Le Alpi francesi vogliono svegliarsi dal sogno olimpico per ripensare il futuro dei propri inverni: i valligiani d'oltralpe si stanno già mobilitando con il gruppo "NO JO 2030"
Presentati come "dei giochi innovativi, sostenibili e inclusivi che faranno conoscere la Francia e le sue montagne" dal presidente Emmanuel Macron a novembre 2023 i giochi olimpici stanno già incontrando alcune resistenze locali mentre i valligiani d'oltralpe si stanno già mobilitando con il gruppo "NO JO 2030" (No Giochi olimpici 2030 in italiano). Stéphane Passeron, ex atleta nazionale di sci di fondo e portavoce del movimento, spiega quali sono le problematiche delle Alpi Francesi: "La società sta vivendo un sogno, dicendo a se stessa che tutto va bene, ma la situazione è grave"
di cui il Comitato scientifico dell’AltraMontagna è garante.
Guardando la mappa delle infrastrutture sportive della candidatura delle Alpi francesi per i Giochi olimpici invernali del 2030 si può tracciare una linea quasi verticale che inizia da Grand Bornand, passa per La Plagne, Courchevel, Montgenèvre, Isola 2000 e arriva al mare cristallino di Nizza.
La proclamazione della sede dei Giochi invernali (JO, Jeux Olympiques in francese) del 2030 prevista per il 24 luglio e annunciata come un formalità (a meno di ripensamenti del CIO a seguito dell'instabilità politica del governo francese) sta agitando gli animi dei montanari che vivono nelle Alpes. Presentati come "dei giochi innovativi, sostenibili e inclusivi che faranno conoscere la Francia e le sue montagne" dal presidente Emmanuel Macron a novembre 2023 i giochi olimpici stanno incontrando alcune resistenze locali mentre i valligiani d'oltralpe si stanno già mobilitando con il gruppo "NO JO 2030" (No Giochi olimpici 2030 in italiano).
Stéphane Passeron, 55 anni ed ex atleta della FIS di sci di fondo e portavoce del movimento "NO JO 2030", dopo una carriera da professionista si è trasferito non lontano da Gap dove continua l'attività di maestro di sci. Passeron al telefono spiega come il cambiamento climatico sulle Alpi sia ormai una realtà dove la scarsità di neve permette di lavorare in modo intermittente durante le stagioni invernali ormai sempre più piovose.
Le negazioni della politica e i problemi delle Alpi francese
"Sulle Alpi francesi stiamo riscontrando alcune tipologie di negazione legate alla candidatura dei Giochi Olimpici. La prima, la più evidente, è la negazione climatica. Entro fine secolo il panel intergovernativo dell'IPCC prevede un aumento delle temperature sulle Alpi di +3°C o +4°C: rifiutare questa realtà è pericoloso" commenta Stéphane. "C'è poi una negazione alla democrazia, in quanto la politica ha deciso di candidare i territori alpini francesi senza consultare gli abitanti e senza accettare il fatto che sotto i 2000 metri ci sarà sempre meno neve. Le statistiche ci dicono che circa il 60% degli abitanti non vogliono i Giochi olimpici nella propria regione e investire fondi pubblici in eventi legati solo alla neve sarà un problema non solo oggi ma anche per le generazioni future. La società sta vivendo un sogno, dicendosi che tutto va bene, ma la situazione è grave."
Dalla candidatura ai Giochi del 2030 i cittadini francesi si sono mobilitati per chiedere un referendum popolare riguardo i Giochi e si stanno organizzando numerose manifestazioni per dimostrare il dissenso verso degli investimenti che sono climaticamente anacronistici. Il supporto mediatico a livello nazionale è stato importante fin da subito, tramite dibattiti sull'impatto dei grandi eventi e con le immagini dell'impatto dell'aumento delle temperature sulle Alpi degli ultimi inverni, ricordando come le Alpi si stanno riscaldando ad una velocità 2 o 3 volte superiore rispetto al resto del mondo.
"Siamo arrivati ad un punto di svolta: la società inizia a rendersi conto che la situazione è critica e dobbiamo mobilitarci e avere il coraggio di dire la verità".
I simboli dei Giochi olimpici
Come per la pista da bob a Cortina, anche i Giochi del 2030 hanno le proprie opere controverse. "A Nizza è prevista una pista di pattinaggio sul mare, mentre la cerimonia di apertura si dovrebbe fare sulla Promenade des Anglais. Tutto questo simboleggia la follia del volere sempre di più, a qualsiasi costo" spiega Passeron. "Riguardo le infrastrutture previste per i Giochi, utilizzare ciò che già esiste (come le strutture di Courchevel) senza dover snaturare il territorio è una delle richieste che facciamo. La politica ci dice che i Giochi olimpici servono per portare i trasporti nelle vallate alpine quando invece non serve una candidatura olimpica per ripensare ai bisogni delle aree interne".
"La transizione nelle Alpi è necessaria. Churchill diceva che dobbiamo prendere in mano il cambiamento prima che il cambiamento ci prenda alla gola. Dobbiamo dire la verità, anche se la situazione è complicata e seria".
Come successo in Italia, anche in Francia i Giochi vengono utilizzati come cavallo di Troia per realizzare infrastrutture ed investimenti senza considerare gli effetti su clima, ambiente e popolazioni locali. La scusante dello sport (o sportwashing) nella pianificazione economica locale ha già visto i suoi effetti negativi a Cortina e anche per questo motivo la mobilitazione dal basso francese vuole porre un freno alle speculazioni e seguire i processi decisionali e politici lungo tutto il percorso.
Conclude Stephane "Non abbiamo niente contro lo sport ma i grandi eventi sono più sostenibili". Chi meglio di un ex atleta che ha consacrato la sua vita agli sport invernali può lanciare questo monito: sta a noi cittadini, e alla politica che ci rappresenta, saperlo cogliere.