Sognando montagne senza confini, dove lo sguardo si fonde in un abbraccio senza frontiere
(L'editoriale) Vi è mai capitato di attraversare un confine senza accorgervene? Un'esperienza per tornare a intendere le vette come un territorio neutro, capace di avvicinare mondi e culture distanti, ma tutti dotati di uguale dignità
di cui il Comitato scientifico dell’AltraMontagna è garante.
Un po' di tempo fa mi è capitato di attraversare un confine nazionale senza accorgermene, o meglio: accorgendomene quando l'avevo ormai superato da un pezzo.
Stavo passeggiando, per un sopralluogo, tra i rilievi che chiudono la Val Susa a nord-ovest. Nonostante il caldo asfissiante, ero molto emozionato. Ad accompagnarmi, infatti, c'era la mia prima compagna di avventure verticali: mia mamma. Non è facile - e la comprendo - stanarla dal suo amato Altipiano dei Sette Comuni, ma in questa occasione siamo partiti insieme, "come ai vecchi tempi", ed è stato bellissimo. Io e lei, da soli, tra lande sconfinate di larici e sfasciumi di roccia.
Appena sotto il tetto simbolico dei 3000 metri ci siamo inerpicati su una vetta secondaria, ma decisamente panoramica. Attorno a noi le montagne italiane si fondevano a quelle francesi in un abbraccio senza frontiere. Lo sguardo spaziava libero senza inciampare in differenze e preconcetti.
Al ritorno abbiamo incrociato un cippo di confine: significava che per qualche ora avevamo camminato in territorio francese senza rendercene conto. In quell'istante un vento leggero ha accarezzato la montagna. Chissà se proveniva dalla Francia o se saliva dall'Italia. Poco importa. Quella brezza leggera non conosceva le barriere ideologiche che nel tempo hanno trasformato le Alpi da "cerniera d'Europa" a demarcatore di nazioni.
Sarebbe bello, e forse più intelligente, tornare a intendere le vette come un territorio neutro, capace di avvicinare mondi e culture distanti, ma tutti dotati di uguale dignità.
Sarebbe bello.