Premio internazionale Architettura minima nelle Alpi: un diverso modo di progettare, per la montagna
Il Premio internazionale Architettura minima nelle Alpi si fonda sulla consapevolezza dei necessari limiti all’azione umana e nasce all’interno del laboratorio sperimentale di matrice pubblica Vionelab, con sede a Vione, in Valle Camonica. Il premio è stato lanciato dalla Comunità Montana di Valle Camonica nel 2023 con l’intento di selezionare progetti realizzati negli ultimi dieci anni in piccoli paesi compresi nel perimetro della Convenzione delle Alpi e caratterizzati dalla capacità di curare e rigenerare il patrimonio storico diffuso
di cui il Comitato scientifico dell’AltraMontagna è garante.
Sede di un’ecostoria fatta di pratiche ambientali e stili di vita sostenibili, paesaggio culturale integrato alla natura, le Alpi non sono territorio da colonizzare esportando modelli urbani, ma bene comune da rispettare e coltivare. Sulla consapevolezza dei necessari limiti all’azione umana è fondato il Premio internazionale Architettura minima nelle Alpi, nato all’interno del laboratorio sperimentale di matrice pubblica Vionelab, con sede appunto a Vione, in Valle Camonica.
Promosso da Comunità Montana e Amministrazione comunale, con la collaborazione di Parrocchia, Museo etnografico ‘L Zuf e Associazione Architetti Camuni, Vionelab è un progetto pluriennale di rigenerazione della piccola comunità di Vione, diventata luogo di incontro, discussione e sperimentazione di buone pratiche. Nei due anni di attività il progetto ha organizzato esperienze di residenzialità universitaria con studenti di Naba e Politecnico di Milano, dell’Università Fhgr di Coira (CH) e dello Iuav di Venezia, oltre a laboratori accademici con l’Università di Brescia e con l’Accademia di Brera, offrendo ospitalità e servizi in collaborazione con artigiani e negozi del paese. Guidati dai docenti, gli studenti hanno restituito alla comunità idee, progetti e prototipi di oggetti e situazioni, rileggendo la tradizione in chiave contemporanea e offrendo soluzioni a Vione ma, indirettamente, anche alle numerose piccole realtà che vivono analoghi problemi di abbandono e invecchiamento della popolazione.
Workshop aperti, incontri e conferenze tematiche aperte al pubblico e ai professionisti del settore edilizio hanno poi portato nuova luce sugli edifici abbandonati, prima spesso considerati più ingombri che opportunità, promuovendo una consapevolezza del loro valore che, pur lentamente, si sta rinforzando.
Il progetto Vionelab riconosce e afferma il ruolo determinante che, nel recupero degli antichi centri, può assumere l’architettura, cui è affidata una responsabilità anche sociale. Essa dovrebbe infatti rispondere a criteri di sostenibilità ambientale ed economica, adeguando (senza maschere passatiste) il patrimonio edilizio alla modernità per rigenerane l’uso, dialogando con il preesistente e la sua storia fatta di materiali, tecniche, forme, vissuto. Motore del progetto è la volontà di abitare (o riabitare) la montagna in modo rispettoso e responsabile, prendendosi cura del suo patrimonio edilizio e sociale, oltre che naturalistico e ambientale, per renderlo disponibile a funzioni e forme compatibili con le esigenze del vivere contemporaneo.
A proporre esempi concreti di tali potenzialità innovative, nel 2022 è stata allestita la mostra Abitare. un paese, in montagna, I pannelli e i manifesti, esposti lungo le strade del paese e in due edifici storici, hanno proposto ad abitanti e visitatori ventisei progetti realizzati nell’intero arco alpino, esemplari non solo per qualità ma per la capacità di avviare processi di riqualificazione (o di rifondazione) economica e sociale.
Nel settembre 2023 la Comunità Montana di Valle Camonica ha lanciato il Premio internazionale Architettura minima nelle Alpi, con l’intento di selezionare progetti realizzati negli ultimi dieci anni in piccoli paesi compresi nel perimetro della Convenzione delle Alpi e caratterizzati dalla capacità di curare e rigenerare il patrimonio storico diffuso, confrontandosi con le pratiche e le tipologie antiche ma aggiornandole ed integrandole con materiali, tecnologie e forme dichiaratamente moderne, nel rispetto dei valori e dei parametri dei luoghi e del paesaggio.
Il Premio ha richiamato e raccolto opere caratterizzate da ridotto impatto volumetrico e minimo consumo di suolo, energia e risorse, capaci di innescare dinamiche di rigenerazione funzionale, economica e sociale.
Si è articolato in due sezioni: Architettura minima per le comunità, riservata a interventi promossi o sostenuti da enti pubblici e portatori di finalità e valori destinati alle comunità, e Architettura minima per la persona, che ha raccolto invece esperienze di iniziativa privata, riguardanti residenzialità o imprenditorialità.
La partecipazione di 87 candidature ha permesso di raccogliere un repertorio di progetti esemplari e significativi per qualità, varietà e dislocazione geografica, distribuiti nell’arco alpino italiano, svizzero, austriaco e sloveno. Molti hanno recuperato corpi edilizi abbandonati o fatiscenti, spesso di carattere rurale; altri hanno migliorato la funzionalità di edifici sottoutilizzati o di strutture e spazi urbani, mediante riconversioni interne, ammodernamenti o piccoli ampliamenti ma sempre in economia di spazi, risorse e gestioni, individuando altre modalità – contemporanee – dell’abitare.
La giuria, composta da Armando Ruinelli (presidente), Attilio Cristini, Luca Gibello, Sergio Pascolo e dall’autore di questo scritto (curatore di Vionelab e del premio), ha operato secondo i criteri indicati nel bando, valutando il rapporto tra qualità raggiunta e risorse impiegate, la relazione architettonica tra l’esistente e il nuovo, l’innovazione e la sostenibilità ambientale ed energetica, il valore in termini di rigenerazione, la replicabilità dell’intervento e il suo dialogo urbanistico e ambientale con il contesto.
In ragione dell’elevato numero di candidature e della qualità dei progetti, ha assegnato due riconoscimenti per ogni sezione e numerose menzioni, così da offrire un ampio panorama dello stato dell’arte, integralmente documentato nel catalogo bilingue in italiano e inglese. La giuria ha scelto di premiare e menzionare non tanto edifici iconici quanto operazioni sensibili e pratiche di rigenerazione sostenibile, mediante le quali progettisti e committenti hanno restituito dignità a luoghi degradati o dimenticati, in una prospettiva di sviluppo compatibile.
Sono risultati vincitori della sezione Architettura minima per le comunità il progetto di Federico Mentil e Fabio Di Qual per la riqualificazione di un fabbricato adibito a spogliatoio presso il campo di calcio di Verzegnis (Udine), divenuto landmark in dialogo con il contesto boschivo e rurale, e quello di Antonio De Rossi, Laura Mascino, Matteo Tempestini, Edoardo Schiari, Maicol Guiguet per il Centro polivalente e di residenza per artisti a Moncenisio (Torino), riabilitazione di un’ex casermetta militare che, con un sapiente dialogo tipologico, istituisce un presidio culturale in terra di confine.
Nella sezione Architettura minima per la persona sono stati premiati i recuperi di due ex edifici rurali, nei quali il riconoscibile inserto contemporaneo aggiorna i valori culturali delle civiltà alpine: la riconversione elegante, accurata e senza orpelli di un alpeggio nella maison Gaudin, a Anzère Le Grillesses (Svizzera), opera di Savioz-Fabrizzi Architectes, e il ciabot Ninin di Studio Ellisse a Gorzegno (Cn), la cui delicata qualità architettonica, in sintonia con i principi costruttivi tradizionali dei fienili e stalle, è conseguita con risorse locali e il minimo impatto ambientale.
Le premiazioni si svolgono il 27 aprile, presso il Palazzo della cultura di Breno, contestualmente alla presentazione del catalogo e all’inaugurazione della mostra con l’esposizione dei progetti ammessi. Dal 5 al 7 luglio, infine, i progetti premiati e menzionati saranno discussi in incontri e tavole rotonde ospitate nei tabià di Vione.