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Gli itinerari de L’AltraMontagna: sospesi sopra le buse delle Vette Feltrine

Una lunga escursione sulle grandi praterie alpine e i fenomeni carsici delle Vette Feltrine, con i loro caratteristici circhi glaciali

di
Luigi Dodi
15 marzo | 12:00
Questo articolo si rispecchia nei nove punti del Manifesto,
di cui il Comitato scientifico dell’AltraMontagna è garante.

Sul confine tra Veneto e Trentino, nella porzione più occidentale del Parco nazionale Dolomiti Bellunesi, si distende la dorsale delle Vette Feltrine. È un luogo unico, nel vero senso della parola, che dal massiccio del Cimonega si allunga verso ovest per una decina di chilometri, fino al solco del Cismon. Rientrano nella grande famiglia delle Dolomiti, ma sono così particolari, geomorfologicamente e botanicamente, da rappresentare una singolarità all’interno dei Monti Pallidi. Dalla piana di Feltre, guardando verso nord, oltre i primi declivi si alza un gradino di calcari grigi, rocce dure e tenaci, in parte ricoperto di boschi. Si deve vincere questo primo salto per accedere al mondo delle Vette Feltrine, che oltre i 1800-1900 metri è invece dominato dalle rocce stratificate e più “morbide” della Formazione di Fonzaso, del Rosso Ammonitico e del Biancone. È il mondo delle caratteristiche buse, le grandi conche sospese modellate da piccoli ghiacciai di circo dell’ultima glaciazione, e in tempi più recenti dalla neve e da fenomeni carsici. Le cime, che a nord, verso il Primiero trentino e affacciate sulle Pale di San Martino, calano ripide e selvagge, dal versante feltrino offrono declivi più dolci e superano di poco i duemila metri di quota, e fanno da contorno a questi ambienti silenziosi, selvaggi nella loro dolcezza. Vaste praterie alpine, ricche di fioriture con diversi e stupendi endemismi, da esplorare con la dovuta calma, un passo alla volta, e dove le possibilità per inanellare splendide escursioni circolari sono davvero tante. Ma è anche possibile percorrere tutta la lunga dorsale in una sola giornata, seguendo l’ultima tappa dell’Alta Via delle Dolomiti n° 2 dal rifugio Boz al Dal Piaz, poco sotto la linea di cresta, in un continuo saliscendi tra il Sasso di Scarnia e il Monte Ramezza, la Piazza del Diavolo, la Pietena e Cima Dodici, fino al Col di Luna e alla Busa delle Vette.


Un esemplare di Saxifraga burseriana presso il rifugio Dal Piaz. © Apollonio Tottoli

Dalle buse…
La Busa delle Vette, sul cui margine sorge il rifugio Dal Piaz (1993 m), è una delle mete più conosciute e frequentate di queste montagne, comodamente raggiungibile dal Passo Croce d’Aune in meno di 3 ore. Qui giunti, si può partire all’esplorazione delle Vette Feltrine, girovagando tra le buse o salendo alle facili cime. Questa volta, però, decidiamo per un percorso leggermente diverso, più lungo, certo (servono almeno 7 ore, e il dislivello sfiora i 1700 metri!), ma sicuramente meno battuto, almeno nella sua prima parte. Dal Passo Croce d’Aune, quindi, proseguiamo per il paese di Aune (891 m), dove parte il sentiero n° 810 (Sentiero di Sant’Antonio). All’inizio è una minuscola stradina cementata che sale verso nord, ma ben presto si trasforma in un sentiero nel bosco, che penetra nella stretta valle. Tra le fronde, proprio di fronte, la bastionata dello Scalon sembra chiudere il passaggio, ma dopo la risalita di un ghiaione il cammino inizia a svelarsi: con continue svolte e tratti esposti (cautela), si prende quota tra anguste gole e rocce strapiombanti, fino alla piccola forcella del Passo di Sant’Antonio (1778 m). Scesi brevemente sul versante opposta, si riprende a salire tra balze erbose, e per un cengione si arriva alla grande piana della Malga Monsampian (1902 m), con un locale sempre aperto come ricovero-bivacco. Siamo nella Busa di Monsampiano, l’ultimo circo glaciale delle Vette Feltrine a occidente, appartato, silenzioso, che lascia però capire di che pasta sono fatte queste montagne. Da qui, una comoda mulattiera inerbata procede a est, traversando verso la Busa di Cavaren e la Busa delle Vette, permettendo di raggiungere in tutta comodità il rifugio Dal Piaz. Ma perché togliersi il piacere di salire ancora?


Sulla cresta tra Monte Pavione, a sinistra, e Col di Luna, alla sua destra. Sullo sfondo, il Sass de Mura. © Dezteven

… alle cime
Imbocchiamo allora il sentiero n° 817 che procede a nord, lungo il fianco sinistro della busa. La pendenza è modesta, ci si può immergere in questi ambienti solitari, e quasi non ci accorgiamo di aver raggiunto il Passo del Pavione (2059 m), aperto sulla dorsale principale verso il Primiero. Uno sguardo veloce al panorama e volgiamo a destra, con una salita più ripida sull’arrotondata cresta erbosa, che transitando dalla Cima di Monsampiano (2280 m), in breve ci deposita sulla piatta sommità del Monte Pavione (2335 m). Lo stupore non è un obbligo, ma una necessità. Le Vette Feltrine si allungano a est, fino al Sass de Mura e oltre, con la Schiara e in lontananza le Dolomiti Friulane, mentre a nord si abbracciano le Pale di San Martino e diversi altri complessi montuosi, tra Agordino, Lagorai e Cima d’Asta, il Grappa, le Prealpi… Ai nostri piedi, invece, la Busa di Cavaren e, oltre l’incredibile e sinuosa dorsale del Col di Luna, si intuisce la Busa delle Vette. Proseguiamo il cammino, non possiamo esitare troppo quassù, e seguiamo la facile ma affilata cresta erbosa verso est, scendendo ripidamente a una sella e risalendo proprio sul Col di Luna (2295 m), sospesi tra due mondi. Ci affacciamo sulla Busa delle Vette, il più grande di questi circhi glaciali, forse anche il più affascinante, quindi pieghiamo a sud, ormai sulla strada del rientro. Seguiamo in discesa la facile dorsale che separa le buse della Vette e di Cavaren, il sentiero è ancora il n° 817, e in breve raggiungiamo la Sella delle Cavalade (2081 m). Ci resta un’ultima salita da affrontare, breve, ma la fatica inizia a farsi sentire, e sull’ultima cima della giornata, quella delle Vette Grandi (2130 m), ci godiamo per l’ultima volta lo spettacolo unico delle Vette Feltrine, prima di scendere al Passo delle Vette Grandi (1994 m) e all’adiacente rifugio Dal Piaz. Sono passate diverse ora dalla nostra partenza, e abbiamo accumulato parecchio dislivello, ma la bellezza e l’unicità degli ambienti attraversati compensano la fatica. Quasi a malincuore riprendiamo il sentiero verso valle, il n° 810, che tagliando la più lunga strada militare cala direttamente a Passo Croce d’Aune (1015 m). Con gli occhi ancora pieni della meraviglia delle Vette Feltrine, delle buse, delle sue cime e dei suoi grandi panorami, seguiamo la strada asfaltata che in breve ci riporta al punto di partenza.

 

IL PERCORSO
Regione:
Veneto
Partenza: Aune (891 m)
Accesso: da Feltre per Pedavena e il Passo Croce d’Aune
Arrivo: Monte Pavione (2335 m) e Col di Luna (2295 m)
Disilvello: 1650 m
Durata: 7/8 h
Difficoltà: E (escursionistico)

 

Immagine di apertura: vista panoramica della Busa delle Vette. © Bellunese

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