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Gli itinerari de L’AltraMontagna: tra le torri rocciose del Cridola

Alla scoperta di angoli selvaggi  con un lungo itinerario ad anello nella porzione più settentrionale delle Dolomiti Friulane, tra Veneto e Friuli

di
Luigi Dodi
17 maggio | 12:00
Questo articolo si rispecchia nei nove punti del Manifesto,
di cui il Comitato scientifico dell’AltraMontagna è garante.

Basta dire il nome, Dolomiti, e il pensiero va quasi immediatamente ai celebri massicci di dolomia tra Veneto, Trentino e Alto Adige. Montagne stupende, che ogni estate vengono letteralmente prese d’assalto da migliaia di turisti ed escursionisti, tanto che può diventare difficile trovare un sentiero dove camminare senza incontrare almeno qualche decina di persone. Difficile, ma non impossibile, certo, e anche intorno alle Tre Cime, giusto per fare un esempio, si possono scovare itinerari poco battuti, basta saper cercare.

 

Ci sono però anche “altre” Dolomiti, meno conosciute ai più, ma altrettanto belle, di una bellezza selvaggia, dove i sentieri sono spesso faticosi, a volte impegnativi. E dove si può camminare per ore, per intere giornate, senza quasi incontrare nessuno. Sono le Dolomiti Friulane, o d’Oltrepiave, che, come dicono i nomi, si distendono in territorio friulano, a cavallo con il Veneto, oltre il corso del Piave, a oriente del grande fiume. Un mondo di pascoli e valloni detritici, di torri dalle forme contorte e di grandi paesaggi.

 

Certo, anche qui, tra il Cadore e la Carnia, ci sono luoghi iconici, basti pensare al Campanile di Val Montanaia, ma scordatevi le lunghe file sui sentieri, e soprattutto allenatevi, perché spesso i dislivelli sono importanti, e si risalgono grandi ghiaioni e sentieri impervi. La ricompensa? Grandiosi percorsi che salgono prima nei boschi, per inoltrarsi poi tra pareti e pinnacoli, in ambienti aspri e solitari, dove realizzare lunghi ma altamente remunerativi circuiti ad anello. Come l’escursione qui proposta, che si snoda nella porzione più settentrionale delle Dolomiti Friulane, a cavallo di Veneto e Friuli, salendo ai piedi del Monte Cridola. Un anello lungo e faticoso, ma dall’impagabile bellezza.

 

Verso il Cridola
La partenza avviene dalla rotabile che da Lorenzago di Cadore sale al Passo della Mauria, presso un edificio a bordo strada ben ristrutturato. Lasciamo qui l’auto e ci incamminiamo sulla stradina che corre di fianco alla statale, non c’è anima viva in giro, l’estate è agli sgoccioli ormai. Ci inoltriamo nel bosco, il segnavia è il n° 340, mentre sullo sfondo si alzano le sagome dentellate del massiccio del Cridola. Perdiamo leggermente quota, superando alcune case in una radura, e sempre sulla sterrata arriviamo sul fondo della Valle del Cridola, praticamente di fianco al torrente. La direttiva di salita, da qui, è evidente: dobbiamo risalire tutta la valle, fino in fondo, fino a scontrarci con le cime più alte. Proseguiamo spediti, per un buon tratto sulla sterrata, mentre intorno incombono ripidi pendii di bosco, interrotti da stretti canaloni detritici. La pendenza è moderata, poi, terminata la rotabile, si inizia a salire con più decisione, sempre di fianco al torrente, su un comodo sentiero.

 

Arriviamo così alla testata della valle, ormai fuori dalla vegetazione e sul caratteristico terreno di detriti e massi di queste montagne, dove è evidente la grande dorsale che dovremo salire. La pendenza aumenta, e saliamo il canale detritico, restando alla sua sinistra, fino a incontrare, ormai in alto, la deviazione che a destra conduce alla Tacca del Cridola. Siamo indecisi, potremmo deviare per questo valico, e tornare per la Forcella Scodavacca, ma decidiamo di restare fedeli ai nostri piani, e teniamo la sinistra (è sempre il n° 340), che con una breve e modesta discesa ci conduce sul dosso erboso della Cuna, dove sorge il bivacco Vaccari (2050 m). Ogni volta che passo da un bivacco come questo, lontano dal mondo e in posti isolati, su un prato verde in un mare di rocce, mi viene voglia di fermarmi almeno per una notte, per assaporare il piacere del tramonto, del silenzio, e poi dell’alba, per rimettersi in cammino.

 

Ma è ancora mattina, e ci aspetta un percorso lungo, ci concediamo solo una pausa, per ammirare le cime intorno a noi – il Cridola, il Castello con le sue caratteristiche Torri, così belle e così selvagge – prima di rimetterci in marcia verso l’ormai evidente Forca del Cridola. Risaliamo su traccia poco evidente il vallone detritico, impossibile sbagliare strada, e in breve raggiungiamo il valico, a 2176 metri di quota, dove ci si spalanca alla vista il grande vallone dove scenderemo e, più in basso, il lungo corso del Tagliamento.


Le ardite sagome del Castello della Torre del Cridola. © Christian Pellegrin

Cime severe e valloni solitari
Iniziamo la discesa, traversando sotto le rocce del Nodo di Tor su ripidi ghiaioni, in un ambiente severo di grande bellezza. Poco oltre incontriamo il bivio con il sentiero n° 348, che ci porterebbe più direttamente al Passo della Mauria, ma noi teniamo invece la destra e restiamo sul “nostro” n° 340, che scende ripidamente e poi attraversa tutto il cadin (il Vallonut di Forni) verso sud, tornando nella vegetazione. Sempre in discesa andiamo a superare una dorsale, quindi un traverso in salita tra mughi e bassa vegetazione ci porta sulla arrotondata sommità del Monte Boschet (1707 m).

 

Ora l’ambiente circostante perde di severità, ma non di bellezza, e con ripide serpentine verso sud, ignorando la traccia che traversa a destra verso la Forcella Scodavacca, caliamo fino al torrente Giaf, che superiamo per raggiungere il vicino rifugio Giaf (1400 m). È chiuso, nessuno in giro, si prepara all’imminente arrivo della stagione invernale. Ci concediamo una breve pausa, poi riprendiamo il cammino, e imbocchiamo il sentiero n° 341, prima in modesta discesa, poi quasi in piano, e traversiamo i boschi e i pendii detritici del versante orientale del Monte Boschet. Una ripida discesa in una faggeta ci porta a superare il torrente Fossiana, quindi risaliamo sul versante opposto: pensavamo di aver terminato le fatiche, ma come spesso succede, quando pensi di essere ormai quasi arrivato, ti ritrovi a salire e scendere, con le gambe che iniziano a sentire il dislivello.

 

Superiamo anche il torrente La Tor e poco oltre ritroviamo il sentiero n° 348, quello che sale direttamente alla Forcella Fossiana e alla Forca del Cridola, e per una comoda mulattiera raggiungiamo il vicino Passo della Mauria. Stanchi, sì, ma soddisfatti di aver esplorato questo selvaggio angolo di Dolomiti Friulane. Ci fermiamo sulla strada, ci guardiamo intorno, folti boschi coprono le pendici delle alte montagne che riusciamo solo a intuire. Siamo indecisi se aspettare un passaggio che ci riporti all’auto, ma considerato che da quando siamo qui non è passato ancora nessuno, forse anche vista l’ora, riprendiamo il cammino e, seguendo il tracciato della vecchia strada, in meno di un’ora torniamo al punto di partenza.

 

IL PERCORSO
Regione: Veneto/Friuli – Venezia Giulia
Partenza: loc. Val da Campo (990 m), sulla Statale Carnica, tra Lorenzago di Cadore e il Passo della Mauria
Accesso: da Pieve di Cadore, nella Valle del Piave, o da Tolmezzo, risalendo il corso del Tagliamento, valicando il Passo della Mauria
Arrivo: Passo della Mauria (1298 m)
Disilvello: 1550 m in salita, 1250 m in discesa
Durata: 7/8 h
Difficoltà: E (escursionistico)

 

Immagine di apertura: il massiccio del Cridola da sudest. © Luca Cadez

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