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Cultura

"Non abbiamo bisogno di eremiti". Storia di una libreria a 1200 metri capace di creare comunità

Storia della libreria Alpe Colle (1200 metri), dimostrazione tangibile che la cultura può ancora rivitalizzare l’economia di quei territori ormai caduti in stato di abbandono, ma anche creare connessioni forti tra uomini e ambiente

di
Pietro Lacasella
30 gennaio | 17:00
Questo articolo si rispecchia nei nove punti del Manifesto,
di cui il Comitato scientifico dell’AltraMontagna è garante.

C'è una storia che andrebbe raccontata di più. Ha un nome e un cognome, Marco Tosi, e una scenografia capace di offrire suggestioni uniche: l'Alpe Colle.

Marco di mestiere fa il libraio, ma non solo: è un fiume ignaro delle leggi gravitazionali. Esce dall'immissario, risale la pianura, diventa torrente per arrampicarsi in montagna e sfocia nella sorgente. La sua sorgente è appunto l'Alpe Colle, un alpeggio di passaggio che per secoli ha collegato il Lago Maggiore con le montagne cannobine e con la Valle Intrasca.

 

In quest'area, in stato di progressivo abbandono a causa dello spopolamento, Marco ha dato vita a un progetto culturale che può vantare pochi precedenti, aprendo una libreria in vecchio alpeggio situato a quota 1238 metri. 

 

La scorsa primavera, prima di salire all'alpeggio, mi ha spiegato che la libreria sarebbe rimasta aperta soltanto d'estate. Al massimo fino all'autunno. "Sarà una sorta di transumanza di libri", aveva aggiunto sorridendo. Ma in breve si è accorto che non solo l'attività si stava rivelando economicamente sostenibile, ma che attraverso i libri stava portando nuova linfa all'intera area. Così in ottobre ha annunciato sui suoi canali social: "La Libreria Alpe Colle resterà aperta fino a Natale! (...) Ogni domenica per vivere la bellezza delle terre alte e continuare a scoprire un mondo di libri".


Ieri l'abbiamo sentito per chiedergli se l'esperimento si è rivelato un azzardo, oppure se ha ulteriormente aperto le porte a una frequentazione dell'area. 

Quella di tenere aperta la libreria fino a Natale si è rivelata un scelta vincente. Sono soddisfatto! Anche con la neve sono sempre arrivate persone. I flussi praticamente non sono cambiati rispetto al periodo estivo. Le persone (giovani, anziane, intere famiglie), sia provenienti dal territorio, sia da fuori hanno risposto in maniera più che positiva. La grande sfida vinta è stata secondo me quest’anno è stata quella di togliere invece di aggiungere: ho eliminato le politiche adottate gli anni precedenti legate agli eventi, legata a qualcosa di sensazionale, per dare maggiore risalto alla montagna in sé e ai libri. La bellezza di leggere un bel libro, dopo una passeggiata e magari dialogare con persone che non si conoscono: questo potrebbe essere un manifesto degli ultimi mesi in montagna. Molto bello è che le persone salgano in montagna per scoprire un mondo fatto di carta e di inchiostro”.

 

“L’Alpe Colle – prosegue Marco Tosi – è diventata un punto di riferimento per le persone che spesso la domenica, abitando in zona, decidono di andare in montagna a fare un giro, a fare un trekking, per poi fermarsi in libreria dopo la passeggiata. I libri diventano uno strumento per scoprire il territorio”.


Sulle nostre montagne bisogna imparare a salire – continua – ma bisogna imparare anche a scendere. Bisogna tenere aperto un dialogo costante e costruttivo e credo che questa sia l’unica strada per far crescere oggi un progetto in montagna. Non abbiamo bisogno di eremiti. Serve tempo, ci vuole attenzione per i particolari, per il territorio, e bisogna dare il giusto peso a ogni tipo di relazione”.

 

Ogni territorio deve cucire su misura la propria strada – aggiunge inoltre – Nulla in questo momento credo che possa essere calato dall’alto. Non esistono formule matematiche per programmare il territorio”.

 

Bisogna provare a valorizzare le nostre montagne senza distruggere – conclude – e valorizzarle significa entrare nello specifico della loro storia e proiettarsi sul loro presente e sul futuro”.

 

La storia di Marco, sovvertendo convinzioni fortemente radicate, dimostra che la cultura può ancora rivitalizzare l’economia di quei territori ormai caduti in stato di abbandono, ma anche creare connessioni forti tra uomini e ambiente. 
Storia di libri, storia di storie, storia da raccontare. Storia che riprenderà in primavera con la riapertura della libreria.

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