Contenuto sponsorizzato
Sport

Gli itinerari de L’AltraMontagna: tra storia e natura selvaggia sulla costa ligure di Levante

Un itinerario sospeso appena sopra il mare che unisce Riva Trigoso con Moneglia, passando dall’antica torre di avvistamento di Punta Baffe e attraverso boschi silenziosi

di
Luigi Dodi
06 dicembre | 13:00
Questo articolo si rispecchia nei nove punti del Manifesto,
di cui il Comitato scientifico dell’AltraMontagna è garante.

Arriva l’inverno, la neve inizia a cadere, almeno sulle cime più alte, e contemporaneamente iniziano a materializzarsi le idee per la stagione fredda. Dove andare? Quali gite di scialpinismo vale la pena rifare e quali nuovi angoli delle Alpi esplorare? Ci sarà sufficiente neve per iniziare presto la stagione, magari già a dicembre, o bisognerà aspettare? Quando sarà possibile iniziare a percorrere gli itinerari cosiddetti primaverili, alle quote più alte? No, fermiamoci, la montagna richiede sì pianificazione, ma richiede altrettanta calma, senza proiettarsi troppo in avanti, precedendo i tempi. E allora, guardando qualche cartina, può scaturire una bella idea, magari per cimentarsi con uno di quei tipici itinerari che spesso – e a torto – si tende a trascurare. Un percorso in un territorio “nuovo”, che in estate, per il troppo caldo, si preferisce evitare. Ecco, qualcosa sul mare, possibilmente senza muovere l’auto. Rivolgo l’attenzione verso i sentieri della Liguria, cerco qualcosa sulla costa, e noto questa specie di promontorio tra Moneglia e Riva Trigoso. Qualche sentiero, e null’altro. Studio brevemente l’orografia del terreno, leggo i toponimi, che mi incuriosiscono, come mi incuriosisce quel grande anfiteatro chiuso tra il Colle del Lago, il Monte Moneglia e il Monte Comunaglia, che verso sud cala direttamente sul mare. Boschi e valli dove non sembra esserci nulla, un territorio contenuto nella sua estensione, ma che potrebbe regalare una bella immersione nella natura selvaggia. In fondo, è nella botte piccola che sta il vino buono… Il modo migliore per raggiungere questo pezzo di Liguria, inoltre, è il treno, perché il percorso individuato parte e arriva in località ben servite dalla linea ferroviaria. Una ragione in più per partire.


La torre di Punta Baffe. © Terensky

Una torre dal passato
Usciti dalla stazione di Riva Trigoso, si deve andare a destra, superare i binari con il sottopassaggio, poi, oltre il cimitero, una stradina in salita a sinistra, contrassegnata da due cerchi rossi vuoti, un punto e una linea rossi (la strana ma utile segnaletica ligure dei sentieri), indica l’inizio vero e proprio dell’escursione. Prendendo quota, e inoltrandosi nella vegetazione, i panorami sulla costa iniziano ad abbracciare un territorio sempre più vasto, anche se in parte rovinati dai grandi cantieri navali di Riva lì in basso. Per fortuna, salendo, lo sguardo viene attratto da altro, come le distese di boschi che ammantano i pendii circostanti. La salita si fa intensa, quasi non ci si accorge di essere su un crinale, sospeso tra il mare a destra e pendii e vallette a sinistra. Ora il sentiero spiana, e camminando in questo mondo verde, con un’ultima breve salita, si raggiunge la torre di Punta Baffe (255 m), risalente all’epoca della Repubblica di Genova. Fa parte di un antico sistema di torri di avvistamento destinate a scorgere il prima possibile le incursioni dei pirati, in modo da avvisare la popolazione, accendendo luminosi falò di notte, o coprendoli con rami e foglie bagnati durante il giorno per creare grandi e visibili colonne di fumo. Queste torri sono sparse un po’ ovunque lungo la costa, su alture e promontori, e rappresentano un’interessante testimonianza della vita di questi fieri popoli nei secoli passati. La sosta in questo luogo è quasi d’obbligo, anche per ammirare con calma il panorama sulla costa, e quando si riparte bisogna scegliere: si può prendere a sinistra (verso nord-nordest) il sentiero che, lungo una dorsale, conduce al Colle del Lago, da dove si può raggiungere il Monte Moneglia; oppure scendere verso sud e avvicinarsi alla linea di costa, entrando in quel mare verde che arriva a lambire le acque. Preferisco questa seconda opzione, incuriosito dalla profondità del sistema di valli che si apre davanti a me.


La costa da Punta Baffe. © Martin Stiburek

Sprofondati nella vegetazione
Proseguendo oltre la torre, infatti, il sentiero scende verso quella che è conosciuta come Vallegrande. Il passaggio è netto: dalla luminosità della torre e della macchia mediterranea, si entra in una zona boschiva, fresca e ombrosa. La discesa richiede attenzione in alcuni punti vista la ripidità, ma è davvero come immergersi in un altro mondo. La Vallegrande è un’oasi di biodiversità, dove la presenza di ruscelli e frutti selvatici attira molte specie animali, tanto che non è raro imbattersi nelle loro tracce, se non proprio avere un incontro ravvicinato, magari con un cinghiale. E la natura, qui, mostra anche tutta la sua forza rigeneratrice: dopo il devastante incendio del 2004, la vegetazione ha ripreso il sopravvento, con pini e lecci che si fanno strada tra i resti anneriti delle fiamme. Il percorso continua verso il cuore della Vallegrande, arrivando a lambire l’unico segno umano di quest’area, un agriturismo che si può raggiungere anche in auto percorrendo la cosiddetta Strada delle Gallerie, 9 chilometri di strada litoranea quasi completamente in galleria, dove un tempo passava la ferrovia, con il transito a senso unico alternato. Il contrasto è davvero forte. Per uscire dal mondo sospeso della Vallegrande, dopo un affaccio sul mare, si deve salire, e non poco, con il sentiero che diventa a tratti roccioso e si arrampica ripido lungo una dorsale, e con la vista che si amplia a ogni passo. Al termine di questa salita, ignorato il bivio verso il Monte Comunaglia, si prosegue in moderata discesa verso la Cresta di Comunaglia, e poco dopo compaiono le prime case tra gli uliveti. È il preludio a un vero e proprio ritorno alla civiltà, che conduce a Moneglia, con le sue stradine strette e l’atmosfera accogliente, perfetto coronamento di questa giornata di cammino.

 

 

IL PERCORSO
Regione: Liguria
Partenza: Riva Trigoso, stazione ferroviaria (21 m)
Arrivo: Moneglia, stazione ferroviaria (20 m)
Accesso: consigliamo di percorrere questo itinerario utilizzando il treno, con partenza dalla stazione di Riva Trigoso e rientro da quella di Moneglia, entrambe sulla linea che unisce Genova con La Spezia
Dislivello: 500 m
Durata: 3 h e 30 min/4 h
Difficoltà: E (escursionistico)

 

Immagine di apertura: il verde della vegetazione e il blu del mare si fondono camminando tra Riva Trigoso e Moneglia. © Terensky

 

SOSTIENICI CON
UNA DONAZIONE
Contenuto sponsorizzato
recenti
Sport
| 22 gennaio | 13:00
Donato al Museo etnografico Dolomiti, è stato esposto dopo un’accurata ripulitura e manutenzione che lo ha portato all'originario splendore
Ambiente
| 22 gennaio | 12:00
Beatrice Citterio, ricercatrice in trasformazioni territoriali alla libera università di Bolzano, è ospite della nuova puntata di Un quarto d'ora per acclimatarsi, il podcast de L'AltraMontagna che approfondisce i problemi ambientali e sociali sperimentati dalle terre alte tramite la voce di chi le vive, le affronta e le studia
Sport
| 22 gennaio | 11:00
Ad imporsi è stata la Svizzera, che annoverava tra le proprie fila anche ex calciatori di assoluto livello come Benaglio, Mehmedi, Chapuisat e Frei, che in finale ha piegato per 8 a 6 la Germana. L'evento si disputa dal 2010, è giunto alla 13esima edizione e richiama un gran pubblico nella città del Canton Grigioni
Contenuto sponsorizzato