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Gli itinerari de L’AltraMontagna: al cospetto del Pizzo d’Andolla

La classica salita al rifugio Andolla, in fondo alla Valle Antrona, con un solitario anello per la Val Loranco

di
Luigi Dodi
02 agosto | 12:00
Questo articolo si rispecchia nei nove punti del Manifesto,
di cui il Comitato scientifico dell’AltraMontagna è garante.

Ci sono luoghi, fisici e mentali, che possono essere insieme meta e trampolini di lancio. Succede nella vita, e succede anche in montagna. Luoghi che esplori una prima volta, senza conoscerli, magari dirigendoti verso il classico rifugio, ma a volte può essere un lago, un colle, o anche una facile cima. E raggiunta questa meta “classica”, e dando un’occhiata alla cartina, ti dici che lì devi tornarci, per continuare l’esplorazione, andare oltre, scoprire cosa ti aspetta oltre il valico, dietro quella cresta, giù per quella valle. Ecco, la Valle Antrona e il rifugio Andolla, almeno per me, hanno significato questo. La prima volta è stato d’inverno, con le pelli di foca sui bei pendii fino al Passo del Fornalino e all’omonima cima. Lo sguardo, però, puntava verso la testata della valle, oltre il bacino artificiale dei Cavalli. Con la neve meglio di no, quindi appuntamento in estate, con una prima salita al rifugio Andolla, a 2061 metri, in alto sul versante sinistro orografico della Val Loranco. Scoperto un mondo, se ne disvelano altri. Il Passo d’Andolla verso la Zwischbergental, il Pizzo di Loranco, o Mittelrück, la traversata per il Passo delle Coronette verso il Lago di Camposecco e quello di Cingino, per scendere poi al Campiccioli. Quante possibilità… Avrò modo di esplorarle, ma preferisco procedere per gradi, addentrarmi in un territorio un passo alla volta, e per questa volta mi regalo un “piccolo” anello, un antipasto che vale come un pranzo completo.


Lungo il sentiero di accesso al rifugio Andolla. © Simone Bertinotti

Seguendo la corrente
Eccomi quindi al piccolo abitato di Cheggio, o meglio Alpe Cheggio, a quasi 1500 metri di quota in fondo alla Valle Antrona, e all’interno del Parco regionale Alta Valle Antrona, una delle tante aree protette dell’Ossola. L’ambiente è notevole, pur senza cime di prestigio. Sono forse gli ambienti che più preferisco, lontani dal clamore, fuori dai grandi e celebri circuiti di trekking. Mi incammino sul sentiero di accesso al rifugio Andolla, che nella sua parte iniziale costeggia, in destra orografica, il Lago dei Cavalli. Questo, come gli altri laghi della valle, sono il risultato della fame di energia elettrica del Novecento, che ha portato alla costruzione di grandi invasi artificiali in quota. La mia meta, d’altronde, ha un’origine simile. Il rifugio, infatti, venne costruito dalla società Edison, che stava realizzando le dighe di quest’area, come casa per le vacanze dei suoi dipendenti (erano proprio altri tempi!), poi donato al Cai di Domodossola.
Al termine del lago supero l’Alpe del Gabbio (1495 m) e proseguo costeggiando, questa volta in sinistra orografica, il torrente Loranco, inoltrandomi nell’omonima valle. Il sentiero è ottimo, rilassante, e la vegetazione che mi ha accompagnato inizia a diradarsi, lasciando spazio ad ampie - e ripide - praterie d’alta quota. Prendo lentamente quota, e al bivio seguo fedelmente i miei piani: svolto a destra e inizio a salire il ripido pendio che, vincendo in sul colpo circa 300 metri di dislivello, mi deposita direttamente al rifugio Andolla. Lo spettacolo, selvaggio e a suo modo imponente, mi lascia quasi a bocca aperta. Dopo una meritata pausa, godendomi il panorama, decido di seguire i miei piani, e prendo la traccia che mi permetterà di tornare sul fondo della Val Loranco, per chiudere l’anello.


La Val Loranco dal rifugio Andolla. © Simone Bertinotti

Sentieri solitari
Mi incammino sul sentiero verso sudovest, quasi pianeggiante, che taglia il ripido versante erboso. La traccia è stretta, ma evidente e ben segnata, impossibile perdersi, basta non farsi tentare dalle labili deviazioni laterali, segno di un tempo che fu, quando quasi ogni luogo appena pianeggiante veniva sfruttato per l’inalpamento degli animali. In alcuni tratti esposti le catene aiutano a procedere in sicurezza, ma niente di difficile, serve solo passo fermo e una certa esperienza. Anche l’attraversamento di alcuni torrenti, con tanta acqua, può richiedere una certa attenzione. In compenso, l’ambiente circostante è di una bellezza selvaggia che riempie gli occhi. Con una ripida discesa arrivo all’Alpe Camasco (1967 m), quasi sul fondo della Val Loranco. Guardo il sentiero che, verso destra, sale al Passo delle Coronette. So già di non avere tempo per seguirlo, dovrei almeno pernottare al bivacco Camposecco, presso l’omonimo lago artificiale. Noto anche la traccia che, credo almeno, mi porterebbe al Lago Ciapivul, questa volta di origine naturale, in una conca solitaria ai piedi della Punta Turiggia. Ma oggi sono fedele ai miei piani, saltello sul trampolino, senza spiccare il volo, e mi godo la bella, e lunga, discesa della Val Loranco, passando dall’Alpe Campolamana (1721 m), per riprendere il sentiero del mattino, fin giù al Lago dei Cavalli.

 

IL PERCORSO
Regione:
Piemonte
Partenza: Alpe Cheggio (1497 m)
Accesso: da Domodossola, salendo la Valle Antrona fino all’Alpe Cheggio e al Lago dei Cavalli
Arrivo: rifugio Andolla (2061 m)
Dislivello: 600 m (750 m l’anello completo)
Durata: 2 h e 30 min (5/6 h l’anello completo)
Difficoltà: E (escursionistico); EE (escursionisti esperti) l’anello completo

 

Immagine di apertura: il rifugio Andolla (2061 m), in fondo alla Valle Antrona. © Klaus Gräber

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