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Cultura

Boschi: intensi conflitti tra ambientalisti, popolazioni locali, industrie e governi. Così nascono le Foreste Modello, due sono in Italia

Cosa sono le Foreste Modello? No, non si tratta di boschi particolarmente belli o ben gestiti ma di una rete internazionale di territori che lavorano assieme per connettere sfide locali e globali, mettendo al centro le comunità. In Italia ne sono presenti due, entrambe posizionate sull’Appennino, una in Toscana e l’altra in Abruzzo

di
Andrea Barzagli
14 novembre | 12:00
Questo articolo si rispecchia nei nove punti del Manifesto,
di cui il Comitato scientifico dell’AltraMontagna è garante.

Si sente parlare molto di processi partecipativi quando si tratta della gestione degli spazi, siano essi urbani, periurbani o rurali. Il coinvolgimento degli abitanti, delle comunità e degli attori locali è ormai imprescindibile e alcune regioni italiane (Toscana, Emilia-Romagna, Puglia, Provincia Autonoma di Trento e Regione Piemonte) hanno appositamente legiferato sul tema.

 

In tempi non sospetti però, quando il tema non era ancora così mainstream, in Canada nasceva un’esperienza che nel 2012 è approdata anche in Italia. Si tratta della Rete Internazionale delle Foreste Modello.

 

Il concetto di Foresta Modello viene ideato dal Governo del Canada nei primi anni ’90 durante un periodo di intensi conflitti che vedevano coinvolti ambientalisti, popolazioni native, industria forestale e governo. A quei tempi la società civile iniziava a fare pressioni perché venisse riconosciuto un valore multifunzionale al bosco, che andasse oltre la sola produzione di legname, e maggiore voce in capitolo riguardo alla gestione delle foreste. In risposta a queste esigenze vennero create 10 Foreste Modello in tutto il Paese, laboratori sperimentali in cui testare innovazione, scienza e governance inclusiva per la gestione forestale sostenibile a scala territoriale.

 

Il termine Foresta Modello può trarre in inganno, quello di cui parliamo è infatti un sistema di governance che riguarda l’intero territorio, non solo quello forestale, riunendo tutti gli stakeholder chiave in una partnership, un forum neutrale nel quale incoraggiare una discussione costruttiva e una partecipazione inclusiva. Le necessità di ciascun gruppo nei confronti del territorio saranno molteplici e il processo di creazione di una Foresta Modello mira a far si che queste necessità possano incontrarsi, creando una strategia di medio/lungo periodo in cui, sulla linea della sostenibilità, tutte le parti coinvolte ottengano dal territorio quello che cercano, nel rispetto e in sinergia con gli  interessi degli altri.

 

In seguito ai successi raggiunti, in occasione della Conferenza delle Nazioni Unite sull’ambiente e lo sviluppo (UNCED) di Rio De Janeiro del 1992, il Governo del Canada invitò i governi delle altre nazioni a formare una Rete Internazionale delle Foreste Modello (International Model Forest Network - IMFN)  per condividere le conoscenze apprese e accelerare sugli obiettivi di sviluppo sostenibile globale. La IMFN è presente ad oggi in 35 nazioni, con oltre 60 Foreste Modello attive.

 

Di queste 60 Foreste Modello due si trovano in Italia, più precisamente in Toscana ed in Abruzzo. Si tratta della Foresta Modello delle Montagne Fiorentine e della Foresta Modello della Valle dell’Aterno. Entrambe fanno parte di un network regionale, una sorta di sottoinsieme territoriale, che prende il nome di Rete delle Foreste Modello del Mediterraneo (Mediterranean Model Forest Network - MMFN).

 

Per le aree interne dell’Italia, costantemente messe alla prova dalla crisi climatica e dallo spopolamento, l’approccio Foresta Modello rappresenta una possibilità di governance da conoscere ed integrare con le politiche di coesione territoriale, partendo da queste due esperienze che lo stanno sperimentando sui loro territori da da più di dieci anni.

 

La Foresta Modello delle Montagne Fiorentine (FMMF) nasce nel 2012 nella parte orientale della provincia di Firenze al confine con la provincia di Arezzo. Si estende sul territorio di sette comuni, con una popolazione complessiva di oltre 64.000 abitanti. Tra i soci ci sono enti pubblici, associazioni, imprese e privati, organizzati in quattro commissioni tematiche (ambiente e società, cultura e turismo, filiere produttive, rapporti internazionali) e con un consiglio direttivo eletto in assemblea. A 12 anni dalla sua nascita la FMMF è ormai un punto di riferimento per il territorio delle Montagne Fiorentine, riuscendo a tenere assieme la prospettiva locale, con attività di educazione ambientale nelle scuole, centri estivi, eventi gastronomici e tradizionali, la fondazione di un marchio del legno locale, e quella nazionale e internazionale, partecipando attivamente a progetti sull’innovazione in campo forestale e altri temi, come quello della terapia forestale.

 

Importante è stato anche il ruolo della FMMF nel Segretariato della MMFN che, dal 2019, è gestito da Regione Toscana e lavora per rafforzare la rete di Foreste Modello presenti nel Mediterraneo, dalla Spagna al Libano, passando per Francia, Marocco, Algeria, Croazia, Albania, Grecia e Turchia. Una rete di comunità che rappresenta uno degli aspetti più importanti di questo progetto, permettendo uno scambio di pratiche e visioni in cui il risultato finale è molto più grande della somma dell'impatto sui singoli territori. 


Le Foreste Modello del Mediterraneo riunione a Barcellona per l'assemblea generale della Rete

Il 20 febbraio 2024 a Roma, durante l’incontro “Le Foreste Modello d’Italia – persone in rete per lo sviluppo dei territori”, organizzato presso il Masaf in collaborazione con la Direzione generale economia montana e foreste (DIFOR), è stata ufficializzato l’ingresso all’interno della Rete della seconda Foresta Modello italiana, quella della Valle dell’Aterno.

 

La Foresta Modello della Valle dell’Aterno (FMVA) è situata in Abruzzo, in un’area dove lo spopolamento ha ridotto le comunità locali ai minimi termini e ha reso essenziale raccordare le componenti più dinamiche per gestire, conservare e promuovere il territorio nel suo insieme. “Nessuno può ottenere qualcosa da solo. Nessuno, se isolato, ha la forza sufficiente per ‘fare la differenza’ tra rilancio e abbandono definitivo: solo un lavoro difficile ma condiviso può restituire una prospettiva di futuro a questo magnifico territorio e alla sua comunità. È questo che la Foresta Modello si propone di fare”, si legge sul sito dell’Associazione.

 

Nonostante sia stata ufficializzata da meno di un anno, la FMVA ha iniziato il suo percorso di Foresta Modello “candidata” nel 2018. Ha quindi alle spalle una solida attività associativa che l’ha vista coinvolta anche in progetti di cooperazione internazionale con l’Albania, dove esiste una “iniziativa” di Foresta Modello nella municipalità di Voskopoja, e il Libano, per l’esattezza con il territorio dello Shouf tramite un gemellaggio con la Al-Shouf Cedar Society che ha rappresentato un ulteriore passo in avanti per l’iniziativa della prima Foresta Modello libanese.

 

Nel bel mezzo della UN Decade on Ecosystem Restoration, le Foreste Modello italiane lavorano per attivare quella che potremmo definire “communities restoration”, letteralmente “restauro delle comunità” ma che possiamo tradurre in rigenerazione e riattivazione delle comunità. Nelle aree montane italiane, dove la più grande minaccia agli ecosistemi è quella dell’abbandono, il presidio diviene pratica di conservazione, mettendo al centro il ruolo delle comunità nella gestione del territorio e nella sua salvaguardia. Comunità vitali, sostenute da economie che si radicano nei luoghi, possono contrastare l’abbandono e farsi trovare pronte alle nuove sfide che la crisi climatica continuerà a presentare. L’approccio Foresta Modello, con la sua attenzione alla partecipazione ed un piano strategico che traccia obiettivi di medio e lungo periodo, rappresenta uno strumento importante in questa direzione.

 

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