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Cultura

"Nei suoi dipinti si sente il respiro della natura". Storia dell'artista russo Ivan Ivanovič Šiškin

Esattamente 192 anni fa, il 25 gennaio 1832, nasceva Ivan Ivanovič Šiškin, pittore dal grandissimo talento. Qui da noi, però, il suo nome e la riproduzione di qualche sua opera giungono sporadicamente

di
Silvio Lacasella
25 gennaio | 16:00
Questo articolo si rispecchia nei nove punti del Manifesto,
di cui il Comitato scientifico dell’AltraMontagna è garante.

Custodi sensibili della precedente stagione romantica, tra il 1830 e il 1870, non pochi pittori confluirono nella località di Barbizon, collocata nei pressi della foresta di Fontainebleau, a una settantina di chilometri da Parigi: ettari ed ettari di fitta vegetazione, di radure luminose e di massi rocciosi. Zone ancor oggi assai frequentate, sia da chi cerca un po’ di sollievo nelle giornate afose, sia da coloro che a quelle rocce si avvicinano con l'intenzione di scalarle.

 

Pittori di paesaggio o di scene rurali, il cui sguardo ora iniziava a osservare la natura con occhio diverso, attratto dai suoi ritmi, senza esaltarne i toni più alti e minacciosi, così da contrapporvi la fragile e transitoria presenza dell’uomo. Niente più nubifragi in acque tempestose o vulcani in eruzione (Turner), niente più cataclismi con macigni rotolanti (Martin), niente più infiniti e irraggiungibili orizzonti preceduti da relitti di navi o chiese diroccate (Friedrich). Ciò che interessa a Millet, ma anche a Rousseau, a Daubigny, a Corot e a tutti gli altri, è ora osservare la realtà. Ovviamente, anche in loro vi è una traduzione poetica di essa, ma il desiderio di raccontare non si scosta dalla necessità di “esserci”, così da riferire non ciò che è accaduto o potrebbe accadere, ma il miracolo dell’esistente.

 

L’esperienza di questi artisti fu in grado di produrre effetti e suggestioni pittoriche capaci di germogliare altrove, tanto è vero che a loro, ad esempio, guarderanno pittori americani di grande rilievo (tra questi Thomas Eakins, George Inness e Winslow Homer, solo per citarne alcuni). Ma è in Francia che si aprirà il varco dentro al quale confluiranno successivamente le prime prove dell’Impressionismo, pronti a piantare i cavalletti all’aperto, così da catturare, assieme alla verità del soggetto, il repentino variare della luce.

La natura, osservata e non più idealizzata, entra dunque nella tela e si fa soggetto. Più o meno negli stessi anni dei “Barbisonnier”, a Elabuga, nella lontana Russia, esattamente 192 anni fa, il 25 gennaio 1832, nasceva Ivan Ivanovič Šiškin, pittore dal grandissimo talento. Di lui si sanno le cose essenziali: un padre che avrebbe desiderato per il figlio un futuro diverso, ma che poi, accortosi delle sue capacità ne accontentò i desideri artistici, iscrivendolo prima alla scuola d’arte di Mosca e poi all’Accademia Imperiale d’Arte di San Pietroburgo, dalla quale uscirà con il massimo dei risultati, oltre che con molte medaglie e riconoscimenti. La biografia ci dice anche che, grazie a una borsa di studio di tre anni, dal 1862 al 1865, viaggiò in Europa: Svizzera e Germania, soprattutto, ma anche nella Repubblica Ceca, in Olanda e in Belgio. Si sa, inoltre, che è stato sia un abile acquarellista, che un sapiente e raffinato incisore. Qualità che in patria gli vennero presto riconosciute (nonostante alcuni criticassero la sua quasi ossessiva minuzia nel ritrarre i particolari). Infatti, ancor giovane, iniziò a essere stimato e apprezzato. Qui da noi, però, il suo nome e la riproduzione di qualche sua opera giungono sporadicamente.

 

La sua ricerca espressiva non avanza, come forse dovrebbe, con passo veloce verso la modernità, ma elabora un tempo senza tempo e ciò lo penalizza. Questa, probabilmente, è la sua indole, il motivo, però, va anche cercato nella sua vicenda personale, segnata in profondità da un destino avverso che, una dopo l’altra e a breve distanza di tempo, gli sottrarrà tutte le persone care, ponendolo sul ciglio di un pericoloso dirupo esistenziale. Lo salverà la pittura. Grazie a essa, riuscirà a stabilire un contatto diretto con la natura e il paesaggio, tanto è vero che la sua sarà un’immersione totale: un soggetto ipnotizzante, un dialogo intimo e rigenerante. Affermerà: “Nell’attività artistica, nello studio della natura, non c’è mai una fine, non si può dire di averla appresa completamente, a fondo, e che non c’è bisogno di saperne di più”.

 

Quanta differenza da quanto accadde a Fontanbleau: Ivan Ivanovič Šiškin dunque, non intende aprire vie inedite con la sua pittura, bensì sente la necessità di instaurare un dialogo intimo, rispettoso, riconoscente. Dalla dacia di Vyra, a sud di San Pietroburgo, egli coglie, rappresenta e restituisce ciò che vede, col puntiglio del botanico e la competenza del forestale.

Quasi ne capisse lo stato d’animo, la natura con lui è generosa e questo lo rasserena. Lo rasserena la pioggia, lo rasserenano i cieli azzurri, gli alberi della foresta, spesso ritratti senza cima, così da renderli ancora più vicini e presenti. Lo rasserenano i campi coltivati e pettinati dal vento, i raggi del sole che filtrano tra i rami fendendo la nebbia del bosco. La luce non è certo quella degli impressionisti: prima di andarsene altrove, per lui si ferma e si lascia ritrarre.

 

Il ciclo della vita non ha bisogno né di simboli né di forzature stilistiche per essere rappresentato: questo pare dirci il pittore. Nelle sue opere, giovani alberi in crescita, accanto a enormi tronchi abbattuti dalle intemperie; e linee chiare e aggraziate della betulla, quelle scure del pino, con la sua spessa corazza, segnata da scaglie rettangolari o, ancora, quelle possenti della quercia. Il passare delle stagioni è anche nei prati, nelle radure, nei campi coltivati a segale e in tanto altro ancora.

Šiškin preferiva ritrarre la sua amata terra nella veste più rigogliosa, scandita dalle tonalità dei verdi, dai toni di tutto ciò che la tiene in vita. Non mancò però di coglierla anche d’inverno, coperta e messa a dura prova da abbondanti nevicate. Un silenzio elegiaco, suggestivo e differente, pervade questi dipinti: in mancanza di dettagli, qui, della natura si sente il respiro.

 

Morirà mentre stava dipingendo, nel 1898.

 

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