la stradina (attenzione alle indicazioni!) e proseguo per pascoli e rada vegetazione fino al piccolo Lago delle Carezze (1768 m), più una torbiera che un vero specchio d’acqua. In costante ma moderata salita, continuo a camminare verso nord, su terreno aperto, traversando tutto il versante orientale del Monte Cola (sono tentato di prendere le deviazioni a sinistra che mi porterebbero sulla cima…), in alto sulla Val di Cavè, e quasi senza accorgermene, valicando alcune dorsali, mi ritrovo nella conca dei Sette Laghi, che si distende a una quota di circa 2000 metri, dove sono adagiati diversi piccoli laghi, ovviamente.
Tra laghi e Mocheni
Il mio approccio a volte troppo didascalico mi spinge a contarli, questi sette laghi, e dopo una breve sosta perdo tempo a girovagare in questo piccolo altopiano erboso nascosto tra Monte del Lago, Pizzo Alto, Monte Cola e Hoabonti. Ci rinuncio, non saprò mai se sono davvero sette, mi accontento di godermi questo paesaggio particolare, fortunatamente poco frequentato. Decido però di proseguire a nordovest, salendo al Passo del Lago (2219 m), per ammirare dall’alto il bel Lago di Erdemolo, con l’omonimo rifugio (2006 m), affacciandomi verso la testata della Valle dei Mocheni. È proprio la popolazione dei Mocheni, una tribù di origine tedesca che si stabilì in quest’area agli inizi del XVIII secolo, a definire i particolari toponimi germanofoni che leggo sulla carta, frutto dell’antica lingua ancora viva nella comunità locale: Hoabonti, Gronlait, Fravort, Oscivart, Jechi… Perso in queste considerazioni, non mi accorgo che il tempo passa, ed è ora di rimettermi in marcia. Senza ritornare nella conca dei Sette Laghi, che ammiro dall’alto, decido di seguire il sentiero n° 325, che percorre verso sud tutto il crestone erboso tra Pizzo Alto e Hoabonti, per portarmi, dopo una breve discesa, al Passo della Portela (2151 m), dove a nord scende la Val Cava, percorsa dal torrente Balkof. Abbandono qui la cultura germanofila dei Mocheni, per prendere, verso sud, il sentiero n° 371. Non manca molto al termine di questa escursione, e prima di tornare alle Prese, dove ho lasciato l’auto, mi fermo un’ultima volta, a guardare le cime dai nomi tedeschi alle mie spalle, e quelle dell’Altopiano di Asiago di fronte. E un pensiero va ai tanti soldati, di entrambi i fronti, che su queste montagne si fronteggiarono e persero la vita.
IL PERCORSO
Regione: Trentino – Alto Adige
Partenza: Malga Prese (1696 m)
Accesso: da Borgo Valsugana si sale a Roncegno, quindi si seguono le indicazioni per il rifugio Serot e il ristorante Alle Pozze, superando quest’ultimo e deviando, su stretta e tortuosa stradina, per la località Prese
Arrivo: Passo del Lago (2219 m)
Disilvello: 850 m
Durata: 5/6 h
Difficoltà: E (escursionistico)
Immagine di apertura: la dorsale del Fravort (2347 m) dal Passo della Portela. © Stefano Petri