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Gli itinerari de L’AltraMontagna: sopra i boschi di Paneveggio

Sulla Cima Bocche, una lunga escursione ad anello, sui luoghi della Grande Guerra, con vista su alcuni dei gruppi dolomitici più famosi

di
Luigi Dodi
23 febbraio | 12:00
Questo articolo si rispecchia nei nove punti del Manifesto,
di cui il Comitato scientifico dell’AltraMontagna è garante.

Pale di San Martino e Lagorai, Marmolada, Latemar e Catinaccio, Civetta e Antelao, solo per citare i gruppi montuosi più vicini che si possono vedere dai 2745 metri di Cima Bocche. Praticamente nel cuore delle Dolomiti, a due passi dagli affollati centri turistici della Val di Fassa e di San Martino di Castrozza, nel Primiero, con un panorama che ha pochi eguali negli immediati dintorni. Folla sulla cima, quindi? No, perché per salire a Cima Bocche ci vogliono buone gambe, soprattutto partendo da Paneveggio, con un dislivello di oltre 1200 metri, mentre sono leggermente più agevoli le ascese da Malga Vallazza e, sull’opposto versante, dal Passo di San Pellegrino. E perché in molti si dirigono verso la più frequentata – e agevole – Val Venegia, ai Laghi di Colbricon o nella Valle di San Nicolò.
La Cima Bocche è la più elevata di quella modesta dorsale che si alza tra le valli del Travignolo e di San Pellegrino, mettendo in comunicazione le valli di Fiemme e di Fassa con quella veneta del Biois, attraverso il Passo Valles e quello di San Pellegrino. A sud si alzano le Pale di San Martino e il Lagorai, a nord i contrafforti della Marmolada. Durante la Grande Guerra era un caposaldo delle truppe austro-ungariche, strenuamente difeso dai – vani – tentativi di conquista dei soldati italiani. Le tracce di quegli eventi sono ancora chiaramente visibili lungo la salita e soprattutto sulle creste sommitali, accrescendo il fascino di un’escursione di per sé entusiasmante, che inizia attraverso gli stupendi boschi di conifere della foresta di Paneveggio, famosa per i suoi abeti di risonanza, e si conclude tra vaste praterie alpine e grandi banconate porfiriche. Un’escursione che si può compiere praticamente in ogni stagione, anche con la neve, quando la traccia di salita procede più direttamente sul grande costone meridionale della montagna.

 

Nell’antica foresta
Noi iniziamo invece a camminare dalla Stazione forestale di Paneveggio, poco oltre l’omonimo lago in direzione del Passo Rolle, seguendo verso ovest la sterrata con segnavia n° 626, che ci accompagnerà fin quasi in cima. Dopo aver costeggiato brevemente l’ampia radura di Paneveggio, si seguono i segnavia che, verso destra, ci portano su un bel sentiero nel bosco che, poco sopra, torna sulla pista forestale. Non ci resta che seguire la stradina, con pendenza costante e moderata, fino al suo termine, a 1817 metri di quota, dove inizia una mulattiera di guerra dal fondo selciato, che ci accompagna fino ai pascoli di Malga Bocche (1946 m), un bell’agriturismo affacciato sulle Pale di San Martino. Una sosta è d’obbligo, e i meno allenati potranno anche decidere di fermarsi qui, a godere del sole – o della neve – e di un panorama di tutto rispetto, ma la salita è ancora lunga, conviene quindi rimettersi in marcia senza esitazioni. Dietro la malga, si tiene la destra e si sale verso nord, sempre seguendo il segnavia n° 626, e raggiunto il ponte sul rio di Bocche (1989 m), si continua a sinistra sulla mulattiera militare che prende quota nel bosco con alcuni tornanti, fino ad arrivare sui ripiani erbosi con il solitario Bait de le Vedele (2129 m). L’ambiente inizia a cambiare, e dopo aver percorso una valletta di fianco al torrente, nel rado bosco, si esce definitivamente dalla vegetazione, sbucando nella conca che ospita il Lago di Bocche (2247 m).

Lago Bocche

Il Lago Bocche (2247 m), salendo verso l’omonima cima.

Alti pascoli e aeree dorsali
Il silenzio è totale, la dorsale del Lagorai si allunga proprio davanti, e la nostra meta si intuisce sopra di noi, ma per raggiungerla bisogna seguire il sentiero che, verso destra (sudest), arriva ad affacciarsi sulla Val Miniera, con le Pale che tornano ad affacciarsi imponenti, alla base del grande costone, la dorsale dell’Agnelezza, nostra direttiva di salita fino alla vetta. Si torna a salire con più decisione verso nord, tra magri pascoli e rocce porfiriche, si supera il bivio con il Sentiero della Pace, che sale dalla Val Miniera, e subito oltre, a 2562 metri, si tiene la sinistra, abbandonando il segnavia n° 626 che prosegue per la Sforcela Grana (o Iuribrutto), per seguire invece, verso nord, il sentiero n° 628. Sono le ultime fatiche, ripagate dal panorama che si apre sempre più a ogni passo, camminando fra trincee e resti di manufatti militari sulla facile dorsale rocciosa che conduce direttamente sulla piatta sommità di Cima Bocche. Il panorama? Come detto in precedenza è vastissimo, non serve dilungarsi con le parole, è un’esperienza da vivere con gli occhi e con il corpo tutto. Uno di quegli spettacoli che ti lasciano un po’ intontito, che quasi ti costringono a girare lo sguardo lentamente per identificare cime e valli, laghi e valichi, senza accorgerti che il tempo passa, e da quassù bisogna pur scendere. Anche se poco sotto la cima, sul versante meridionale, c’è il piccolo bivacco Jellici (2675 m), una tentazione… Forse un po’ troppo spartano, più un ricovero di emergenza in caso di maltempo. Magari la prossima volta, munendosi di sacco a pelo e un po’ di cibo in più…


I Laghi di Lusia visti da Cima Bocche. © Maurizio Ceol

Il cerchio si chiude
Potremmo scendere da dove siamo saliti, ma perché negarsi il piacere di calcare, per il ritorno, altri sentieri? E allora seguiamo la cresta verso ovest, il segnavia che ci guida è ora il n° 633, passiamo nelle trincee e tra i manufatti militari, e con una rapida – e ripida – discesa siamo alla Sforcela di Bocche (2540 m), giunzione tra la Cima Bocche e la Cresta del Gronton, dove corre un divertente itinerario attrezzato. Noi volgiamo invece a sinistra (sudovest) e seguiamo la bella valletta di magri pascoli che conduce al ben visibile Lago di Lusia Superiore (2380 m), poi a quello Inferiore (2332 m), poco sotto la Sforcela di Lusia (2363 m), e anche qui troviamo un piccolissimo e spartano ricovero, il bivacco Redolf. Ci aspetta ora un rettilinea discesa, seguendo verso sud il sentiero n° 621, che costeggia il torrente lungo la piccola Val dei Laghi. Stiamo per abbandonare gli spazi aperti delle quote più alte, per entrare nel bosco che ci riporterà direttamente a Malga Bocche. Qui giunti una sosta è d’obbligo, sono passate molte ore dalla partenza, il dislivello si sente nelle gambe, dobbiamo riposare, riempire la borraccia, mi fa male un piede… O forse vogliamo solo ritardare ancora un po’ il ritorno a valle.

 

IL PERCORSO
Regione: Trentino – Alto Adige
Partenza: Paneveggio, Stazione forestale (1542 m)
Accesso: da Predazzo, in Val di Fiemme, risalendo la Val Travignolo verso il Passo Rolle, ma anche dal Primiero, sempre superando il Rolle, o da Falcade, valicando il Passo Valles
Arrivo: Cima Bocche (2745 m)
Disilvello: 1200 m
Durata: 4/5 h; calcolare almeno 2 h e 30 min per la discesa
Difficoltà: E (escursionistico)

 

Immagine di apertura: salendo al Castellaz, sopra il Passo Rolle, vista sulla Cima Bocche (2745 m), a sinistra, e sulla Cima Iuribrutto (2691 m), a destra, separate dalla Sforcela Grana (o Iuribrutto, 2387 m). © Puntin1969

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