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Dopo cento anni sono stati ritrovati i resti di Andrew Irvine sotto la parete nord dell'Everest. Chin: “A volte le scoperte più grandi avvengono quando non si sta guardando"

Dopo cento anni di speculazioni sulla sua sorte, i resti parziali di Andrew Comyn “Sandy” Irvine sono stati ritrovati sul ghiacciaio centrale di Rongbuk, sotto la parete nord dell'Everest da parte di un team di documentaristi di National Geographic

di
Redazione
11 ottobre | 11:05
Questo articolo si rispecchia nei nove punti del Manifesto,
di cui il Comitato scientifico dell’AltraMontagna è garante.

Dopo cento anni di speculazioni sulla sua sorte, i resti parziali di Andrew Comyn “Sandy” Irvine sono stati ritrovati sul ghiacciaio centrale di Rongbuk, sotto la parete nord dell'Everest da parte di un team di documentaristi di National Geographic.

 

Irvine era scomparso a giugno del 1924, durante il tentativo di conquistare la vetta più alta del mondo insieme al compagno di cordata e famoso alpinista George Mallory. Il mistero se abbiano raggiunto la vetta prima della loro morte ha intrigato scalatori e storici per decenni.

 

Irvine e Mallory, infatti, furono visti per l'ultima volta l'8 giugno di un secolo fa, mentre cercavano di diventare le prime persone a raggiungere la cima della vetta più alta del mondo. La domanda se avessero raggiunto la vetta è rimasta come uno dei più grandi misteri alpinistici di tutti i tempi, poiché se fossero riusciti nel loro intento, la loro impresa sarebbe avvenuta circa 29 anni prima della conquista dell'Everest da parte di Tenzing Norgay e Edmund Hillary. Nel 1999 furono ritrovati i resti di Mallory, mentre quelli di Irvine erano sconosciuti.

 

Ogni spedizione sull'Everest segue l'ombra di Irvine e Mallory”, ha dichiarato Jimmy Chin, il noto fotografo e videomaker che ha trovato i resti insieme agli scalatori e registi Erich Roepke e Mark Fisher durante le riprese per un prossimo progetto di National Geographic. “A volte nella vita le scoperte più grandi avvengono quando non si sta nemmeno guardando. Questo è stato un momento monumentale ed emozionante per noi e per tutto il nostro team sul campo, e speriamo solo che questo possa finalmente portare serenità ai suoi discendenti e al mondo dell'arrampicata in generale”.

 

 

 

 

 

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L'équipe di documentaristi che ha fatto la scoperta a settembre, come raccontano sui canali di National Geographic, ha esaminato più da vicino lo scarpone e all'interno hanno scoperto un piede, resti che hanno immediatamente riconosciuto come appartenenti a Andrew Comyn Irvine, o Sandy, come era conosciuto. “Ho sollevato il calzino”, racconta Chin, descrivendo il momento, "e c'era un'etichetta rossa con scritto A.C. Irvine". Chin racconta che lui e i suoi compagni hanno riconosciuto all'unisono il significato del momento.

 

È la prima vera prova di dove sia finito Sandy”, dice Chin della scoperta. “Sono state avanzate molte teorie”. Spera che la scoperta aiuti a spiegare ciò che accadde sulla montagna nel 1924 e che porti un po' di pace ai parenti di Irvine, che ancora lo venerano. “Quando qualcuno scompare e non ci sono prove di ciò che gli è successo, può essere davvero difficile per le famiglie. Avere qualche informazione definitiva su dove Sandy possa essere finito è certamente [utile] e anche un grande indizio per la comunità alpinistica su quanto è accaduto”.

 

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