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Cultura

Dove la scienza tenta di svelare il mistero della vita in alta quota. Capanna Margherita: non solo alpinismo

La Capanna Regina Margherita (4.554 metri) non è solo un rifugio, ma il simbolo di un impegno continuo per la scienza e un ambiente che stimola la curiosità e la scoperta. Ogni anno, alpinisti, scienziati e appassionati di montagna affollano questa vetta, pronti a sfidare sé stessi e a immergersi in uno spazio-tempo che ci parla di storie passate e future. Il rifugio, con la sua storia e il suo ruolo scientifico, ci ricorda che persino in condizioni estreme, l'uomo può imparare a convivere con la natura e a scoprire le leggi che governano la vita

di
Chiara Guglielmina
14 dicembre | 06:00
Questo articolo si rispecchia nei nove punti del Manifesto,
di cui il Comitato scientifico dell’AltraMontagna è garante.

La prima volta che sono stata alla Capanna Margherita ho dormito alla Capanna Gnifetti, come tutti. Di notte, la luna piena illuminava le brande, rubando il sonno a molti. È vero che in montagna il cielo è più vicino. All’alba, la luce entrava di taglio nella stanza e la polvere che si sollevava dalle coperte era sospesa in una nevicata inversa. Fuori, il cielo era pulito e l’orizzonte seghettato si mostrava per intero. La mia prima volta verso la Margherita ero legata all’amico e alpinista Michele Cucchi. Quel giorno indossava un berretto a strisce gialle e rosse con un pon-pon floscio in cima e una luce frontale per bucare l’ombra dell’aurora. Il vento soffiava forte sulla cresta della Punta Gnifetti e la temperatura era sottozero di oltre quindici gradi. La corda che ci teneva uniti si muoveva al ritmo di una danza tribale.

 

La Capanna Regina Margherita è il rifugio alpino più alto d’Europa, visibile anche dal fondovalle. È situata sulla vetta della Punta Gnifetti, con la balconata del lato sud sospesa sulla Valsesia, affacciata su una parete verticale lunga oltre 700 metri. Da lassù, se guardi verso il basso, puoi osservare i corvi sospesi nel vento accarezzare la roccia e la neve aggrappata agli strapiombi. Non molti lo sanno, ma la Capanna è anche uno degli osservatori fisico-meteorologici più alti al mondo. Con i suoi 4.554 metri di altitudine, rappresenta una meta ambita per alpinisti e scienziati.

 

 

Origini del rifugio

 

Il 14 luglio 1889 segna l’inizio di tutto. Quel giorno, l’assemblea del Club Alpino Italiano di Torino si riunisce, con l’intenzione di costruire un rifugio a oltre 4.500 metri, un baluardo accogliente per gli alpinisti e gli scienziati più ambiziosi. In quattro anni, il progetto si completa. Il 1893 rappresenta, ancora oggi, una data che segna un traguardo ritenuto impossibile. A quell’epoca, l’alta montagna era ancora un regno selvaggio e poco conosciuto. Il 18 agosto di quell’anno, si svolge l’inaugurazione alla presenza della Regina Margherita di Savoia, a cui viene dedicato il nome della Capanna e rappresenta tutt’oggi il compimento di un’impresa, dimostrando che le idee ritenute impossibili sono spesso quelle che cambiano il corso della storia.

L’effettiva attività di assemblaggio avviene a valle. Per trasportarla in vetta, è necessario sezionarla e trasferirla a pezzi sulla cima del Monte Rosa, dove viene infine riassemblata. Carovane di muli e portatori raggiungono la vetta piegati dal peso di legno e acciaio, consentendo così a tutti noi il lusso di affacciarci da quel balcone per osservare i corvi volare.

L’edificio ha la forma di un lungo parallelepipedo scuro e, da lontano, si confonde con la roccia. È saldato proprio sulla punta, ancorato alle rocce limitrofe con cavi d’acciaio. Lo scheletro è in legno. L’intera struttura è stata sapientemente progettata con lo scopo di resistere ai venti impetuosi e alle violente tempeste tipiche dell’alta quota. Il rivestimento esterno, in lamiera di rame, è pensato per fungere da coperta calda, impermeabile e isolante. Da lassù, quando il cielo è terso e il sole splende, la vista si apre dalle Alpi Marittime al Bernina, fino alle cime più alte delle Alpi centrali. Dalla breve cresta Gnifetti, che accompagna gli alpinisti negli ultimi passi prima del rifugio, le cime dei 4000 delle Alpi sono quasi tutte visibili.

 


 La parete sud del Monte Rosa - Foto © Chiara Guglielmina

 

 

Importanza scientifica

 

La Capanna Regina Margherita si erge fiera e solitaria, una sentinella tra le nuvole, dove la scienza indaga tempi lontani e tenta di svelare il mistero della vita in alta quota.

In questo laboratorio naturale, i ricercatori studiano l’adattamento fisiologico, esplorando i meccanismi respiratori, vascolari e metabolici del corpo umano in risposta all'aria rarefatta e all’alta pressione. Questi studi risultano fondamentali non solo per migliorare le performance degli alpinisti, ma anche per affrontare il malessere legato all'altitudine che spesso colpisce chi si avventura a quote elevate.

 

Allo stesso tempo, il Colle del Lys (4.250 metri) e il Colle Gnifetti (4.454 metri) si presentano come zone ideali per l’estrazione delle carote di ghiaccio. Queste piane glaciali si trasformano in scrigni di tempo, da cui i ghiacciai svelano storie millenarie attraverso l'estrazione di cilindri gelati. Tali colonne custodiscono le memorie dell'atmosfera, fornendo dati sulle variazioni climatiche e sulla composizione chimica e isotopica dell’aerosfera, permettendo agli scienziati di intravedere le sfide climatiche che il nostro pianeta ha affrontato e continua a fronteggiare. Le analisi rivelano non solo le variazioni climatiche, ma anche il trasporto di inquinanti, metalli pesanti e composti organici persistenti, scrivendo una storia che interroga la nostra responsabilità nei confronti della Terra.

 

In questa fusione di ricerche, il corpo umano e i ghiacciai dialogano, rivelando connessioni sottili e profonde. La Capanna Regina Margherita diventa così un crocevia tra la vita e l'ignoto, un luogo dove il coraggio dell'uomo e la saggezza dei ghiacciai si fondono, arricchendo il nostro concetto di scoperta e la nostra comprensione riguardo le sfide che ci attendono.

 

 

Fenomeni curiosi

 

Nel 2005, due giornalisti di Focus hanno vissuto una "vacanza scientifica" sulla vetta del Monte Rosa, conducendo esperimenti utili per la vita di cardiopatici e diabetici.

 

A queste altitudini, si verificano fenomeni peculiari. Il primo è la diminuzione della pressione atmosferica: man mano che si sale, il volume d'aria sopra di noi e che agisce sul nostro corpo diminuisce. Con l’aria più rarefatta, anche la quantità di ossigeno e la sua “pressione parziale” calano. Chi vive in montagna sa che l'acqua bolle a temperature inferiori a 100 °C; per cucinare la pasta al Rifugio Margherita è quindi indispensabile utilizzare una pentola a pressione, altrimenti l'acqua raggiungerebbe solo circa 80 °C, impedendo una cottura adeguata. Quando si apre una lattina di birra o una bottiglia di champagne, a causa della bassa pressione esterna, la bevanda può trasformarsi rapidamente in schiuma. Anche per i fumatori, una sigaretta accesa può durare di più, poiché la riduzione di ossigeno rallenta la combustione.

 

Il corpo umano, d’altro canto, reagisce in modi particolari: si può avvertire un “tappo” nelle orecchie e, acclimatandosi, il respiro diventa affannoso e il cuore accelera. Col tempo, il sangue diventa più denso a causa dell’aumento dei globuli rossi. Il professor Gianfranco Parati, dell’Istituto Auxologico Italiano, sottolinea l'importanza di questi studi per comprendere meglio le reazioni fisiologiche in alta quota, migliorando le pratiche mediche per chi ha difficoltà respiratorie. I ricercatori utilizzano elettrocardiogrammi ed ecocardiogrammi per analizzare le reazioni del corpo, consolidando così la Capanna Margherita come un laboratorio vivente per il progresso della medicina in alta quota.

 

La Capanna Regina Margherita non è solo un rifugio, ma il simbolo di un impegno continuo per la scienza e un ambiente che stimola la curiosità e la scoperta. Ogni anno, alpinisti, scienziati e appassionati di montagna affollano questa vetta, pronti a sfidare sé stessi e a immergersi in uno spazio-tempo che ci parla di storie passate e future.

Il rifugio, con la sua storia e il suo ruolo scientifico, ci ricorda che persino in condizioni estreme, l'uomo può imparare a convivere con la natura e a scoprire le leggi che governano la vita.

 

Immagine di apertura: Capanna Margherita © Matteo Leoni

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