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''Camminando nella Grande Guerra'': sul Baldo fra postazioni antiaeree, costruzioni militari e un paesaggio straordinario

La rubrica “Camminando nella Grande Guerra”, in collaborazione con il Museo della Guerra di Rovereto, sbarca su l'Altramontagna e si apre con un itinerario sul Monte Baldo, privilegiato non solo per posizione e panorama ma anche per il grande interesse naturalistico. Conquistati dal Regio esercito nei primi mesi, il Monte Vignola ed il Corno della Paura presentano i resti del passaggio del conflitto. L’escursione è agevole

di
Davide Leveghi
12 luglio | 19:00
Questo articolo si rispecchia nei nove punti del Manifesto,
di cui il Comitato scientifico dell’AltraMontagna è garante.

Escursione agevole, senza particolari dislivelli o passaggi impegnativi, quella che percorre il Monte Vignola ed il Corno della Paura permette non solo di tuffarsi nel cuore del fronte trentino-tirolese, ma pure di godere di una vista eccezionale, a 360 gradi. In cima al Vignola, 1607 metri di quota, si possono infatti intravedere la Pianura padana a Sud, fino agli Appennini, il Pasubio, il Lagorai e le Pale di San Martino ad Est, il Garda a Sud-Ovest, la Presanella, l’Adamello e la catena dolomitica del Brenta a Nord, su fino alle montagne dell’Alto Adige e alle confinali della Valle Aurina. È uno spettacolo unico, garantito dalla particolarità di una cima non troppo alta ma abbastanza isolata da poter costituire un formidabile osservatorio sul Trentino meridionale e non solo.

 

Non è un caso, dunque, che il Monte Vignola e il vicino Corno della Paura abbiano rappresentato durante la Grande Guerra un’importante posizione per il Regio esercito italiano, giunto qui già nel primo mese di conflitto, il maggio 1915, grazie anche alla ritirata strategica degli austro-ungarici verso una linea più difendibile. “Camminando nella Grande Guerra”, rubrica de il Dolomiti realizzata in collaborazione con il Museo Storico Italiano della Guerra di Rovereto (QUI la presentazione), comincia così da uno dei tanti significativi luoghi della Vallagarina in cui si fronteggiarono gli eserciti del re Vittorio Emanuele III e del Kaiser tra il maggio del 1915 e l’autunno del 1918.

 

Prima di illustrare l’itinerario, però, è bene chiarirne i dettagli tecnici, così da potersi attrezzare per un’eventuale escursione. Il percorso, che sarà presto arricchito da nuove e dettagliate tabelle esplicative, presenta interesse sia dal punto di vista storico che da quello naturalistico. Appartenenti al massiccio del Baldo, vero e proprio “giardino botanico d’Europa” (QUI un approfondimento), le cime del Monte Vignola (1607 metri) e del Corno della Paura (1532 metri) spiccano per ricchezza floristica e faunistica, tanto che risulta piuttosto facile imbattersi in camosci e marmotte.

 

L’escursione in questione, che dalla Polsa di Brentonico percorre un itinerario ad anello fra il Monte Vignola, Bocca d’Ardole ed il Corno della Paura, impegna non più di 3 ore e mezza, non presentando alcun ostacolo tecnico degno di nota (molto più tempo può essere speso, per chi è appassionato di storia o natura). Dai 1240 metri del parcheggio che costituisce il punto di partenza si raggiungono al massimo i 1607 metri del Vignola, con un’interessante e più che meritevole deviazione dal percorso, e i 1532 metri del Corno. Nondimeno, l’itinerario appare percorribile, con tutte le precauzioni del caso (dall’attrezzatura al meteo), in ogni stagione.

 

Detto ciò, passiamo all’illustrazione del percorso. Punto di partenza, come annunciato, è Polsa di Brentonico, raggiungibile dalla strada che sale dal centro lagarino di Mori. Arrivati al campeggio Polsa, in cima all’abitato, si imbocca la strada militare – costruita dagli austro-ungarici a partire dal 1912 - che lo costeggia, muovendo verso la malga Vignola. La salita è dolce, il passaggio gradevole fra i prati ed i boschi di faggi, vera e propria costante del percorso in questione.

 

 

 

 

La prima tappa permette di contestualizzare i manufatti a cui ci si trova di fronte. Il Monte Vignola, considerate appunto la sua posizione strategica e la formidabile vista, fu oggetto di costruzioni militari approntate ma non concluse dall’Impero austro-ungarico. In previsione della costruzione di un forte, lungo una linea ideale che dal Baldo sarebbe dovuta arrivare fino al Pasubio, “prima cintura fortificata” dopo la frontiera con il Regno d’Italia, furono edificate delle importanti opere militari. Oltre ai resti di una caserma, infatti, è visibile e perfettamente conservato il grande impluvio per il recupero dell’acqua piovana.

 

 

 

 

Come detto, le opere in questione vennero sì cominciate ma non concluse dai reparti del Genio imperialeNel maggio del ’15, all’attacco italiano nel Trentino meridionale, le truppe austro-ungariche preferirono abbandonare le posizioni, ritirandosi su una linea più facilmente difendibile. Ala (QUI un approfondimento), Avio, il Baldo, lo Zugna, vennero così conquistati dagli italiani, mentre l’esercito dell’Imperatore stabiliva la difesa alla periferia meridionale di RoveretoQuesto non rappresentava che il centro di un fronte che dalla zona fortificata di Riva del Garda si inerpicava lungo le alture meridionali della Val di Gresta, discendeva fino all’Adige e sull’altro lato del fiume risaliva il torrente Leno e dal Monte Finonchio si collegava con le difese dell’altopiano di Folgaria.

 

 

 

 

Giunti alle ex-caserme austro-ungariche, a 1504 metri, si incrocia il monumento degli Alpini. A sinistra è possibile salire al punto panoramico del Vignola, mentre a destra il percorso si interseca con il Sentiero della Pace, tracciato che unisce tra loro i luoghi della memoria della Grande Guerra nel fronte occidentale italo-austriaco, dal Passo dello Stelvio alla Marmolada, per ben 604 chilometri fra resti del conflitto e meraviglie naturali.

 

 

 

 

La salita sul Vignola merita davvero. Lì sono infatti ancora visibili le postazioni antiaeree costruite dagli italiani. La vista, come detto, è incredibile: domina la Vallagarina e permette allo sguardo di raggiungere, in una giornata di grande visibilità, perfino gli Appennini. Sugli altri lati, invece, si gode un panorama che va dal Pasubio e dalle Piccole Dolomiti fino all’Adamello-Brenta. Nondimeno, i resti del passaggio della guerra sono numerosissimi. A metà salita v’è ad esempio una galleria scavata nella roccia (se ci si vuole addentrare è bene farlo con la massima attenzione ed una torcia a portata di mano).

 

 

 

 

Ridiscesi dalla cima, la strada, costruita dal Regio esercito nell’estate del 1915, si dirige appunto verso il Corno della Paura e passo San Valentino. Dalle costruzioni imperiali ben presto si passa a quelle del Genio militare italiano, tra cunicoli nella roccia, ruderi di baraccamenti e di postazioni d’artiglieria, a strapiombo sulla valle attraversata dal fiume Adige. Da qui la lunga gittata dei cannoni era in grado di intervenire su un arco di fronte compreso fra Nago, Torbole e Passo Buole. Nel fondovalle, a sinistra, si nota l’abitato di Sabbionara d’Avio, raggiungibile attraverso un lungo e tortuoso sentiero, anch’esso costruito dal Regio esercito tra i mesi di settembre e novembre del 1915.

 

 

 

 

È questo uno dei passaggi più suggestivi dell’intero itinerarioDal 1915, infatti, i soldati italiani furono impegnati nella valletta di Bocca d’Ardole nella costruzione di una sinuosa strada militare che buca la roccia in più punti, arrampicandosi fino ad un altipiano da cui risulta poi possibile salire al punto panoramico e ai resti militari del Corno della Paura. Qui giungeva anche la teleferica dal fondovalle. Un cancello chiude la strada militare, permettendo, una volta attraversato, di giungere così all’ultima tappa: le postazioni sul Corno della Paura.

 

 

 

 

Non c’è nome più azzeccato per lo strapiombo in cui ci si trova. Sulla cima, facilmente raggiungibile, si incrociano le postazioni d’artiglieria, in uno spiazzo dotato anche di sedie e tavoli per una sosta. Sul versante meridionale, invece, sono visibili i resti dei baraccamenti italiani. Tornati nell’altipiano sottostante, una lapide ricorda la I Armata del Regio esercito, schierata durante la guerra proprio sul fronte trentino-tirolese. Da qui, girando a destra e seguendo una strada asfaltata, è possibile tornare verso Polsa di Brentonico, passando per malga Pravecchio di Sopra e Baita Pravec. In corrispondenza della prima è possibile fare una deviazione verso destra che scende lungo una trincea, portando ad una caverna dormitorio con due imbocchi. Attraversato un tratto della pista da sci, si arriva al campo trincerato di Malga Susine, parte della seconda linea di difesa italiana. interessanti le postazioni di mitragliatrice che dominavano la valle.

 

 

 

 

(Un particolare ringraziamento va a Tiziano Bertè, esperto della Grande Guerra in Vallagarina)

 

 

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