In Cansiglio c’è un bosco “a strisce”. Tutto iniziò da un'offensiva nazista. La “zampata dell’Orc” ci racconta quante storie e leggende si nascondono nel paesaggio
Una fotografia aerea del versante boscato a monte del Rifugio Vallorch, al Pian del Cansiglio, mostra un'insolita foresta "a strisce". Un'immagine del paesaggio curiosa, innaturale, che ci ha spinti a saperne di più, scoprendo così la storia e la leggenda legate a quel bosco
“Quello è un drone, vero?”
La voce educata di Franca è rimbombata nella sala da pranzo del rifugio Vallorch, mentre davanti al PC stavamo scaricando le foto e i video raccolti nel pomeriggio.
“Certo, e fa anche delle gran belle immagini!”, ho risposto, mentre lei appoggiava sul tavolo un the caldo e una delle sue torte leggendarie tagliata a piccoli pezzi, accoppiata fantastica dopo una giornata passata nel bosco primaverile, ancora freddo e umido.
“Allora vi devo chiedere un favore… domattina riuscireste ad alzarlo in volo per pochi secondi, qui nel piazzale, per fotografare il rifugio e la zampata dell’Orc?”
“La… la zampata!?”, abbiamo ripetuto balbettando tra lo stupito e il curioso.
“Vedrete, vedrete… poi vi racconterò”. Così la rifugista ha chiuso la conversazione, dirigendosi rapida verso la cucina, quasi a voler fuggire, per aggiungere mistero a mistero.
L’indomani, prima di lasciare il Pian del Cansiglio per rimetterci in viaggio, avremmo voluto dar seguito a quella bizzarra richiesta, ma un errore da principianti ci ha bloccati: il telecomando del drone era del tutto inutilizzabile, avevamo dimenticato di metterlo sotto carica.
“Sarà per la prossima volta!”, ci ha detto allora Franca salutandoci, “il bosco non scappa!”.
Siamo tornati in autunno, quando il Cansiglio si trasforma in una tavolozza di colori caldi che attira come una calamita migliaia di persone. È stato Andrea, il mio collega, a ricordarsi della promessa lasciata in sospeso. E così, prima di rientrare dopo una nuova giornata di riprese nel bosco, abbiamo finalmente alzato il drone sopra Vallorch.
In pochi secondi, ecco comparire qualcosa di veramente insolito per chi, come noi, osserva il bosco con occhio da tecnici forestali. Con i faggi ancora carichi di foglie, virate però nel loro inconfondibile giallo-arancio autunnale, e gli abeti vestiti del loro perenne verdone scuro, il versante a monte del rifugio ci è apparso solcato da una stranissima serie di linee regolari: una striscia di faggi e una di abeti, un’altra di faggi e ancora una di abeti e così via, a perdita d'occhio.
Cinque strisce più nette, di cui la prima più larga delle altre alla base, davano effettivamente l’idea di una zampata, di un’impronta lasciata da un mostro gigante. Forse… quell’Orco che si nasconde nel toponimo “Vall-orch”?
Quando abbiamo mostrato la foto a Franca ci ha ringraziati con il suo ampio sorriso, scherzando sul fatto che forse è stato proprio il destino, o magari lo spirito stesso dell’Orc, a farci scattare quella foto proprio in autunno, quando l’orma del mostro gigante è ancora più evidente.
Da buoni forestali, però, volevamo conoscere la vera ragione di quelle strane strisce geometriche, troppo dritte e regolari, che chiaramente non potevano avere origine naturale. Franca però, a quella richiesta, ha alzato le mani: “Io non lo conosco il vero motivo, la storia reale dietro quelle strisce… ma forse è giunto il momento di scoprirla e raccontarla. Dovete sentire Luigi Conforti, ex comandante forestale della stazione di Pian del Cansiglio, che è anche l’autore della leggenda dell’Orc”.
Che meraviglioso cortocircuito si stava componendo: per conoscere la storia dovevamo chiedere... a colui che ha inventato la leggenda! Spesso, nel bosco, questi due strati narrativi si sovrappongono, mischiandosi tra loro. Ed è, in effetti, proprio quello che ci ha raccontato Luigi.
“Conosco la storia perché a mio padre, anche lui forestale qui in Cansiglio, l’hanno raccontata i boscaioli locali”, ci ha spiegato Conforti. “Tutto ebbe origine tra il 1943 e 1944, quando l’esercito di occupazione tedesco svolse un’energica offensiva da queste parti, per liberare la zona dai gruppi partigiani. Ripreso il controllo dell'area, i tedeschi crearono delle squadre forestali, costituite da abitanti di Spert e Tambre, con l’obiettivo di approvvigionare di legname l’esercito occupante, materia prima richiestissima e strategica durante la guerra. Seguendo un approccio selvicolturale di stampo agronomico, molto in auge all'epoca nel centro Europa, vennero pianificati dei tagli a raso geometrici, a strisce, nel versante sopra Vallorch. Tagli bellici, testimoni di un tempo cupo: così caddero al taglio, in pochi mesi, numerosi tratti di faggeta, lasciando la montagna solcata da ferite lunghe e regolari, squarci aperti e ben visibili. Nel dopoguerra vi furono molto probabilmente dei rimboschimenti, realizzati con la specie che allora andava per la maggiore, per il suo valore commerciale e la rapidità di accrescimento: l’abete rosso, già presente in zona, ma in boschi misti con faggio e abete bianco. Le ferite hanno così iniziato presto a rimarginarsi, ma con alberi ben diversi da quelli originari, di un'altra forma e colore. Ma attenzione, non è finita qui! A metà degli anni ’80 quelle strisce di abete rosso subirono numerosi schianti dopo una grande nevicata e una gelata. Si scelse di lasciar fare alla natura, ma in quelle ampie radure fu ancora l’abete rosso ad imporsi. Ecco perché oggi, camminando in quel bosco, non si ha la sensazione di essere all’interno di un rimboschimento, con gli abeti disposti in file regolari, ma in un bosco naturale. Dall’alto, invece, le strisce sono ancora nettamente visibili”.
“Ma… cosa c’entra l’Orco di Vallorch?”, abbiamo chiesto a Conforti.
“Amo scrivere e ho inventato nel tempo tante storie di fantasia ambientate in Cansiglio, che mi aiutavano a trasmettere ai bambini il fascino del bosco e la conoscenza del territorio, sensibilizzandoli così al loro rispetto. Tra queste storie c'è anche quella dell’Orco, un mostro enorme che raggiungeva questi boschi nelle annate di pasciona del faggio, perché ghiotto di faggiole. Il suo arrivo turbava la vita degli Gnomi della foresta, che trovarono finalmente il modo di catturarlo costruendo, al di sopra della grande foiba carsica che al tempo caratterizzava l'attuale Pian del Cansiglio, una specie di ragnatela costituita da liane e muschi: fu così che nacque la piana verde che vediamo oggi! L’Orco fu attirato dagli Gnomi nella finta prateria e camminando su di essa con il suo enorme peso la spezzò, precipitando così nell’abisso sottostante. Ma prima di cadere nel vuoto, mentre gli Gnomi gridavano "Vai Orc! Vai Orc!", diede un’ultima zampata per cercare di aggrapparsi disperatamente alla montagna: ecco come si formarono le strisce sopra il luogo chiamato, da allora, Vallorch. Gli gnomi però non uccisero l'Orco, anzi, realizzarono tre fori per permettergli di sopravvivere nel sottosuolo: il "Bus de la Genziana” per l'aria, il “Bus de la Lum” per la luce e il “Bus del Pal”, che si trova al centro della Piana e risucchia tutto il reticolo idrografico della foresta, per l'acqua. Sono gli ingressi utilizzati oggi dagli speleologi per esplorare il dedalo di grotte presenti sotto il Pian del Cansiglio”.
Anche l’esercito nazi-fascista cadde nell’abisso della storia, grazie agli Alleati e ai Partigiani. E anche quell’esercito, nel ritirarsi dall’Italia che stava risollevando la testa, sferzò tragiche zampate tra le comunità e sui territori. Così è stato anche per il bosco sopra il rifugio di Vallorch, quel bosco a strisce - faggi-abeti-faggi-abeti-faggi-abeti - che incanta d’autunno e che ci ricorda quante storie, e quanta leggende, si nascondono in ogni paesaggio.
Grazie Franca, grazie Luigi, per averci fatto conoscere questa storia e per aver dato un senso ad una semplice, ma alquanto curiosa, fotografia aerea.
Luigi Torreggiani è giornalista e dottore forestale. Collabora con la rivista “Sherwood - Foreste ed Alberi Oggi” e cura per Compagnia delle Foreste la comunicazione di progetti dedicati alla Gestione Forestale Sostenibile e alla conservazione della biodiversità forestale. Realizza e conduce podcast, video e documentari sui temi forestali. Ha pubblicato per CdF “Il mio bosco è di tutti”, un romanzo per ragazzi, e altre storie forestali illustrate per bambini. Per People ha pubblicato “Sottocorteccia. Un viaggio tra i boschi che cambiano”, scritto a quattro mani con Pietro Lacasella.