Un'Italia divisa in due: mentre le nevicate sulle Alpi hanno aiutato le riserve idriche al Nord, in Appennino la stagione non è mai partita
Il nuovo aggiornamento sulla condizione della riserva idrica nivale in Italia realizzato da Fondazione Cima evidenzia un'Italia divisa in due: mentre sulle Alpi la riserva nivale è rientrata nella media del periodo, sugli Appennini la situazione resta drammatica
di cui il Comitato scientifico dell’AltraMontagna è garante.
Il nuovo aggiornamento sulla condizione della riserva idrica nivale in Italia realizzato da Fondazione Cima arriva come sempre puntale a inizio mese. Trovate gli articoli precedenti qui.
A livello nazionale durante i mesi di marzo e aprile, le copiose in quota nevicate hanno portato ad un surplus importante (+42%) della riserva idrica nivale dopo due anni di deficit. La situazione non risulta omogenea su tutto il territorio nazionale: mentre le Alpi nelle ultime settimane hanno ricevuto abbastanza nevicate da riportare la riserva idrica a livelli normali, sugli Appennini la stagione si può dire che non sia mai partita.
A Nord le riserve idriche sono sopra la media con un +44% nella portata del Po e un +77% nella portata del fiume Adige. Le riserve nivose di queste ultime settimane restano un toccasana per il nostro paese anche se la vera incognita resta l'arrivo di eventuali ondate di calore nei prossimi che determinerà l’omogeneità dello scioglimento della neve in quota e quindi il rilascio dell'acqua in falda e nei fiumi.
Lo studio della portata del fiume Tevere (-12% di portata rispetto alla media) ci può aiutare a comprendere come le riserve nivose dell’Appennino siano in grave deficit rispetto alla media del periodo. La situazione lungo tutto l’Appennino si configura come complessa con un deficit del -44% sulle portate del Sangro e addirittura -100% della portata del fiume Crati in Calabria.
Con maggio si chiude anche il monitoraggio, per questo 2024, delle riserve idriche nivali di Fondazione Cima, che riprenderanno questo autunno.