Gli itinerari de L’AltraMontagna: nella solitaria Val Vescovà, tra Schiara e Talvena
Al rifugio Bianchet, nel Parco nazionale Dolomiti Bellunesi, con una semplice escursione tra i boschi, dove riscoprire il piacere del cammino
di cui il Comitato scientifico dell’AltraMontagna è garante.
A volte, tra montagne aspre e selvagge, dove corrono sentieri impegnativi e ardite ferrate, si aprono angoli quasi nascosti e rilassanti, che dal fondovalle non ti aspetti. Come nella Valle del Cordevole, il lungo torrente (78 chilometri) che dal Passo Pordoi va a confluire nel Piave, di cui è il principale affluente, poco a valle di Belluno. Risalendo la Regionale Agordina verso Agordo, si percorre questa particolare valle, nel cuore delle Dolomiti Bellunesi, rigogliosa di vegetazione. La strada costeggia l’ampio greto del Cordevole, oltre il quale, verso ovest, si stagliano le solitarie sagome dei Monti del Sole, mentre a oriente si alzano i ripidi pendii di roccia e boschi che salgono verso il Gruppo della Schiara, e che dal basso paiono impenetrabili. Proprio su questo versante, superata la località La Stanga, con la roccia che precipita verticale sulla strada, un piccolo cartello indica una scalinata di cemento che sale ripida nel bosco. Dal basso, appunto, non si intuisce che poco sopra si allunga una bella valle, solitaria, silenziosa, che si addentra a separare la Schiara a sud dalla Talvena a nord. È la Val Vescovà, percorsa da una comoda strada forestale, che quasi al suo termine, al cospetto di cime dalla quota modesta, ma di grandissimo fascino, ospita il rifugio Bianchet, immerso nei boschi a 1250 metri di quota. È la meta di una bella escursione, ma insieme anche la base per esplorare, con trekking decisamente più impegnativi, le montagne circostanti. Ma procediamo con ordine…
Boschi e radure, sotto le pareti
Il segnavia da seguire è il n° 503, e la prima decisione che mi si pone, dalla Valle del Cordevole, è se seguirlo direttamente da questa scalinata, che sale ripida appena prima di un piccolo parcheggio, oppure proseguire sulla strada per poco più di un chilometro, e imboccare direttamente la pista forestale. Scelgo la prima opzione, più diretta, e salgo attraversando un bosco di pini. Il primo tratto è un po’ faticoso, ripido sui gradini, per fortuna completamente all’ombra. Un suggestivo ponticello, subito all’inizio, supera il torrente della Val Vescovà, poi la salita continua su un bel sentiero, sempre nel bosco, che gradualmente diventa una faggeta. La vegetazione chiude l’orizzonte, e in breve raggiungo la comoda sterrata. La pendenza è modesta, si procede davvero piacevolmente, ricordandomi che le belle sensazioni del camminare in montagna si possono provare anche alle quote modeste, “semplicemente” circondati da un bosco. La strada, con diversi tornanti, esce al sole per un tratto, poi rientra nella faggeta, mentre in alto iniziano ad affacciarsi, più come presenza che fisicamente, le cime più occidentali della Schiara, il Coro, la Pala Longa… In breve, e quasi senza accorgermene, si apre una grande radura: è il Pian dei Gat, ma i gatti non c’entrano nulla, perché il toponimo “gat” fa riferimento a una nuvolaglia bassa, in genere foriera di pioggia. Eccomi arrivato al rifugio Bianchet, una bella costruzione circondata da una foresta di abeti, sopra la quale si stagliano adesso evidenti le cime della Schiara, dalla vetta principale all'inconfondibile sagoma della Gusela del Vescovà, al corno del Nason.
Sentieri possibili
Mi concedo una lunga sosta, scambio qualche parola con il gestore, poi mi lascio abbracciare dal sole, con lo sguardo che vaga sulle montagne che mi circondano. Prendo la cartina, l’Alta Via delle Dolomiti n° 1 passa di qui, prima di scavalcare la Schiara e concludersi a Belluno, con una della sue tappe più impegnative, ma anche più belle. Un sentiero, non banale ma nemmeno difficile, sale alla cima del Coro, mentre l’Alta Via delle Dolomiti, verso nord, prosegue al rifugio Pian di Fontana, sotto la Talvena e in vista dei meravigliosi e caratteristici ambienti dei Van de Zità. Sono tentato di rimettermi in cammino, proseguire verso il fondo della Val Vescovà, andare in esplorazione di queste montagne, magari anche “solo” per compiere l’anello che dal rifugio sale a Forcella La Vareta, da dove proseguire per Casera Vescovà, per rientrare dalla ripida Val Vachera. Sono quasi 4 ore di cammino, e gli ambienti attraversati, un tempo sfruttati per il pascolo estivo, oggi ospitano una varietà floristica di grande pregio – non a caso siamo nel Parco nazionale Dolomiti Bellunesi – in un silenzio che, a tratti, pare irreale. Mi ridesto, allontano il malsano pensiero, perché oggi mi ero imposto di “stare leggero”, di riuscire a godere di una facile escursione, in un certo senso di riconnettermi con la natura, con i boschi e i pascoli, lasciando che la gradevolezza di ambienti facili potesse entrarmi dentro, senza la distrazione della fatica, dell’impegno, della difficoltà. E forse ci sono anche riuscito, penso, mentre saluto il rifugio e il suo gestore, e mi incammino sulla strada del ritorno. Non senza lanciare un ultimo sguardo verso la Schiara e la Talvena, sulle quali mi prometto di tornare al più presto.
IL PERCORSO
Regione: Veneto
Partenza: Val Cordevole, località Casa de la Vecia (449 m)
Accesso: da Belluno o da Feltre si va a risalire la Valle del Cordevole verso Agordo, fino a un piccolo parcheggio sulla destra, poco oltre una scalinata in cemento (allo sbocco della Val Vescovà) dove inizia il sentiero (indicazioni); si può anche procedere sulla strada per poco più di un chilometro (località Costa dei Pinei, 486 m), seguendo per intero la sterrata della Val Vescovà
Arrivo: rifugio Furio Bianchet (1250 m)
Dislivello: 800 m
Durata: 2 h e 30 min/3 h
Difficoltà: E (escursionistico)
Immagine di apertura: il rifugio Furio Bianchet (1250 m), in fondo alla Val Vescovà. © Richard Jones