Gli itinerari de L’AltraMontagna: negli spazi bianchi della Valgrisenche
Con le ciaspole o le pelli di foca sul Mont de l’Arp Vieille, classico e panoramico percorso invernale ai piedi del Rutor
di cui il Comitato scientifico dell’AltraMontagna è garante.
Selvaggia. È troppo? Forse sì, la modernità è arrivata anche qui, in Valgrisenche, ultima laterale della Valle d’Aosta prima di arrivare ai piedi di sua maestà il Monte Bianco. Eppure qualcosa di selvaggio ce l’ha, questo lungo solco che dalla valle centrale, all’altezza di Arvier, penetra verso sud per oltre 20 chilometri, fino ai piedi del Glacier de Glairetta, dominato dalla Grande Sassière (3747 m). Non servono pedanti analisi paesaggistiche, naturalistiche e antropologiche per vedere il lato “selvaggio” della Valgrisa – così la chiama, affettuosamente, chi la frequenta da tempo – perché è sufficiente andarci. Di “griso” ha ben poco, al contrario (ma non fatevi ingannare: l’origine del toponimo sembra risalire all’essere al centro delle Alpi Graie): in estate è un tripudio di colori, dal verde intenso dei boschi e dei pascoli, punteggiati di fioriture multicolore, ai cromatismi della roccia che sfumano nel candore dei ghiacciai; in autunno le calde tonalità del rosso e del giallo preludono al bianco dell’inverno – siamo in una delle aree più nevose della Valle d’Aosta – regalando grandi emozioni all’escursionista attento, desideroso di uscire dai percorsi più battuti e celebrati. Certo, anche qui si può sciare, ma il minuscolo comprensorio con una sola seggiovia e una manciata di piste non attira – per fortuna! – orde di chiassosi gitanti, ma piuttosto famiglie e chi vuole coniugare questo sport con altro. E che altro!
Dolci pendii sotto il Rutor
Lasciamo quindi la Valle Centrale e iniziamo la salita, costeggiando la Dora di Valgrisenche, di questa silenziosa valle. Ci si accorge subito di entrare in un altro mondo, quieto, pacato, fiero e ricco di antiche tradizioni, come quella della tessitura della lana (fate un giro alla Cooperativa Les Tisserands, lestisserands.it). I centri abitati sono solo dei minuscoli agglomerati di poche case, i versanti si alzano ripidi, boscosi e interrotti da bastionate rocciose, mentre in fondo si iniziano a intuire le cime più alte, molto alte, che superano abbondantemente i tremila metri di quota. Con la neve tutto assume connotati più dolci ma al contempo definiti, si evidenziano le forme della montagna, le pareti e i pascoli appena più pianeggianti. L’innata curiosità umana spinge lo sguardo tutto intorno, e ancora più in là, fino alla testata della valle. Ma oggi ci fermiamo prima, per salire alle pendici di un’altra montagna simbolo di questa valle, la Testa del Rutor (3486 m), che sul versante opposto, verso La Thuile, offre la grande distesa bianca dell’omonimo ghiacciaio. La nostra meta è infatti il Mont de l’Arp Vieille, a 2963 metri sul versante occidentale della Valgrisenche (sinistra orografica). La partenza è dal villaggio di Bonne (1810 m), ultimo centro abitato della valle, almeno in inverno, appena prima della diga di Beauregard (sì, lo sfruttamento idroelettrico è arrivato anche qui, negli anni Cinquanta del Novecento, anche se nel 2015 si sono conclusi gli interventi di messa in sicurezza del bacino artificiale, che hanno abbassato il muro di ben 52 metri). Superate le case, si inizia a camminare sulla strada fino ai cartelli che, sulla destra, indicano la direzione da prendere per l’alpeggio di Vieille e il rifugio degli Angeli. Solitamente si calzano qui le ciaspole (o gli sci), ma spesso nel primo tratto si cammina agevolmente solo con gli scarponi. Una comoda poderale permette di guadagnare quota, con alcuni tornanti, fino all’alpeggio di Botza (1952 m), mentre lo sguardo si posa sul sottostante Lago di Beauregard e sulle cime che circondano l’alta valle. Continuando sulla stradina, o tagliandone i tornanti, si continua verso ovest superando una piccola fascia boscosa, l’ultima della nostra gita, perché poco sopra si esce su terreno aperto, dove la pendenza diminuisce e, puntando decisamente a nord (senza seguire la poderale), si raggiungono le baite di Arp Vieille (2220 m). Fino a qui è un’escursione adatta praticamente a tutti, il dislivello è modesto, non ci sono tratti difficili, e il tracciato è quasi sempre battuto. Un’ottima soluzione per chi si avvicina per le prime volte all’escursionismo in ambiente innevato, con il piccolo alpeggio che diventa una splendida cornice – insieme alle vette all’orizzonte – per una sosta rigenerante, contemplando il paesaggio e, con un pizzico di fortuna, scorgendo qualche camoscio o stambecco alla ricerca di un po’ di cibo sotto la coltre bianca.
Fino in cima
Difficile però accontentarsi. Salire, a volte, può diventare quasi una dipendenza, una necessità dello spirito prima ancora che del corpo. E allora riprendiamo il cammino, verso ovest a risalire un dosso, poi attraversando il pianoro successivo, a circa 2400 metri. Siamo alla testata del Vallone de l’Arp Vieille, la Testa del Rutor incombe a nord, mentre la nostra meta si staglia a ovest contro il cielo. Le tracce di ciaspolatori e scialpinisti sono quasi sempre presenti, e salgono il ripido pendio (in caso di neve gelata sono necessari i ramponi) che conduce a una modesta sella sulla dorsale meridionale della montagna, a circa 2700 metri di quota presso dei ruderi militari (la guerra non è passata di qui, ma l’Italia, temendo, un’invasione francese, realizzò un lungo sistema difensivo lungo tutto il confine). Il panorama che si apre è già davvero ampio, ma l’ascesa non finisce qui, bisogna affrontare, verso destra, l’ultimo tratto di cresta, inizialmente piuttosto ampia e facile fino all’anticima, poi decisamente più ripida e stretta (cautela) fino alla cima principale (gli scialpinisti tagliano il pendio finale, ma con le ciaspole, valutando in loco le condizioni, è in genere consigliabile seguire la dorsale). Ecco, le fatiche sono finite, non resta che abbandonarsi alla contemplazione del panorama. Sembra di poter toccare con un dito la Testa del Rutor, più in là tutta la corona di Tremila che circondano letteralmente l’alta Valgrisenche, in lontananza il Gran Paradiso, la Grivola, il Cervino, Il Rosa… Difficile distogliere lo sguardo dall’incredibile giro di cime tutto intorno. Ma giù in basso le ombre del pomeriggio già avvolgono la Valgrisa, è ora di scendere. Con la promessa di tornare, qui o per altre valli e cime di questa selvaggia valle.
IL PERCORSO
Regione: Valle d’Aosta
Partenza: Bonne (1810 m)
Accesso: da Aosta fino ad Arvier, risalendo la Valgrisenche
Arrivo: Mont de l’Arp Vieille (2963 m)
Disilvello: 1200 m
Durata: 3/4 h
Difficoltà: BR (bravi ciaspolatori); BS (buon sciatore); ramponi
Immagine di apertura: il Lagro di Beauregard, in Valgrisenche.